La cura al posto del dominio

di Giancarlo Bregantini

«Ubi amor, ibi oculus», diceva Riccardo di san Vittore: dove c'è l'amore, lì ci sono occhi aperti, che vedono. Oggi, davanti allo scenario attuale, dove i poveri sono abbandonati a se stessi, strattonati di qua e di là da una Politica impacciata di fronte alla responsabilità, la carità degli occhi aperti è la più grande. Sì, oggi ci vogliono occhi che vedono, che dilagano in sguardi di amore, di accoglienza, di pace dappertutto. Solo allora è possibile la trasformazione del cuore di pietra in cuore di carne. Per Dio nessuno è indifferente. Egli ha occhi per tutti. Ma noi spesso non abbiamo occhi che per noi stessi.

Laddove la cecità del cuore cerca con violenza di strappare l'uomo alla sua condizione umana, là è necessario fondare allora più credibile e radicata la cultura dell'incontro. Perché è l'incontro che ci umanizza, che ci aiuta a capire che l'io non ci può bastare. Essa, in fondo, ci offre una grande testimonianza dell'amore di Dio per l'uomo e per l'uomo per i suoi fratelli.

Nel suo messaggio ai partecipanti alla 108.ma sessione della International Labour Conference, il Papa sottolinea l'urgenza di una nuova rotta per uno sviluppo economico sostenibile, che deve porre la persona e il lavoro al centro dello sviluppo, «rispondendo all'atteggiamento di dominio attraverso un atteggiamento di cura». Il mondo, la società oggi si sta giocando il suo futuro su questo tragico duello tra cura e dominio. Ogni azione, ogni scelta, ogni posizione assunta può diventare cura dell'altro o dominio sull'altro. Occorre perciò provocare in ognuno una sincera e permanente capacità di costruire le nostre società in modo tale che esse possano camminare verso un futuro di unità, non di conflitti, non di barconi lasciati in mare, non di famiglie ridotte alla miseria, non di giovani che lasciano il Paese, non di aziende e imprese lasciate al fallimento, non di un creato sfigurato dall'abuso delle sue risorse gratuite!

Ecco perché sento che ripartire dal numero 274 dell'esortazione rivoluzionaria di Papa Francesco, la Evangelii Gaudium, ci aiuta a riflettere seriamente, in questo periodo estivo di vacanze: «Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l'ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell'infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!».
Ci diamo appuntamento, cari lettori a settembre, per un confronto leale e schietto su quanto ora abbiamo solo abbozzato. Con un grazie a tutta la redazione del nostro giornale e alla nostra amata terra del Trentino.

comments powered by Disqus