«Precari a vita grazie all'autonomia»: 700 prof trentini contro la Provincia
Traditi dall'autonomia. «Noi insegnanti precari trentini siamo costretti a rimanere tali a vita mentre colleghi con zero esperienza o al primo impiego che arrivano dal resto d'Italia ci passano davanti». E ancora: «Ci siamo visti superare, nel posto fisso di lavoro, dai nostri stessi studenti e questo nonostante l'abilitazione e corsi costosi e duri sostenuti a nostre spese e fuori dall'orario di lavoro».
L'emergenza scuola - quella di cui si è tenuto la competenza politica il governatore Ugo Rossi del Patt - rimane appunto tale. E, nonostante le promesse di assumere a tempo indeterminato i precari, ne ha sul groppone oltre 700 che, assieme ai danni, devono fare i conti anche con le beffe. Quelle dettate dalla graduatoria nazionale unica che ha blindato i termini sei mesi prima della data di chiusura del corso per i trentini. Costato, tra l'altro, 2.500 euro a testa. La partita, insomma, è grossa e, per certi versi, fa pure a pugni con la sentenza europea che obbliga all'assunzione dei precari pubblici di lungo corso. E sotto accusa, stavolta, come detto è la preziosa autonomia grazie a cui gli insegnanti trentini rischiano di rimanere precari a vita nonostante la conoscenza del territorio, della società, della lingua, della cultura.
«Vogliamo denunciare questa scandalosa mancanza di considerazione che la Provincia dimostra nei confronti della nostra possibilità lavorativa e del nostro futuro escludendoci per tre anni dalla possibilità di accedere alle graduatorie scolastiche. - si lamentano i rappresentanti dei 700 precari della scuola - Dopo aver organizzato per noi insegnanti del Trentino uno dei Pas più costosi e più impegnativi nel panorama italiano (280 ore) e più tardivo nella partenza rispetto ad altre regioni (inizio ad aprile e fine a dicembre 2014), la Provincia ora si dimostra ostinatamente sorda alla nostra richiesta di essere inseriti anche noi nelle graduatorie per l'insegnamento».
La questione riguarda tutte la valli, non solo Trento e Rovereto, e insegnanti con più di dieci anni di attività. L'apertura delle graduatorie di inizio estate ha permesso a molti abilitati di altre zone di arrivare in Trentino con percorsi più brevi, meno onerosi e in parte anche online. «Lasciando a casa noi precari trentini che lavoriamo qui e viviamo qui, abbiamo frequentato i corsi della "nostra" università e siamo arrivati all'abilitazione preparati ma molti mesi più tardi». Un ritardo che, come detto, ha regalato un lavoro qui agli insegnanti abilitati in Italia tranne a chi già prestava le sue opere nelle scuole delle città e delle valli tra Borghetto e Salorno. E se non si mette mano alla questione, per i 700 «prof» in attesa c'è il rischio di dover attendere un triennio per sperare in un posto. «Tutto questo - protestano i diretti interessati - mentre a pochi chilometri la Provincia di Bolzano e il suo sistema scuola hanno riconosciuto ben altro valore ai propri insegnanti: l'esperienza maturata, l'ormai consolidata relazione con la società e gli studenti, necessaria per costruire un'identità territoriale, un percorso abilitante duro ma formativo che ha scelto di istituire per gli insegnanti abilitati ma precari bolzanini una nuova graduatoria che li porterà a breve ad essere immessi in ruolo evitando ulteriori concorsi che avvantaggerebbero chi ha dimestichezza con i test senza tenere conto dell'esperienza lavorativa con e per i ragazzi».
Le domande, a questo punto, sono d'obbligo: «Perché non si fa così anche da noi? Perché per noi aver lavorato e studiato in Trentino diventa un fattore discriminante al negativo? Perché dopo anni di insegnamento su e per il nostro territorio veniamo messi da parte per lasciare il posto ad altri che hanno avuto la sola fortuna di corsi abilitanti più brevi?».