Profughi in mare: nuovo appello alla Ue
Scattano nuovi allarmi per barconi in arrivo verso l’Italia, con centinaia di persone a bordo, ma anche per un nuovo naufragio, dopo quello tragico che ieri potrebbe aver provocato oltre 700 morti. Questa mattina, si è avuta notizia di una barca a vela con circa 200 migranti naufragata davanti alla costa orientale dell’isola di Rodi, in Grecia
Scattano nuovi allarmi per barconi in arrivo verso l’Italia, con centinaia di persone a bordo, ma anche per un nuovo naufragio, dopo quello tragico che ieri potrebbe aver provocato oltre 700 morti. Questa mattina, si è avuta notizia di una barca a vela con circa 200 migranti naufragata davanti alla costa orientale dell’isola di Rodi, in Grecia. Tre corpi, tra cui quello di un bimbo, sono stati recuperati fino ad adesso, mentre 80 persone sono state tratte in salvo, ma si temono molte vittime: sull’imbarcazione c’erano almeno 200 persone.
Secondo le autorità greche il barcone era partito dalle coste della vicina Turchia, Paese che ospita un enorme numero di profughi dalle vicine aree di conflitto, come Siria, Iraq e Libia: si stima vi siano oltre un milione di sfollati, che vorrebbero in gran parte proseguire la fuga verso l’Europa occidentale ma non esistono canali ufficiali per proseguire il viaggio, così finiscono sui barconi anche loro.
Frattanto si segnalano nuovi arrivi di profughi sulle coste siciliane: «Sono aumentate in queste ore le segnalazioni di soccorso: c’è un gommone a 30 miglia dalla Libia, con 100-150 persone a bordo. E una barca più grande con 300 persone», ha detto poco fa il premier Matteo Renzi, in conferenza stampa a palazzo Chigi, dopo l’incontro con il primo ministro maltese Joseph Muscat.
Renzi ha rilanciato anche la richiesta affinché finalmente l’Unione europea si faccia carico dell’emergenza distribuendo i compiti fra tutti i Paesi membri: «Il consiglio europeo è il luogo in cui dire che se un Paese ha un’idea di dignità dell’uomo non può accettare che i propri fratelli e sorelle siano rinchiusi a chiave in una stiva da dei criminali e lì trovino la morte. Non pensiamo di lasciargliela vinta. Avremmo una responsabilità nei confronti della storia. Bisogna contrastare il racket degli schiavisti.
Salvare vite umane su quei pescherecci della morte non è facile. In questo caso il soccorso c’era ma non è stato sufficiente», ha aggiunto il premier a proposito della strage di ieri nel Canale di Sicilia».
Il premier e segretario Pd ha anche affrontato il tema del contrasto delle partenze dal Nordafrica verso l’Italia: «Continuare a pensare di lasciare partire gli scafisti e poi di andare a rincorrere significa mettere a rischio vite umane. Il tema del controllo del mare è molto complicato.
Non si tratta di rincorrere gli scafisti o di giocare a nascondino con loro. Non bisogna farli partire».
Anche dalla portavoce dell’Unhcr, l’agenzia Onu, Carlotta Sami, arriva un nuovo appello all’Unione europea affinché si faccia carico della questione, anche tenendo conto che con la collaborazione di 28 Paesi sarebbe molto meno complicato dare accoglienza a queste persone che in gran parte fuggono dai conflitti, dai bombardamenti, dai lutti familiari. Altro è, sottolinea Sami, lasciare la gran parte della responsabilità solo all’Italia. «In ogni caso - sottolinea - stiamo parlando per l’Europa di alcune centinaia di migliaia di profughi, mentre nei Paesi vicini alle aree di conìnflitto vengono accolti flussi di milioni di persone».
E «un’operazione Mosè» è la proposta del vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, per permettere ai richiedenti asilo di poter migrare senza rischi di perdere la vita. «Dopo l’ecatombe avvenuta nei nostri mari - dice il senatore di Area popolare (Ncd - Udc) - non è più il momento di inservibili polemiche e rimbalzi di responsabilità. L’unica soluzione per evitare altri morti innocenti è creare, come sostengo da anni, un corridoio umanitario che dal Nord Africa porti in Europa i disperati che fuggono da guerre, soprusi e carestie».
«Così come viene narrato nei testi sacri quando Mosè, per intercessione del Signore, aprì le acque per condurre gli ebrei alla salvezza, allo stesso modo l’Europa deve farsi carico di attivare dei punti di raccolta in Africa per smistare coloro che hanno diritto d’asilo nei Paesi della Comunità Europea. La prima emergenza è quella umanitaria, riguarda migliaia di persone che non possono più vivere nei territori dove manca la democrazia e prolifera il terrorismo di matrice religiosa. Il contrasto alle violenze potrà avvenire in un secondo momento attraverso azioni coordinate e ben pianificate.
Ora è fondamentale dare risposte immediate alla emergenza umanitaria, coloro che hanno perso la vita nel Mediterraneo non sono numeri, ma persone con sogni, desideri, paure, emozioni.
L’Italia, l’Alto commissario Ue Mogherini e l’Onu devono agire insieme con coraggio e senso di responsabilità. Nessuno può più girarsi dall’altra parte - conclude Esposito - ogni singola vita è il mondo intero».