Nizza: «Il tir alle nostre spalle, poi la fuga» Trentini a pochi metri dal camion della morte

di Matteo Lunelli

È stata ritrovata in ospedale, dalla figlia, Marinella Ravotti, la 55enne di S.Michele Mondovì di cui si erano perse le notizie. È ricoverata al "Pasteur" in Rianimazione in una stanza accanto a dove si trova il marito, Andrea Avagnina. Ha subito numerosi traumi e anche il viso è tumefatto, la figlia Beatrice l'ha riconosciuta dagli anelli. A renderlo noto all'ANSA è una cugina della donna ferita, a S.Michele Mondovì.

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«Nizza era la prima tappa del nostro interrail. Eravamo in spiaggia a goderci i fuochi, poi, all'improvviso, urla e gente che fuggiva. Il camion maledetto è passato sulla strada alle nostre spalle, ai dieci metri da noi. Poi abbiamo corso a perdifiato per chilometri e ci siamo messe in salvo».

Quattro diciannovenni trentine, tre di Mezzocorona e una di Denno, giovedì sera erano nel mezzo dell'orrore (La cronaca della terribile serata). Se la sono cavata: questione di metri, questione di minuti, forse di secondi. Questione, anche, di destino. Loro sono Eleonora Dalpiaz, Sofia Postal, Ambra Cristilli e Arianna Marcon. Studentesse di 19 anni: le prime tre, compagne di classe in 5LA, hanno appena fatto la maturità allo Scholl di Trento, mentre Marcon frequenta il Sacro Cuore. Terminato l'anno scolastico hanno deciso di regalarsi un viaggio: biglietto interrail in tasca, zainone in spalla e via, alla scoperta dell'Europa, passando da un treno all'altro, da una città all'altra, da un'esperienza all'altra. Ma quella di giovedì notte non avrebbero mai potuto immaginare di viverla.

«Ne abbiamo parlato solo la mattina dopo, ma l'altro ieri tutte avevamo qualche pensiero per la testa, per il fatto di essere in Francia, in una manifestazione così grande: abbiamo pensato a qualche attacco, ma non abbiamo dato peso a quelle suggestioni, credendo fossero paranoie da adolescenti. Poi è accaduto veramente e non avremmo mai pensato di vivere un dramma del genere da vicino, sembrava un film. Ripensandoci, mentre ne parliamo, abbiamo i brividi».

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Le giovani raccontano. «Siamo partite da Mezzocorona mercoledì. Nizza era la prima tappa del nostro viaggio. La sera abbiamo deciso di andare a guardare i fuochi d'artificio. Ci siamo messe in spiaggia e ci siamo godute un bellissimo spettacolo. Appena terminati i fuochi due di noi sono andate in bagno, mentre le altre sono rimaste sulla sabbia. In quei momenti abbiamo iniziato a sentire le prime urla e a vedere qualcuno che correva. Lì per lì non ci abbiamo dato troppa importanza: abbiamo pensato a un'onda che aveva bagnato qualche spettatore. Poi sono tornate le altre due e ci hanno praticamente alzato di peso dicendo "venite, correte, scappate!". Siamo salite dalla spiaggia alla strada, il camion bianco era appena passato proprio lì e noi siamo scappate in direzione opposta. Da quel momento tutto è diventato un grande casino».

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Le quattro viaggiatrici, senza capire esattamente perché lo stessero facendo, corrono. Corrono e basta, scappando da un qualcosa di, scopriranno qualche ora dopo, drammatico. «Siamo rimaste unite e abbiamo solamente corso. Una signora faceva con le mani il segno della pistola urlando di scappare e in quel momento abbiamo iniziato a capire che si trattava di qualcosa di grave. La polizia, con i mitra in mano, indicava di andarsene dal lungomare. Ci siamo rifugiate nella hall di un hotel a caso, visto che nel nostro, che era in centro, non potevamo tornare, anche perché in giro non c'erano taxi o mezzi pubblici. Poco dopo siamo uscite in strada e una donna ci ha urlato di nasconderci, di non restare all'aperto. Prese dal panico siamo rientrate nell'hotel e abbiamo bussato alle camere sperando che qualcuno ci aprisse dandoci rifugio. Dopo un rifiuto, un signore italiano ci ha aperto: ci ha tranquillizzate e abbiamo avvertito a casa che stavamo bene. I nostri genitori erano in ansia e noi eravamo scosse, ma sane e salve. Abbiamo trascorso la notte davanti alla tv e sul telefonino per capire cosa fosse accaduto».

Strage a Nizza

 

La mattina seguente, ieri, le giovani tornano verso il centro, in una città surreale. «Silenzio e polizia, polizia e silenzio. Abbiamo raggiunto l'albergo e recuperato i nostri zaini. Siamo andate in stazione e partite alla volta di Montpellier: ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di proseguire il nostro viaggio. Andremo in Spagna e in Portogallo, crediamo sia giusto andare avanti e non permettere all'ignoranza di infrangere i nostri sogni. Anche se non è facile e il nostro pensiero in queste ore è sempre a tutte quelle vittime innocenti, morte a pochi metri da quella spiaggia dove eravamo».

La rivendicazione dell'Isis

"L'autore dell'operazione di Nizza in Francia è uno dei soldati dello Stato islamico. Ha condotto questa operazione in risposta agli appelli a colpire la popolazione degli Stati della coalizione che combatte lo Stato islamico". La rivendicazione dell'attentato a Nizza è giunta attraverso Amaq, l'agenzia di stampa del Califfato. 

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