Edilizia / La rivoluzione

Case meno inquinanti, in Trentino per il primo step serviranno 750 milioni

È la stima della Provincia per gli interventi necessari a centrare l'obiettivo previsto dalla direttiva Ue per il 2030, cioè la riduzione delle emissioni del 16% per avvicinarsi alla neutralità energetica fissata al 2050. Gli esperti del settore chiedono incentivi pubblici adeguati e una programmazione precisa delle azioni

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di Chiara Zomer

TRENTO. Settecentocinquanta milioni di euro. Tanto vale, secondo le simulazioni della Provincia, la partita dell'efficientamento energetico delle case dei trentini, per centrare i primissimi obiettivi chiesti dall'Europa, 1,5 miliardi sono necessari per portare tutte le abitazioni in classe D o superiore.

Perché non siamo all'anno zero, ma in provincia c'è parecchio da fare: il 40,21% delle abitazioni - per dare l'idea - è in classe energetica da G a E comprese.

Ma 750 milioni è una cifra enorme, il problema sono le risorse. Infatti già ora Marco Giglioli e Francesco Gasperi di Habitec chiedono un tavolo con la Provincia, mentre il presidente di Ance Andrea Basso avverte, se non ci saranno incentivi adeguati ma, soprattutto, una programmazione decente, nessuno investirà quel che serve.

Perché, osserva, «non posso non sapere a dicembre che regime fiscale ha una ristrutturazione a partire da gennaio».

Gli obiettivi europei. Con ordine. È di questi giorni la notizia che la Commissione europea ha approvato - per altro con i voti contrari di Italia e Ungheria - la revisione della direttiva sull'efficienza energetica. In sintesi estrema, si pongono date per raggiungere obiettivi: 2050 per la neutralità energetica, raggiungibile attraverso step successivi, il primo dei quali cade già nel 2030, anno in cui è prevista la riduzione almeno del 16% delle emissioni.

Le case anche dei trentini, insomma, devono consumare meno. E per farlo devono essere ristrutturate. Ora, non sfugge a nessuno che la Commissione ha approvato questa direttiva - dopo una discussione in atto da un anno - di fatto alla vigilia delle elezioni europee.

Tra due mesi ci sarà un'altra maggioranza a Bruxelles, con diversi equilibri politici. Quindi è presto per farsi prendere dal panico, se non si ha a casa nemmeno un pezzo di cappotto, figurarsi i pannelli fotovoltaici sul tetto. Però il tema resta sul tavolo e tocca prepararsi. E allora la domanda è: come sta il patrimonio edilizio trentino? Su questo punto c'è una buona notizia e una cattiva.

La situazione in Trentino. La buona notizia è che da tempo si lavora - pensiamo al distretto Edilizia 4.0 - sull'efficientamento degli edifici.

E in Provincia i compiti a casa li hanno fatti da tempo: qualche simulazione, su come la direttiva Ue impatterà sul sistema trentino, è già stata realizzata da Apriae, l'Agenzia per le risorse idriche e l'energia. Di più, il Piano energetico provinciale (Peap) prevede obiettivi anche più ambiziosi di quelli dell'ultima direttiva.

La brutta notizia è che da fare c'è tanto, nonostante il Superbonus e che soprattutto costerà tantissimo. E ad oggi non è ben chiaro chi pagherà il conto.

In Trentino ci sono 125.292 edifici residenziali, per un totale di 347.726 abitazioni, in gran parte costruiti prima del 1980. Questa mole di edifici consuma, tutta insieme, 4.389 GWh d'energia. Tanto? Troppo, in un mondo che deve ridurre le emissioni di anidride carbonica, se vuol tentare di ridurre il riscaldamento globale.

E gli edifici pesano per il 41% dell'intero consumo energetico trentino. Gli edifici di nuova costruzione sono tutti o quasi efficienti, dal punto di vista energetico, ma i più datati, che sono la maggior parte, il discorso è diverso.

Come detto: oltre il 40% degli edifici è in classe energetica inferiore alla E. La direttiva, così come modificata - e molto ridimensionata rispetto alle prime proposte presentate mesi fa - prevede una riduzione di questo consumo del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Ma se si vuol centrare l'obiettivo del -55% entro il 2030, che è poi l'obiettivo da cui è partito il Piano energetico provinciale, queste percentuali vanno raddoppiate.

Ecco perché le simulazioni della Provincia sono più ambizione del minimo sindacale imposto dalla direttiva.

Tempi e costi. È fattibile efficientare il 33% degli edifici trentini, come vorrebbe il Peap o per lo meno il 16% chiesto dall'Europa entro il 2030?

Il primo problema è quello dei tempi, visto che le imprese edili trentine sono quelle che sono. Il 33% corrisponde a 50mila edifici. Per dare un ordine di grandezza, con il Superbonus sono stati ristrutturati in regione (quindi compreso l'Alto Adige) 10.812 edifici, a febbraio scorso.

Da qui la previsione: per centrare l'obiettivo delle 50mila abitazioni si dovrebbe lavorare allo stesso ritmo del Superbonus per 10 anni consecutivi.

E saremmo già oltre il 2030. Per fermarsi alla metà (e quindi al 16% di risparmio energetico della direttiva) significa 5 anni. Dire che sarà una corsa a perdifiato, è usare un eufemismo.

Ma a sembrare enorme è l'ostacolo costi. Ristrutturare il 33,4% degli edifici, secondo Apriae, significa investire 1,5 miliardi di euro. Immaginare che i privati trentini, magari ancora alle prese con il mutuo, possano fare da soli, è pura utopia. Ma di risorse, ad oggi, non si è parlato, né in Europa né in Italia.

In queste ore ha parlato soprattutto la politica, come sempre con una polarizzazione che finisce per semplificare ogni cosa.

Ma gli attori del settore che cosa ne pensano? Pensano che non basta scrivere nero su bianco un obiettivo, per raggiungerlo. Servono risorse, strategie e programmazione.

«Abbiamo pochi anni a disposizione - osserva il presidente di Ance Andrea Basso - sicuramente noi abbiamo gli edifici in classe G e F da riqualificare con urgenza, significa il 25% del patrimonio immobiliare da riqualificare. È quasi impossibile farlo, nei tempi dati, se pensiamo quanto siamo riusciti a fare con il Superbonus. Certo se vuoi provarci, devi darti da fare da domani, non puoi aspettare».

Devi cioè lavorare oggi, per creare le condizioni per rendere possibili obiettivi ambiziosi. E lavorare significa agire su due fronti diversi: «Intanto ci si deve dare una programmazione anche fiscale che sia stabile. Non possiamo a dicembre doverci chiedere se la normativa varrà anche l'anno successivo. E poi serve dare un sostegno, magari lavorando con la detrazione fiscale. Senza quella, nessuno si muoverà e il rischio è che l'edilizia si fermi. E lo abbiamo già visto: se si ferma l'edilizia, si ferma il Pil. Quindi io penso che sarebbe opportuno pensare a detrazioni fiscali. Di quanto? Almeno il 50%».

Il tema delle risorse preoccupa anche chi di efficientamento energetico e sostenibilità ha fatto la ragione del suo lavoro: habitech.

Il presidente Marco Giglioli e il direttore Francesco Garbari sono pragmatici: «Come Habitech crediamo sia necessario un cambio di rotta europeo sul tema della sostenibilità e dell'efficienza energetica e accogliamo la nuova direttiva con interesse ma allo stesso tempo, come altri operatori del settore, ci poniamo dei quesiti sulla reale applicabilità della normativa ricordando comunque che la stessa dovrà essere accolta a livello nazionale con ciascun Stato membro che avrà ampia libertà nel definire le proprie politiche pubbliche necessarie per raggiungere gli obiettivi».

«Comprendo la direzione intrapresa dall'Europa nel voler ridurre le emissioni e nell'opporsi al cambiamento climatico, ma allo stesso tempo è condivisibile la posizione dell'Italia che si è posta degli interrogativi soprattutto sul tema della copertura finanziaria della manovra - prosegue Giglioli - apparentemente può sembrare un atto egoistico ma è necessario porsi delle domande su chi paga il conto per non avviare un processo che poi non si potrà portare a termine o andrà solo a favore di una sola fetta della popolazione».

In questo contesto, il Trentino può giocare un ruolo: «Auspico che si possa realizzare in Trentino un tavolo di discussione in cui Habitech, come membro fondatore del Polo Edilizia 4.0 che riunisce i vari attori della filiera, si mette a disposizione della Provincia anche in virtù della gestione di Odatech, organismo di verifica e controllo degli attestati di prestazione energetica trentini».

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