Giustizia / Il caso

Presunta truffa ai danni dell'Inps, richiesta di giudizio per Santanchè. Opposizioni all'attacco: ora si dimetta

La richiesta di processo per la ministra del turismo e senatrice di Fratelli d'Italia segue la chiusura delle indagini riguardanti la gestione della cassa integrazione nel periodo covid per le aziende Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria

ROMA. Le opposizioni vanno all'attacco dopo che la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio della ministra del turismo e senatrice di Fratelli d'Italia Daniela Santanchè, per presunta truffa aggravanta ai danni dell'Inps nel caso Visibilia.

La Procura di Milano, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio per Santanchè e per altre due persone, tra cui il compagno della ministra Dimitri Kunz, e per due società nel filone del caso Visibilia sulla presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo covid.

La richiesta di processo per la ministra del governo Meloni segue la chiusura delle indagini su questa tranche del "pacchetto Visibilia" che era arrivata il 22 marzo. Così come l'avviso di conclusione indagini, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda, oltre alla senatrice di FdI e ministra del Turismo, il compagno Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, oltre alle due stesse società. Secondo l'accusa, non solo in quel periodo, dal "31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022", ad amministrare Visibilia Editore e Concessionaria, ossia a prendere le decisioni, erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto "indebitamente", per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese colpite dagli effetti" della pandemia Covid.

L'aggiunto Laura Pedio e i pm Marina Gravina e Luigi Luzi della Procura guidata da Marcello Viola nelle indagini hanno raccolto a verbale le parole dei dipendenti, i quali avrebbero confermato che la ministra sapeva: sarebbe stata a conoscenza del fatto che i dipendenti stavano continuando a lavorare, mentre l'istituto pensionistico versava oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore, "direttamente ai dipendenti o a conguaglio alla società".

In particolare, come si legge negli atti delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, oltre 36mila euro "a vantaggio della Visibilia Editore", per sette dipendenti, e quasi 90mila euro a favore della Concessionaria su sei lavoratori. A Santanchè, così come agli altri due, viene contestato di aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti fossero in cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le "proprie mansioni" in "smart working", come Federica Bottiglione, l'ex manager che con la denuncia ha fatto scattare le indagini. Nel mirino dei pm pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate della Cig rispetto a quelle dello stipendio: una "differenza", scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con "finti rimborsi per 'note spese'". L'unico a farsi interrogare dopo la chiusura indagini è stato Concordia. La senatrice di FdI è accusata anche di falso in bilancio, assieme ad altre 16 persone e tre società, nella seconda tranche del "pacchetto Visibilia", anche questa già chiusa e per la quale nelle prossime settimane ci sarà la richiesta di processo.

È molto improbabile, nella pratica quasi impossibile, che l'inizio dell'udienza preliminare per Daniela Santanchè e gli altri imputati nel filone sulla presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps per il caso Visibilia sia prima delle elezioni europee fissate per l'8 e per il 9 giugno. E ciò semplicemente sulla base delle tempistiche di gestione dei fascicoli al settimo piano del palazzo di giustizia milanese.

Oggi è salita all'ufficio gip la richiesta di processo dei pm e nei prossimi giorni, probabilmente nel giro di una settimana o poco meno, il gup fisserà la prima udienza, a cui potrebbero seguirne diverse altre spalmate in più settimane, prima della decisione sul rinvio a giudizio o meno. È possibile che l'inizio dell'udienza preliminare sia calendarizzato tra fine giugno e luglio e dunque prima della pausa estiva, ma anche che la prima udienza sia fissata dopo lo stop di agosto.

"L'unica reazione accettabile in questa situazione è la seguente: dimissioni. La permanenza di Santanché nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza", afferma il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli.

Critiche da parte anche del Pd e del Movimento 5 Stelle. "Fratelli d'Italia è quel partito che esprime una ministra con una richiesta di rinvio a giudizio per truffa all'Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la Presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanché", scandisce la segretaria del Pd Elly Schlein. "La permanenza di Santanché nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani", sottolinea il deputato dem Arturo Scotto.

"La credibilità del governo italiano non può essere continuamente messa a repentaglio dal caso Santanchè. La richiesta di rinvio a giudizio della Procura nei confronti della ministra non aggiunge nulla a ciò che diciamo da mesi: le dimissioni sono una via obbligata per una questione di rispettabilità della politica", sottolinea infine la deputata M5s Emma Pavanelli.

Parole in difesa di Santanchè dal leader di Fi e ministro degli esteri Antonio Tajani: "Le opposizioni le chiedono ogni due minuti le dimissioni. C'è una richiesta, quando ci sarà una decisione poi ne parleremo. Non crea nessun imbarazzo al governo. È una questione di sensibilità personale, sarà Santanchè a decidere. Io sono garantista, come ho fatto con Decaro non vado ad accanirmi con le persone". [Ansa]

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