Immigrazione, oggi chiude la missione umanitaria Mare Nostrum

Domani il governo italiano chiude l'operazione umanitaria Mare Nostrum varata un anno fa dal governo Letta, dopo l'ennesimo naufragio di migranti che causò la morte di almeno 366 persone di fronte alle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013. L'Italia abbandona così una innovativa modalità di intervento della Marina militare che poneva al centro il salvataggio di vite umane

di Redazione Web

Domani il governo italiano chiude l'operazione umanitaria Mare Nostrum varata un anno fa dal governo Letta, dopo l'ennesimo naufragio di migranti che causò la morte di almeno 366 persone di fronte alle coste di Lampedusa il 3 ottobre 2013. L'Italia abbandona così una innovativa modalità di intervento della Marina militare che poneva al centro il salvataggio di vite umane e perciò si differenziava dai pattugliamenti previsti dal programma europeo di Frontex. Infatti, con Mare Nostrum le imbarcazioni della Marina si spingevano fino al largo, anche fuori delle acque territoriali, fino a 150 chilometri dalla costa, dove ormai i trafficanti di esseri umani spesso abbandonano i migranti a se stessi per evitare i rischi di incontrare la guardia costiera. Ora l'iniziativa italiana rientrerà invece nell'alveo del programma Triton, che a quanto è dato sapere, dovrebbe contemplare il semplice pattugliamento nelle vicinanze delle coste , per intercettare flussi dell'immigrazione clandestina che, in realtà, potrebbero tragicamente fermarsi più al largo.
mare nostrum
Secondo dati diffusi dal governo, in un anno di attività Mare Nostrum ha salvato oltre 150 mila persone in mare. Con l'addio all'operazione umanitaria, da sempre chiesto a gran voce in particolare dalla Lega Nord, le organizzazioni umanitarie che si occupano di profughi e migranti manifestano forte preoccupazione per il rischio che la fine di Mare Nostrum possa riaprire le pagine tragiche viste negli anni scorsi al largo delle coste italiane, con persone quotidianamente inghiottite dalle acque: si stima che negli ultimi vent'anni i morti siano stati circa ventimila.

 

Un cartello che va da Cgil e Uil all'Arci, dalle Acli alla Caritas, dalla Comunità di Sant'Egidio alle Chiese evangeliche, da Save the Children a Libera oggi, in una conferenza stampa a Roma, ha chiesto al governo di ripensarci: Mare Nostrum, hanno detto, "non è la soluzione a tutti i mali", ma in una situazione come quella che si vive oggi nel Mediterraneo, con l'aumento dei conflitti e delle situazioni di crisi, gli arrivi di persone che chiedono protezione non cesseranno. "Se Mare Nostrum chiude - ha spiegato Filippo Miraglia dell'Arci - i morti si moltiplicheranno".

 

Triton, hanno detto, ha obiettivi diversi: "opererà solo in prossimità delle acque territoriali italiane, svolgerà un'azione non di soccorso ma di controllo delle frontiere e non è quindi assimilabile a Mare Nostrum".

Un'operazione, quella europea che dovrebbe partire domani, che "non fermerà nè le partenze nè le stragi, i viaggi continueranno ma in condizioni ancor meno sicure".

Le organizzazioni chiedono dunque al governo "di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe e di proseguire con la missione, rafforzando la pressione politica sui partner europei affinché contribuiscano a mantenerla in vita e a sostenerla economicamente".

"Costa solo 110 milioni di euro all'anno, 9 milioni al mese", ha detto Vera Lamonica della Cgil, che ha chiesto "più coraggio" al governo. Mentre Giuseppe Casucci, della Uil, ha detto che "l'Italia non può permettersi un'altra strage come quella di un anno fa".


Triton sarà dunque la missione - assai più contenuta in termini di mezzi impiegati e raggio d'azione - che innalza la bandiera di Frontex, l'Agenzia europea delle frontiere.

Ma, intanto, non si fermano le tragedie del mare: un gommone diretto verso l'Italia è affondato al largo della Libia. Si contano venti dispersi.

 

"Una volta che partirà Triton - ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano - sarebbe difficilmente spiegabile mantenere un'operazione d'emergenza come Mare Nostrum. Dall'uno novembre, dunque, non ci saranno due linee di protezione, una vicina a Libia e un'altra più vicina alle acque nazionali, ma Mare Nostrum chiuderà secondo una linea d'uscita che il Governo stabilirà molto a breve".

 

Triton schiererà ogni mese due navi d'altura, due navi di pattuglia costiera, due motovedette, due aerei ed un elicottero. L'Italia contribuisce a questa flotta con quasi la metà dei mezzi: un aereo, un pattugliatore d'altura e due pattugliatori costieri. Tra gli altri Paesi europei partecipanti ci sono anche Islanda (con una nave) e Finlandia (un aereo).

Il Centro di coordinamento internazionale dell'operazione è stabilito presso il Comando aeronavale della Guardia di finanza a Pratica di mare (Roma).

I mezzi Frontex partiranno da due basi: Lampedusa e Porto Empedocle. Pattuglieranno il Canale di Sicilia ed il mare davanti alle coste calabresi tenendosi nell'ambito delle 30 miglia dal litorale italiano. In caso di interventi di ricerca e soccorso (Sar) potranno comunque spingersi anche oltre.

 

Si tratta di un'operazione molto differente da Mare Nostrum, i cui mezzi arrivano fino a ridosso delle coste libiche per soccorrere imbarcazioni in difficoltà, secondo alcuni critici incentivando così le partenze dei migranti. Anche il budget è differente: 9,5 milioni di euro al mese per la missione nazionale, quasi 3 per quella Frontex.

 

Triton, ha precisato Alfano, "non svolgerà le funzioni di Mare Nostrum. Costa un terzo e non è a carico solo dell'Italia, con enorme risparmio per noi. Farà - ha assicurato - ricerca e soccorso nei limiti del diritto internazionale della navigazione che impone a il dovere di soccorrere chi è in difficoltà in mare".

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