Genitori non pagano la retta alla bimba cracker e tonno Candreva: «Pago io per loro»
Il giocatore dell’Inter e della Nazionale Antonio Candreva ha deciso di intervenire in favore della bambina costretta a mangiare tonno e cracker a scuola per il mancato pagamento della retta della mensa da parte dei genitori. Il nerazzurro ha parlato con il sindaco del paese di Minerbe (Verona), Andrea Girardi, per avere i dettagli della vicenda e annunciare che vorrebbe pagare la retta delle mensa in favore della bambina, che frequenta la scuola elementare.
La notizia che ha commosso Candreva: una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker alla mensa scolastica, mentre i suoi compagni consumavano il pasto normale. Il tutto perchè la sua famiglia non era stata in grado di pagare regolarmente i buoni pasto.
È accaduto nei giorni scorsi in una scuola elementare a Minerbe, paese della provincia di Verona, a un’alunna figlia di genitori stranieri. Un fatto che avrebbe anche turbato la piccola, che ha pianto quando si è vista servire il pasto ridotto davanti ai suoi amici.
Un «atto dovuto» per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco leghista Andrea Girardi, deciso in accordo con la ditta che gestisce la mensa per «correttezza» verso chi paga regolarmente. Un atto «discriminatorio» invece, per di più nei confronti di una bambina «anello debole» della vicenda, secondo la segreteria provinciale del Partito democratico.
L’episodio, rivelato dal quotidiano L’Arena, non sarebbe comunque il primo avvenuto nella scuola della località della Bassa veronese. Casi del genere si sarebbero infatti verificati già alla fine del 2018. Qualche volta le insegnanti hanno addirittura rinunciato al proprio pasto per darlo ai bambini indigenti.
Sulla vicenda è intervenuto Massimo Momi, vicesindaco con delega alle politiche famigliari, per il quale «umanamente siamo molto dispiaciuti per quanto accaduto», e giustifica l’episodio come «un caso limite, ma dobbiamo essere corretti anche nei confronti di tutte le famiglie che pagano regolarmente la mensa».
Il Comune ha precisato inoltre che segue 36 bambini con problemi economici, che godono della riduzione del buono mensa dal 40 al 50%, stanziando per questo 9.000 euro in bilancio.
Una motivazione che per la segreteria provinciale del Partito democratico è invece «indecente». Per l’opposizione «se il Comune intende colpire eventuali furbetti metta in atto le procedure per rivalersi eventualmente sui genitori e non sui bimbi», e invita l’amministrazione «sin dalla prossima seduta consigliare a prevedere nuove misure di welfare» e a nuovi accordi con la ditta che fornisce i pasti.
Secondo il Pd, inoltre, l’amministrazione ha «non solo la possibilità ma anche il dovere» di andare incontro a situazioni di difficoltà economiche e «il modus operandi della Lega rimane identico: forti con i deboli e deboli con i forti».
Sulla vicenda interviene anche la onlus “Save The Children”: «Ancora una volta siamo costretti a registrare un inaccettabile caso di discriminazione nei confronti di un’alunna delle primarie, i cui genitori sono in ritardo con il pagamento della mensa scolastica, alla quale è stato offerto un pasto a base di cracker e tonno, mentre i suoi compagni mangiavano il menù completo della mensa» ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
«Questi comportamenti producono un impatto estremamente negativo sul piano educativo non solo nei confronti dei bambini colpiti, ma di tutto il gruppo classe. È intollerabile rivalersi sui bambini, ai quali devono sempre essere garantiti i servizi scolastici necessari per godere del diritto all’istruzione e alla salute. Anche in caso di morosità dei genitori, le istituzioni locali devono trovare altre forme di recupero crediti», ha proseguito Raffaela Milano.
«Oggi la mensa scolastica, invece di rappresentare un momento educativo al pari dell’aula, rischia di rafforzare la condizione di diseguaglianza e di mancato accesso ai diritti nel nostro Paese. È infatti un servizio a domanda individuale, legato alle scelte di bilancio dei singoli comuni e le politiche di accesso al servizio ed agevolazioni ed esenzioni tariffarie messe in campo sono infatti fortemente squilibrate da un Comune all’altro, fino ad arrivare a insopportabili casi di esclusione e segregazione come quello di oggi. È quindi necessario riconoscere alla mensa scolastica la funzione di servizio pubblico essenziale», ha concluso Raffaela Milano.