La tragica alluvione del 1966 in Trentino Domenica per i lettori l'inserto
Domani, domenica, con l'Adige i lettori riceveranno un inserto di 24 pagine dedicato alla memoria della tragica alluvione che cinquant'anni fa colpì il Trentino e in particolare il capoluogo e le vallate nord-orientali, nei giorni drammatici del 4 e 5 novembre 1966.
«L’Apocalisse di acqua e di fango arrivò improvvisa, annunciata da un vento caldo che non lasciava presagire nulla di buono. Il cielo s’incupì di nero e nubi gonfie e minacciose cominciarono a scatenare la loro rabbia scaricando una pioggia torrenziale che sembrava non aver mai fine. I fiumi s’ingrossarono, le montagne iniziarono a franare, i paesi si sgretolavano man mano che la furia implacabile delle acque flagellava il Trentino.
Fin che gli argini cedettero. L’Adige si riprese la città, allagandone le strade, le piazze, le case. Travolgendo tutto quanto incontrò sul suo percorso. La forza vorticosa della natura mieté il suo tributo di vittime, innocenti.
Venticinque furono i morti. E migliaia di sfollati, di senzatetto, di isolati nelle loro case. Una catastrofe immane, senza precedenti. Era il novembre del 1966, mezzo secolo fa», ricorda il direttore, Pierangelo Giovanetti presentando l'inserto.
«In queste pagine, curate con grande passione da Paolo Micheletto, abbiamo raccolto dalla viva voce dei protagonisti dell’epoca le testimonianze più toccanti, i racconti più angoscianti, i momenti concitati della fuga dalle abitazioni per cercare di porre in salvo la vita e la propria famiglia.
Le fotografie in bianco e nero dell’epoca riportano l’immagine della furia delle acque, la città di Trento sommersa, i paesi del Primiero, della Valsugana e della val di Fiemme travolti dal fango e dai detriti.
La paura nel volto dei bambini, ma anche i gesti di eroismo che salvarono vite umane», prosegue Giovanetti. E infine sottolinea: «Dal diluvio delle acque di cinquant’anni fa è nato un nuovo Trentino. Quei morti del 1966 rimangono un monito indelebile per tutti noi. Perché quanto accadde allora non si ripeta più. Mai più».