La discarica dei veleniDragone: allarmante
La ex cava di Monte Zaccon a Roncegno, utilizzata come sito di recupero ambientale, è un'enorme pattumiera piena di veleni. A questa conclusione è giunto il consulente incaricato dalla Procura di effettuare una perizia sul materiale conferito al sito sequestrato a dicembre. Dai carotaggi emerge un quadro terrificante: «Il 98% dei campioni prelevati ha restituito valori analitici di inammissibilità in recuperi ambientali» Ampi approfondimenti sull'Adige cartaceo
MARTER - La maggior parte dei rifiuti conferiti presso il sito di recupero ambientale di Monte Zaccon - si tratta di centinaia di migliaia di tonnellate di materiale - non dovrebbe trovarsi nella ex cava. Lo sostiene il consulente incaricato dalla procura di analizzare il materiale conferito al sito sequestrato a dicembre dagli investigatori del Corpo forestale dello Stato e in passato gestito dalla Ripristini Valsugana di Simone Gosetti. I carotaggi condotti nella ex cava, che gli indagati al telefono chiamavano non a caso «il discaricone», hanno mostrato che nel sito era finito di tutto: fanghi contenente stirene, terreni con idrocarburi, scorie di acciaierie, fanghi organici provenienti dalle cartiere. Tutto materiale che, stando al consulente del pm Alessandra Liverani, non era idoneo per essere stivato a Monte Zaccon, comune di Roncegno. Così ora ci sarebbe il rischio che gli inquinanti filtrino nelle acque. Naturalmente il quadro tracciato dal consulente Alessandro Iacucci è un atto di parte, ma certo le sue valutazioni hanno un peso notevole visto che il chimico romano è considerato uno dei massimi esperti italiani in materia di rifiuti industriali. È difficile riassumere una perizia lunga 170 pagine fitta di valutazioni tecniche, ma alcuni dati generali emergono con chiarezza dall'elaborato che in questi giorni è stato notificato alle difese. Balza all'occhio il fatto che i rifiuti scaricati «non presentavano e non presentano conformità ai parametri di legge per essere ammissibili in recuperi ambientali, atteso che il 98% dei campioni prelevati, rappresentativi dell'intero spessore del ripristino, hanno restituito valori analitici di inammissibilità in recuperi ambientali». In sostanza quasi tutto quanto conferito secondo il consulente del pm era "fuorilegge". A conclusioni analoghe Iacucci è arrivato anche analizzando la documentazione sui conferimenti a Monte Zaccon negli anni 2007 e 2008. I numeri sono impressionanti. Nel 2007 su un totale di 108 mila tonnellate conferite, 90 mila (cioè l'83%) erano rifiuti «non idonei». Nel 2008 su 311 mila tonnellate, 249 mila (pari all'80%) erano rifiuti «non idonei» tra cui 207 mila tonnellate di scorie d'acciaieria, 7 mila tonnellate di fanghi contenenti stirene (un idrocarburo aromatico tossico), 35 mila tonnellate di terre delle bonifica Staroil. Si è discusso, e probabilmente è una questione che le difese riproporranno anche in futuro, sulla possibilità o meno di conferire scorie d'acciaieria a Monte Zaccon. Iacucci su questo ha un'idea precisa: l'aver permesso - sottolinea - di scaricare rifiuti costituti da scorie di acciaieria che per loro natura non sono inerti e contengono sostanze estranee ai suoli dell'area di cava, ha significato la contaminazione dei medesimi suoli naturali nella loro originaria composizione. Ma c'è di più, sono stati trovati rifiuti che contengono «sostanze pericolose di natura organica oltre il valore limite di pericolosità», questo obbligava lo smaltimento in discariche dotate di barriere impermeabilizzanti di adeguato spessore, sistemi di raccolta dei percolati, oltre a sistemi di controllo per la verifica dell'eventuale trasferimento di carichi inquinanti nelle matrici ambientali e particolarmente nell'acqua superficiale e profonda attraverso sistemi di controllo». In ogni caso secondo il perito i diversi rifiuti «contengono altresì sostanze di natura inorganica ed organica in concentrazione superiore a quelle ammissibili in siti a vocazione industriale e percolati tali da escludere l'utilizzo di recuperi di qualsiasi tipo». Insomma, sembrerebbe che Monte Zaccon negli ultimi anni sia stato usato proprio come una grande pattumiera di rifiuti industriali.
Sergio Damiani