Bergonzoni, il giocoliere delle parole che alla politica preferisce la poetica
«Siamo imprenditori di noi stessi e non dobbiamo fare economia della nostra energia interiore». Con queste brevi e concise battute, il giocoliere delle parole, Alessandro Bergonzoni, colpisce nel segno. Difficile compito quello di dare l'abbrivo al Festival dell'Economia. Ancor più difficile se il tema su cui di discute è la mobilità sociale. «Il tema degli immobili non riguarda le case, riguarda noi!» Caustico e sagace, Bergonzoni coinvolge il pubblico che lo segue nel suo incalzante monologo.
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Le tematiche affrontate, o per meglio dire sfiorate appena a suon di assonanze, sono quelle dell'attualità: fuga di capitale umano, convenienza e rendita, banche e imprenditoria. Ma parla anche del vissuto e delle storie di ciascuno di noi. Descrive la realtà perdendosi in aneddoti inventati e senza dimenticare l'ironia. Alla politica preferisce la poetica, arte ormai sopraffatta dalle dinamiche del capitalismo e del profitto e di cui, ora più che mai, se ne dovrebbe riscoprire il valore.
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È un'ora di riflessione pura quella a cui ci porta lo scrittore filosofo comico, laureato in giurisprudenza sul palco del Teatro Sociale con lo spettacolo «Per non fare economia di energia interiore, risparmiare o risparmiarsi». E il messaggio che propugna non lascia aperta la possibilità di essere frainteso. La sua non è satira, non vuol far «scoppiare risate fragorose e liberatorie» (e lo dice ammonendo il pubblico). Egli vuole, forse con eccessiva pretesa, educare il pubblico all'ascolto: non gradisce gli applausi, perché «quelle stesse mani hanno applaudito troppe cose diverse», non gradisce sorrisi. E, infine, lancia a noi il guanto di sfida, «non permettere che questi incontri siano come il collutorio che lascia in bocca il buon sapore ma di cui poi non rimane nulla».
di Alessia Bolognese
Studentessa universitaria che partecipa all'iniziativa l'Adige/Vodafone
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