Vivere all'estero dopo la pensione? Due trentini su tre pronti a farlo
Una volta in pensione più di due trentini su tre, pari al 69% della popolazione, si dicono disposti a trasferirsi all’estero per poter mantenere uno stile di vita simile a quello attuale e trovare servizi adatti alla terza età.
Lo sostiene un’indagine nazionale sul welfare, condotta dall’istituto di ricerca Nextplora per conto dell’Osservatorio di Reale Mutua Assicurazioni.
Nel dettaglio il 41% teme che la pensione non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato e un ulteriore 30% vede molto incerto il futuro.
Il 62% punterebbe sulla previdenza complementare, mentre solo il 23% vede nella casa un bene rifugio per la vecchiaia. Fra i principali timori, quelli di non riuscire a dare sostegno economico a figli e nipoti (40%) e anzi dover gravare economicamente sulla famiglia anche per le necessità quotidiane (36%), non poter sostenere le spese mediche andando in là con gli anni (32%), o persino cadere in povertà assoluta (30%).
A gettare ombre sul futuro pensionistico dei trentini sono l’instabilità dello scenario economico (36%), la precarietà del lavoro (34%) e una generale difficoltà a risparmiare per la vecchiaia (34%).
Come deterrente a tale scenario oltre la metà dei trentini (62%) punterebbe sulla previdenza complementare: di questi, il 55% con un fondo pensione, il 34% con un piano individuale di risparmio e il restante 10% stipulerebbe una polizza assicurativa.
Per scegliere la soluzione migliore a riguardo, il 43% dei trentini si muoverebbe in maniera autonoma, cercando informazioni sul web (17%) o decidendo da sè (26%). Il 32% si affiderebbe a un consulente, il 28% alla propria banca e il 21% all’agente assicurativo, mentre per il 17% le figure di riferimento sono familiari, colleghi o amici. (ANSA).