Impresub respinge le accuse: «Nessuna evasione fiscale»
«Non c'è stata alcuna esterovestizione. La Impresub international Llc è una società che ha sede effettiva in Egitto, opera in Egitto ed è diretta da un consiglio di amministrazione egiziano».
La Impresub, attraverso l'avvocato Marco Stefenelli, contesta in toto l'accusa di avere evaso il fisco attraverso la cosiddetta esterovestizione, ovvero l'utilizzo di società trasferite all'estero, che però sarebbero state gestite in Italia e dunque sottoposta al fisco italiano.
Accusa che ha portato ad un sequestro di beni immobili e conti correnti per 11 milioni di euro, ovvero pari al totale delle imposte che non sarebbero state versate al fisco. Il provvedimento, emesso dal gip Marco La Ganga su richiesta della pm Rosalia Affinito, titolare dell'indagine, è stato eseguito dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ed ha riguardato Giambattista Coradello, in qualità di titolare della Idmc, la Impresub Diving and Marine Contractor, società specializzata in lavori e sistemi di rilevazione subacquea, i suoi familiari in qualità di soci dell'azienda e Lionello Conci, amministratore di una società estera di Impresub.
Anche Coradello, ai microfoni della Rai, ribadisce: «Ho sempre pagato le tasse senza raggiri. Il rammarico è enorme. Ero convinto di avere fatto quello che ho fatto per la città di Trento e per il Trentino. Credo di avere portato molto e dato molto: tecnologie, occupazione e io stesso sono un invalido del lavoro e ho fatto lavorare migliaia di persone». Quanto alle possibili ripercussioni sull'azienda, precisa: «È ovvio che non dispongo di undici milioni. Se dovrò fare fronte a questa richiesta, dovrò vendere delle quote dell'azienda o tutta l'azienda. Poi, dove prenderà sede, non lo so».
Sotto sequestro sono finiti la grande villa di Coradello a Villamontagna, che insieme alle aree verdi sequestrate a Civezzano, vale oltre 9 milioni di euro, i conti correnti intestati alla Impresub, per 1 milione 246 mila euro e quelli dei singoli soci dell'azienda.
Ma la difesa, come detto, è pronta a dare battaglia e oggi depositerà un ricorso al Tribunale della libertà contro il provvedimento di sequestro.
Il cuore dell'accusa riguarda l'esterovestizione, ovvero la localizzazione fittizia della sede legale di società in Paesi esteri, con un regime fiscale più favorevole. Una tesi, come detto, che i diretti interessanti respingono.
In sostanza, nel caso specifico, secondo l'accusa la società, pure avendo sede legale in Egitto, sarebbe stata in realtà gestita e amministrata da Trento, da Coradello e Conci, dal 2007 al 2010. «Una tesi che noi contestiamo, con la richiesta di riesame che presenteremo domani (oggi ndr) al Tribunale della libertà - evidenza l'avvocato Stefenelli - Questa è una società che ha una sede effettiva in Egitto, opera in Egitto ed è diretta da un consiglio di amministrazione egiziano». Per questo, viene rilevato, le imposte venivano pagate in Egitto e non in Italia. «Stiamo parlando di una società con oltre cento dipendenti e un fatturato milionario», aggiunge la difesa.
Nelle scorse settimane, prima che venisse disposto il provvedimento di sequestro, Coradello, i suoi familiari e Conci sono stati raggiunti dall'avviso di conclusione delle indagini. Ora la procura dovrà quindi decidere, una volta sentite le controdeduzioni della difesa, se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio oppure archiviare le accuse.