Tradizioni / Monumenti

Darzo, il campanile è muto, dopo il black-out del 10 aprile scorso, non suonano più le campane

Un guasto all’impianto, ci sono danni per seimila euro, ma in Comune rassicurano: sarà aggiustato al più presto. Intanto addio al campanò ed alle ore

di Giuliano Beltrami

DARZO. Muto. Il campanile di Darzo da una ventina di giorni è muto: niente campanone al mattino, a mezzogiorno e alla sera, a scandire i momenti topici della giornata; niente campane per richiamare alla messa, evento più raro di un tempo, considerato che il parroco deve servire sei parrocchie. No, non è che da queste parti si siano dimenticati di far tornare le campane dopo il silenzio del Venerdì Santo. Semplicemente un guasto.

Mercoledì 10 aprile, alle sei e mezzo del mattino, un black out ha fatto saltare la corrente in tutto il paese. Se nelle case la luce è ripartita dopo una mezz'oretta, sul campanile no: niente orologio e niente campane. Anche perché non c'è più nessuno che vada a tirare le corde, come accadeva fino a qualche decennio fa. E pensare che si faceva a gara fra i giovani, in particolare in occasione delle feste solenni, per andare nella stanza sotto il campanile dove pendevano le corde delle campane. E i più esperti spiegavano ai novellini che dovevano stare attenti per non essere tirati su dalla corda.

Forse era vero; più probabilmente era uno spauracchio dei più grandi verso i più giovani. Poi è arrivata l'elettrificazione, e addio suonate alla lunga 'a l'ingrèsa". E addio "campanò".

Quello attuale è solo un arrivederci delle campane. «Si sta lavorando per sistemare il danno - assicurano in Comune - che si aggira attorno ai seimila euro».

I darzesi, occorre dirlo, sono molto orgogliosi del loro campanile, che svetta alto nel cielo. Tanto alto da dar fastidio, stando alla storiella che è andata di moda una ventina di anni fa, secondo cui gli storesi si erano messi di buzzo buono per abbatterlo, sparandogli addosso una cannonata. Ma erano maldestri. Svuotarono un tronco e lo riempirono di chiodi, sassi e terra, quindi lo tapparono con uno straccio e con la polvere da sparo. Il risultato fu catastrofico, ma per i cannonieri, che vennero gettati a terra perché il tronco esplose. Guardando il macello, gli storesi si dissero: "Che sa a Dars!". Chissà cosa sarà accaduto a Darzo, se qui è successo questo disastro!

Nell'epoca della tecnologia un black out poté molto più del cannone. 

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