Ambiente, industria, agricoltura e inquinamento: folla per la prima di «Veleni in Paradiso»
La sala del cinema Astra non è bastata, ieri sera, a contenere la folla di spettatori accorsa per assistere all'anteprima del docufilm «Veleni in Paradiso», che affronta la scottante tematica dell'inquinamento ambientale in Trentino e le sue correlazioni con la salute delle persone.
La videoinchiesta firmata dai giornalisti Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, che ieri in apertura di serata hanno dialogato con il collega Rai RaffaeleCrocco, è il seguito del loro libro «La farfalla avvelenata», che ricostruiva la drammatica vicenda dell'inqiinamento in Valsugana, con epicentro nella zona di Borgo, dove risiede l'acciaieria.
La prima parte del documentario ripercorre a sua volta le tappe di questa grave vicenda, anche con l'ausilio delle testimonianze del personale del corpo forestale dello Stato di Vicenza che (in assenza di un serio intervento provinciale) ha svolto indagini molto complesse, confermate poi dagli esiti in sede giudiziaria.
«Discariche di scorie industriali che rilasciano sostanze pericolose; emissioni di diossine e microparticelle metalliche che si insidiano nel sangue e nei tessuti» sono il panorama illustrato dalle videotestimonianze raccolte: da chi, riprese filmate alla mano, ricorda l'andirivieni diurno e notturno di camion verso quei buchi da riempire di veleni per risparmiare sullo smaltimento, a chi si è visto improvvisamente arrivare a casa un'ordinanza comunale in cui si spiega che l'acqua domestica non è potabile, fino a chi - come molti altri - ha dovuto affrontare una malattia riconducibile ad alcune delle sostanze pesantemente nocive rilevabili in misura significativa nell'ambiente circostante.
L'obiettivo di «Veleni in Paradiso», impreziosito sul piano stilistico dalle vedute aeree a cura di Federico Modica e Ruggero Arena, si sposta poi su un'altra pagina di estrema attualità ma quasi negletta negli ambiti istituzionali che contano: le modalità e le quantità dell'impiego di pesticidi e fitofarmaci nell'ambito del modello agricolo intensivo e monocolturale trentino che ruota attorno a mele, vite e in misura minore piccoli frutti.
Si scopre così che il Trentino gareggia con l'Alto Adige a livello nazionale per il primato di sostanze chimiche utilizzate per ettaro coltivato e che se il dato medio nazionale presenta una curva discendente per l'impiego di pesticidi, nella terra delle mele avviene l'esatto contrario: negli ultimi anni se ne diffondono quantità crescenti.
Non mancano interessanti flashback che danno l'idea dell'approccio totalmente rassicurante adottato dalla Provincia autonoma di Trento: nel docufilm compare la famosa scena di «Porta a porta» nella quale un pediatra cercava di esprimere il concetto che il cocktail di pesticidi utilizzati in agricoltura, specie in zone intensive come quelle dei meleti industriali, ha effetti diversi sulla salute (soprattutto dei bambini) rispetto a un unico prodotto chimico preso e misurato da solo. In altre parole, i residui di trentasei singoli pesticidi, ognuno entro i limiti di legge, producono un effetto cumulativo che le autorità sanitarie si ostinano a non valutare debitamente, spiegava il medico chiedendo una verifica appunto sulle conseguenze del cocktail di sostanze immesse nel territorio. Gli rispose con una memorabile telefonata in diretta l'allora presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, spiegando con rassicurante indignazione che tutta la filiera è sottoposta a controlli stringenti e ci mancherebbe altro che non ci fossero le totali garanzie sulla salubrità della frutta.
In proposito, il docufilm accenna poi, in valle di Non come in Valsugana, per l'inquinamento industriale come per quello agricolo, alle iniziative in ambito epidemiologico sostanzialmente lasciate peevalentemente all'intraprendenza dei comitati di cittadini sostenuti da qualche esperto. Come quelli che hanno fatto esaminare da un laboratorio indipendente le urine di residenti in aree intensamente coltivate a mele: ne è risultata una presenza assolutamente eccessiva di sostanze tossiche utilizzate nei trattamenti.
«Veleni in Paradiso» ci ripropone, in definitiva, il grido d'allarme di chi non si sente più tutelato dalle agenzie istituzionali. Ci invita a un supplemento di riflessione su questioni che riguardano direttamente la nostra salute e quella dei nostri figli (le future generazioni rischiano di pagare le conseguenze più gravi di prassi sbagliate del passato e del presente). Chiama tutti i soggetti in causa a un esame di coscienza che dovrebbe sfociare nella adozione di rapide contromisure e inversioni di rotta. Ma al momento, invece, in Trentino il tema non sembra appassionare né la politica né la tecnocrazia.
A Malles, in val Venosta, altra terra delle mele, tre mesi fa un referendum popolare ha sancito l'addio all'agricoltura intensiva. I prossimi mesi e anni ci diranno se quella storia altoatesina, insieme a qualche esperienza in atto altrove in Italia (come i regolamenti di polizia rurale che ostacolano l'uso dei pesticidi), potrà segnare uno spartiacque necessario per intraprendere una strada nuova e più rispettosa dell'ambiente naturale e della salute umana.
«Siamo passati - spiegano Andrea Tomasi e Jacopo Valenti - dal libro al documentario, per arrivare anche a quelle persone che il libro non lo hanno letto. È il racconto di cosa è successo dopo (o di cosa non è successo) in un Trentino che, dietro i depliant in carta patinata, nasconde non pochi problemi da risolvere. Sottolineiamo "da risolvere" perché l'autonomia speciale garantirebbe la possibilità di uscire da questa situazione. È un Trentino che si è rivelato capolinea di un traffico di rifiuti illeciti che fino a poco tempo fa era impensabile. E ancora oggi - dopo le inchieste del Corpo forestale dello Stato - molta gente si dice stupita che anche nel paradisiaco Trentino accadano certe cose. "Veleni in Paradiso"racconta dei depositi di sostanze pericolose, mai rimosse dalla Valsugana. Si mostrano i posti, si ascoltano le parole di chi ha scoperchiato questa pentola, di chi semplicemente mostra cosa non va. Una parte del docufilm è dedicata all'uso di pesticidi nell'agricoltura trentina: un uso, questo sì, a norma di legge. Ma non per questo, dal nostro punto di vista, c'è da stare tranquilli quando si parla di ambiente e salute».
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