Un po' di amaro in bocca per la scuola di Amatrice
Un po' di amaro in bocca per la scuola di Amatrice
Sarebbe inutile, e anche ingeneroso nei confronti di una comunità che ha patito tanto e continua a patire, cercare un colpevole della vicenda paradossale della scuola trentina di Amatrice.
Peggio ancora sentirsi offesi da quanto ha deciso il sindaco Pirozzi, che di fronte all’offerta (generosa) della Ferrari, che finanzierà la costruzione di una scuola vera e propria, non ha esitato a «sacrificare» quella provvisoria costruita dai volontari trentini nelle settimane immediatamente successive al terremoto.
Lo ha detto lui stesso, al nostro giornale: ho colto l’occasione.
E probabilmente ha fatto bene.
Ma resta, inutile negarlo, un po’ di amaro in bocca. Senza la pretesa di giudicare situazioni che sono lontane da noi e di cui non abbiamo esperienza diretta, viene da pensare che forse una soluzione si poteva trovare. Magari la struttura trentina si poteva usare per qualcos’altro, forse ci si poteva inventare una soluzione diversa dallo smantellamento puro e semplice.
Forse ci si poteva pensare dall’inizio. Ma dirlo ora è facile. In quei momenti terribili, non lo sarebbe stato.
Una cosa è certa: al Trentino, ma soprattutto ai tanti volontari che hanno dedicato il proprio tempo e le proprie energie a costruire quella piccola scuola, resterà per sempre l’orgoglio di aver garantito agli studenti di Amatrice aule belle e accoglienti nei mesi successivi all’inferno di scosse che ha devastato la loro città.
Quello, nessuno potrà smantellarlo.