Inchiesta Banca dell'Etruria Fraccaro «Boschi si dimetta»
Dieci milioni di euro di plusvalenze maturati prima del 16 gennaio sui titoli di banche popolari in odore, dopo quella data, di una riforma, potrebbero essere la conseguenza di rumors, quindi, il risultato di una speculazione illecita.
La procura di Roma vuole vederci chiaro e per questo ha aperto un fascicolo un processuale.
Lo spunto lo ha fornito ieri il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in un’audizione alla Camera. «Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività - ha dichiarato - sono stimabili in circa 10 milioni di euro».
Vegas, in particolare, ha precisato che la data in cui è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell’intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio 2015. Dal 3 gennaio al 9 febbraio, ha quindi sottolineato, i corsi delle banche popolari sono saliti da un minimo dell’8% per Ubi a un massimo del 57% per Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, a fronte di una crescita media dell’indice del settore bancario dell’8% circa. Anche i volumi negoziati hanno fatto registrare consistenti aumenti.
Possibili operazioni anomale sulle quali il procuratore della repubblica Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Nello Rossi vogliono fare luce.
Il fascicolo, per il momento è privo di ipotesi di reato e di indagati, ma è ragionevole ritenere che l’autorità giudiziaria procederà per insider trading, il reato che punisce chiunque, per la posizione occupata, venga in possesso di informazioni riservate, non di pubblico dominio, e le utilizzi per la compravendita di titoli azionari.
Il primo atto degli inquirenti di piazzale Clodio è stato la richiesta di documenti alla Consob in relazione a quanto finora accertato. L’attenzione di Pignatone e di Rossi punterà, soprattutto, sui soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio procedendo poi a vendite nella settimana successiva.
Allo stesso tempo i magistrati potrebbero chiedere informazioni e documentazione a Bankitalia a proposito del commissariamento della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, tra le più interessate dalla movimentazione di titoli dall’inizio dell’anno, ma oggetto di gravi perdite finanziarie.
«Questa vicenda delle banche in tutto il mondo significherebbe elezioni domani mattina», ha commentato poco fa il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che è tornato a contestare il decreto sulle popolari, sostenendo che era inopportuno che sul tema prendesse una decisione anche il ministro Maria Elena Boschi, il cui padre era vicepresidente proprio della Banca dell’Etruria. Dopo queste vicende, secondo il segretario della Lega in altri Paesi ci sarebbero «dimissioni a raffica» ed elezioni.
Le indagini della procura e le verifiche della Consob sono scaturite da un esposto del M5S, rivendica su Fb il deputato trentino del movimento Cinque stelle, Riccardo Fraccaro.
«Lo scandalo del decreto sulle banche popolari continua ad aggravarsi. Sulla base dell’esposto presentato dal M5S per le speculazioni in borsa, partite ben prima dell’approvazione del provvedimento, la Consob ha confermato che ci sono state operazioni anomale pari a 10 milioni di euro di profitti.
Qualcuno si è arricchito grazie ad una soffiata sui contenuti del decreto che, per inciso, ha fatto impennare fino al 65% le azioni della Banca Etruria di cui è vicepresidente il padre del ministro Boschi.
Qualcuno - scrive il deputato - che, necessariamente, ha avuto l’imbecca da fonti di palazzo Chigi. Gli analisti finanziari individuano con certezza a Londra l’epicentro della speculazione, facendo circolare con insistenza il nome di Davide Serra, noto finanziatore di Renzi e amministratore del fondo Algebris».
Ora, continua Fraccaro, «ci penserà la Procura di Roma ad accertare chi ha fatto le puntate vincenti sul decreto del Governo: è stata infatti un’indagine proprio in seguito ai dati emersi con le nostre denunce. Siamo di fronte ad una gravissima turbativa del mercato che è il frutto di una gestione a dir poco sospetta della cosa pubblica: le ipotesi di aggiotaggio e insider trading configurano enormi danni per i consumatori e i correntisti, oltre a rappresentare plasticamente le conseguenze della mancata approvazione di una legge sul conflitto di interessi. Ora Renzi, Boschi e il loro cerchio magico devono risponderne ai cittadini».
L’istituto aretino è famoso per la sua storia d’intermediario del metallo prezioso, è adesso in amministrazione straordinaria per effetto delle «gravi perdite del patrimonio» emerse agli occhi dei funzionari della Banca d’Italia che da tempo stavano svolgendo accertamenti ispettivi, peraltro ancora in corso.
E così con un blitz dei due commissari nel bel mezzo della riunione del consiglio d’amministrazione che avrebbe dovuto approvare i risultati del 2014 - attesi in rosso per oltre 140 milioni - è stata notificata la disposizione di scioglimento degli organi amministrativi firmata dal ministero dell’economia su proposta di Via Nazionale.
Le perdite, ha spiegato la banca in una nota diffusa in serata, sono dovute a «consistenti rettifiche sul portafoglio crediti», visto che la spirale dei crediti dubbi e deteriorati rispetto al totale dei crediti verso la clientela si è impennata a vista d’occhio negli ultimi mesi. Adesso, quindi, con l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, sotto la supervisione di Bankitalia, i nuovi vertici dovranno «condurre l’attività aziendale secondo criteri di sana e prudente gestione e individuare le iniziative necessarie per il superamento della crisi aziendale».
Lo scandalo della Popolare aretina, che l’estate scorsa sarebbe dovuta diventare Spa in anticipo rispetto a quanto previsto dal decreto proprio per facilitare il salvataggio da parte di terzi, ha immediatamente acceso la bagarre della politica visto appunto che il padre del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, fino a 24 ore fa ne era il vicepresidente.
Il ministro su Twitter ha immediatamente lanciato un post a sua difesa: «Il governo su proposta di Banca d’Italia ha commissariato Banca Etruria. Smetteranno di dire che ci sono privilegi?». Il commissariamento dimostra che la banca non gode di «privilegi», fa notare il ministro: «Dura lex, sed lex».
«Bankitalia commissaria Banca dell’Etruria e del Lazio e il padre della Boschi. Credo che anche il ministro Boschi dovrebbe dimettersi», replica su Twitter il presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni.
Il governo dovrebbe riferire subito in Parlamento sul commissariamento di Banca Etruria, secondo il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, che parla di «notizie inquietanti che stanno scassando l’opinione pubblica e i mercati».