«Scialpinisti sulle piste pericolosi e da multare»
Gli scialpinisti che risalgono le piste in orario d'apertura e di chiusura vanno multati: la loro attività è assolutamente illegale ed è punibile a norma di legge. Anche in Trentino è il momento di arrivare ad applicare le sanzioni previste, che fino ad oggi non sono mai state elevate. Parola del presidente della sezione trentina dell'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Francesco Bosco, che descrive il fenomeno dello scialpinismo sulle piste come una vera e propria «piaga» che affligge tutti i caroselli sul nostro territorio.
«Nelle altre Regioni e Provincie le forze dell'ordine multano (come previsto dalla legge nazionale 363 del 5 gennaio 2004) chi si avventura in salita con le pelli di foca con ammende che variano tra i 20 ed i 250 euro», dice Bosco. A quanto pare, invece, in Trentino questa forma di punibilità non esiste. «Invito caldamente la Polizia di stato ed i Carabinieri, il Corpo forestale e la Guardia di Finanza, la Polizia locale a praticare le sanzioni previste per i soggetti inadempienti - spiega - A noi impiantisti non è concesso di multare: possiamo solamente produrre segnalazioni alle forze dell'ordine preposte oppure invitare personalmente gli scialpinisti a cambiare percorso».
A questo punto è d'obbligo ricordare che la legge chiarisce come la risalita sulle piste con gli sci ai piedi sia normalmente vietata, così come qualsiasi utilizzo (in salita e discesa) delle pista in orario di chiusura.
«Ritengo che sul nostro territorio si sia creata una sorta di «lobby intoccabile» che riceve tolleranza e permissività da parte di tutti - aggiunge - Paradossalmente conosco casistiche di azioni delle forze dell'ordine su persone che hanno intrapreso il «fuori pista» in località in cui è vietato: sulle piste il pericolo viene sottovalutato». Bosco ricorda anche che sono presenti cartelli di divieto, ma che vengono spesso rimossi: «Addirittura il nostro personale rischia di essere aggredito nel momento in cui invita gli scialpinisti a lasciare le piste - prosegue - Mi chiedo dove stia il buon senso». Insomma, la convivenza da scialpinisti ed impiantisti è davvero difficile. «Da circa cinque anni la pratica con le pelli di foca è cambiata: un tempo erano sentieri e stradine forestali ad essere maggiormente battuti - dice - Ora si è affiancata la «moda» della salita e discesa in pista, soprattutto nelle serate di sabato e domenica». Bosco rammenta che nelle ore di chiusura delle piste i gatti delle neve sono in azione: «La situazione è ad alto rischio: gli operatori non vedono gli sciatori nelle tenebre e non li sentono, gli scialpinisti possono non accorgersi della fune tirata. Prima o poi ci scapperà il morto».
Il presidente Bosco avvisa anche i vari Sci Club del Trentino, o i gruppi Sat: «È il momento di smettere di organizzare scialpinistiche in notturna ai rifugi, con conseguente discesa di 100 o 150 persone sulle piste», avvisa. Come se ne esce? Bosco è convinto che sia necessaria una responsabilizzazione degli scialpinisti, anche attraverso il «fioccare» delle multe. «L'unica attività concessa è quella di risalire su sentieri o stradine e poi ridiscendere lungo le piste se sono aperte - afferma - Sono contrario a modifiche di legge al fine di individuare una «zona franca» a bordo pista dove lasciare libero il passaggio con gli sci ai piedi: rimarrebbe un alto grado di pericolo, anche perché il bordo pista non è semplice da identificare. Noi impiantisti siamo responsabili in toto della gestione delle piste: se la Provincia vuole legiferare deve prendersi anche la responsabilità della tutela di chi sale con gli sci ai piedi».