Canada: attentato in moschea: 6 morti Usa, tensione sui decreti anti-islamici
Nuovo attacco «terroristico», ma questa volta prende di mira i musulmani dopo il loro controverso bando in Usa da parte di Donald Trump, e in un Paese diventato un modello di accoglienza e ospitalità per rifugiati e immigrati: il Canada del premier Justin Trudeau. Immediate le reazioni di condanna e solidarietà nel mondo, a partire dal Papa.
Teatro dell’assalto la moschea di Quebec City, dove sei persone (tutti africani) sono state uccise ed altre otto sono rimaste ferite, di cui tre in pericolo di vita e due in gravi condizioni. Altre 39 sono riuscite a mettersi in salvo dai colpi d’arma da fuoco esplosi durante la preghiera della sera, nella sezione maschile. Testimoni hanno riferito che uno degli assalitori avrebbe inneggiato a Allah Akbar, circostanza che inizialmente ha alimentato - pur tra molti dubbi - l’ipotesi di un attentato di matrice islamica, come pure il nome arabo e le origini marocchine di Mohamed Khadir, uno dei due giovani fermati dalle forze dell’ordine subito dopo l’attacco.
Ma successivamente la polizia ha precisato che Khadir è un testimone e che solo l’altro è ritenuto «sospetto»: si tratta di Alexandre Bissonnette, franco-canadese di 27 anni, senza precedenti, studente di antropologia e scienze politiche alla locale università Laval, la più antica in lingua francese del Nord America, con sede vicino alla moschea. Il suo profilo rende più plausibile l’ipotesi della xenofobia o dell’islamofobia.
L’analista israeliana Rita Katz, direttrice di Site Intelligence Group (società Usa che si occupa di pubblicare tutte le attività online delle organizzazioni jihadiste), ha twittato che a Bissonette piacevano Trump, Marine Le Pen e le forze di difesa israeliane su Fb, rendendo improbabili i legami con la Jihad«.
Per ora comunque gli investigatori non hanno ancora accertato il movente dell’azione ma la trattano come «atto terroristico».
Il premier canadese era stato il primo a parlare di »un attacco terroristico contro i musulmani« ed è volato immediamente sul luogo della strage, dopo aver ricevuto una telefonata di condoglianze da Trump, che ha offerto l’assistenza americana.
Bissonette ed el Khadir erano stati fermati dalla polizia nei minuti successivi alla sparatoria: il primo era vicino al luogo dell’attacco, l’altro vicino al ponte dell’ile d’Orleans, a una ventina di chilometri di distanza. L’assalto è avvenuto intorno alle 20 ora locale. Sono state scene di panico e caos, con i fedeli urlanti in fuga mentre sul terreno rimanevano falciati due algerini, un marocchino, un tunisino ed altri due cittadini africani, tutti tra i 35 e i 65 anni. «Perché sta accadendo qui? È una barbarie», ha commentato il presidente del centro culturale islamico, Mohamed Yangui, che al momento dell’attacco non era nella moschea.
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«È straziante vedere una simile violenza insensata», ha osservato Trudeau, dopo aver offerto soggiorno temporaneo a tutte le persone a cui è stato rifiutato l’ingresso negli Stati Uniti perché provenienti dai sette paesi a maggioranza islamica nella lista nera di Trump. Condanne e cordoglio sono stati espressi da vari leader internazionali, dal premier Paolo Gentiloni al presidente russo Vladimir Putin passando per il Papa, il quale ha «condannato fermamente la nuova violenza che genera tanta sofferenza».
La Tour Eiffel invece sarà spenta questa sera a partire da mezzanotte in omaggio alle vittime.
La Moschea di Quebec era già stata oggetto di atti intimidatori. Lo scorso giugno, all’ingresso, era stata trovata una testa di maiale in un pacco dono, accompagnata dalla scritta «Buon appetito». Circa tre settimane dopo, nel quartiere erano stati distribuiti anonimamente volantini che legavano la moschea ai Fratelli musulmani, gruppo religioso e politico nato in Egitto nel 1928. «Questa moschea è un centro di radicalismo, dove si propone ai fedeli di leggere gli scritti di ideologi che propugnano la jihad violenta, la sharia, l’inferiorità delle donne, l’omofobia virulenta», recitava il testo.
Accuse respinte dai capi religiosi del centro islamico e che rilanciano la pista dell’islamofobia.
Proprio ieri il primo ministro aveva criticato le disposizioni del neopresidente Usa Donald Trump che ha disposto la sospensione dell'ingresso negli Stati Uniti di cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica nonché la chiusura di ogni forma di accoglieza di profughi siriani in fuga dalla guerra.
Disposizioni già definite incostituzionali da vari procuratori federali che hanno disposto lo stop degli arresti e delle espulsioni delle persone in arrivo negli Usa per le quali il decreto di Trump prevede il rimpatrio.
Al momento risulta che in alcuni casi, tuttavia, la polizia non abbia ancora dato ascolto alle sospensive dispoiste dai giudici.
In risposta alle decisioni della Casa Bianca, contestate da migliaia di manifestanti anche in varie città Usa, Trudeau aveva detto che «Il Canadadarà ospitalità ai profughi di qualunque fede religiosa».
Molto più timide, per ora, le reazioni dell'Unione europea e dei governi del Vecchio Continente. Soltanto Berlino ha dichiarato chiaramente che le disposizioni Usa sugli stranieri non rispettano le norme internazionali.