La nostra autonomia speciale a Sondrio, Cuneo e Belluno
La «proposta Casanova»: garantire l’autonomia speciale anche ai territori a noi vicini
Garantire l’autonomia speciale anche ai territori alpini a noi vicini.
È quanto vorrebbe Luigi Casanova, noto per l’impegno nell’associazione ambientalista Mountain Wilderness e nel sindacato Cgil.
In una lettera inviata all’edizione cartacea del nostro giornale (lettere@ladige.it) Casanova spiega che la riforma della Costituzione - voluta da Matteo Renzi e bocciata fagli italiani - sarebbe stato un passo indietro per chi crede nel federalismo. Per questo - racconta - lui ha votato No.
«La mia principale ragione a sostegno del no era basata sulla centralizzazione del potere che questa riforma introduceva, sulla demolizione del federalismo come inscritto nel titolo quinto della riforma del 2001. Per mia costruzione politica vorrei che i centri del potere fossero il più vicino possibile ai cittadini».
E ancora: «Uno Stato che oggi toglie tutte le competenze alle regioni a statuto ordinario in una prospettiva anche di tempi brevi non avrebbe sostenuto alcuna reale autonomia, né alle due province autonome, né a altre regioni a statuto speciale».
Ricorda che, da fuori, la nostra autonomia speciale, è vista come «un insieme di immotivati privilegi che andavano demoliti, ovunque».
E poi arriva alle critiche per la politica trentina e altoatesina: «Dalle due province a statuto speciale da anni mi sarei atteso l’avvio di una politica solidaristica verso i nostri cugini di montagna, Belluno, Sondrio, Cuneese, Appennino».
Parla dell’«egoismo dei forti» - racchiuso in Euregio- e dell’assenza della «capacità di lavorare con il governo per allargare le autonomie a tutti i territori di montagna, oltre il 60% della superficie del nostro Stato».
«Trento e Bolzano rimarranno attratti solo dalle autonomie dei territori ricchi (l’Euregio) o sapranno tessere politiche di respiro più ampio, rivolte a tutti i nostri cugini, capaci di consolidare motivazioni nobili che reggono questa autonomia? Saranno capaci di azione politica solidale, concreta? Sono domande che rivolgo agli amministratori regionali più autorevoli, sperando non banalizzino questa prospettiva come hanno fatto fino ad oggi».