Struttura S.Chiara a rischio degrado
La lettera
Recenti episodi di cronaca hanno portato all'attenzione della cittadinanza problemi legati alla frequentazione di spazi pubblici. Il contesto contemporaneo comporta senz'altro sfide importanti alla coesione sociale e alla definizione di nuovi principi di cittadinanza. I nostri centri urbani debbono, a mio parere, concorrere a delineare nuovi paradigmi di convivenza, sapendo di doversi confrontare con delle criticità superiori spesso alle capacità di intervento di una singola amministrazione comunale.
Pur nelle difficoltà del momento, resto convinto della possibilità offerta dall'elaborazione di nuove prospettive che tengano conto anche dell'attuale disponibilità di risorse, vieppiù scarse. Mi permetto di intervenire su questo argomento per richiamare l'attenzione su un luogo della città che, per evidenti ragioni, mi è molto caro e per cercare di anticipare l'evoluzione di quello che potrebbe presentarsi nel prossimo futuro come un problema urbano e sociale. Mi riferisco al complesso denominato ex-S. Chiara, ovvero «ospedale vecchio», che assisterà nell'arco di pochi mesi al trasferimento in via definitiva anche degli ultimi retaggi di un prolungato presidio del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università tridentina, che dal 1985 al 2012 aveva occupato un'ampia ala dell'immobile di via S. Croce.
A novembre, se il cronoprogramma verrà mantenuto, anche la biblioteca di dipartimento verrà definitivamente trasferita nella nuova sede, svuotando il piano terreno dell'ala sinistra dell'immobile. Dal 2012 il primo e il secondo piano della stessa ala erano già stati oggetto di progressivo disimpegno, pur mantenendo una parziale frequentazione grazie ad accordi stipulati dalla stessa Università con la Fondazione Bruno Kessler e altri istituti di ricerca. Il futuro si presenta tuttavia nei termini di un progressivo abbandono. Mi preme evidenziare come una minore frequentazione pubblica del complesso di via S. Croce potrebbe comportare un'accelerazione del degrado, se solo pensiamo che già oggi, nonostante la disponibilità e l'impegno manifestati da amministrazione comunale e forze dell'ordine, si verificano episodi di micro-criminalità collegati a spaccio e ricettazione.
Gli interventi volti al mantenimento del decoro urbano sono costanti, prova ne sia l'attuale rifacimento dei vialetti del giardino, assunto dal Comune, così come la ripittura delle pareti perimetrali e ridefinizione dei supporti comunicativi, di prossimo completamento, effettuata dal Centro, ma non bastano. Ci sono alternative a questa prospettiva? Io sono ancora convinto di si. L'idea emersa negli anni Settanta (correva l'anno 1975) di rendere l'area del vecchio ospedale uno spazio vocato alla cultura, dall'alta formazione allo spettacolo dal vivo, rimane non solo valida, ma da rilanciare con forza!
L'occasione offerta dalla ristrutturazione della palazzina ex-mensa e dalla prospettiva di una nuova destinazione degli spazi lasciati dall'Università deve essere colta per consentire alla città di fare un ulteriore scatto positivo nell'anticipare l'evolvere della società. Perché quindi non pensare di dare spazio in quest'area alle «professioni della cultura e dell'industria creativa» che non si limitano ormai al mondo dell'arte e dello spettacolo, ma guardano giustamente ad un perimetro ben più ampio che include le professioni a contenuto creativo, dal design, all'artigianato, dalla produzione audiovisiva a quella di applicazioni software, dall'architettura alla grafica e altro ancora.
Sarebbe ad esempio possibile riprogettare gli ambienti per favorire l'insediamento di queste professionalità creando le condizioni, certo di prezzo, ma anche di dotazione tecnologica, per rendere appetibile quest'area, che potrebbe tornare ad essere un polo della cultura e della creatività con il vantaggio, tipico dei distretti industriali, di una prossimità fisica di professionalità potenzialmente sinergiche.
Mi si potrebbe giustamente obiettare il problema delle risorse, che certo non sottovaluto, ma evidenzio che il complesso è già oggi servito dalla rete Trentino Network, che potrebbe garantire l'infrastruttura tecnologica; per trovare le risorse necessarie alla ristrutturazione immobiliare si potrebbe pensare ad un finanziamento di scopo o forme di venture capital, potendo valutare un ritorno dell'investimento derivante dalla locazione degli spazi. Calmierare i prezzi non significa necessariamente fornire spazi gratuitamente.
Il Centro potrebbe concorre alla nuova destinazione offrendo parte dell'utilizzo del Teatro Cuminetti per valorizzare le compagnie professionali del territorio che potrebbero trovare anche la disponibilità di spazi ufficio attrezzati in un contesto volto a favorire la loro creatività e capacità produttiva. Nella valutazione di opportunità di un tale investimento credo sarebbe utile pensare alla prospettiva di sviluppo della città, che sempre più punta su conoscenza e creatività per vincere le sfide della contemporaneità. La candidatura di Trento a capitale italiana della cultura è una prima grande opportunità, che l'amministrazione ha inteso cogliere, per porre questi temi e offrire nuove prospettive. Questo mio vuole essere un modesto contributo all'elaborazione fattiva di quel progetto che anticipi rischi e offra nuove prospettive.
Francesco Nardelli
Direttore del Centro S.Chiara