Anche la Giornata in memoria dei migranti morti irrita la Lega
Si è aperta ieri nell’Aula della Camera dei deputati la discussione generale sul ddl per l’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il 3 ottobre, anniversario del tragico anniversario del naufragio del 2013 nel quale persero la vita quasi 400 persone al largo di Lampedusa.
La proposta di legge ha l’obiettivo di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso l’Italia ed è stata approvata dalla commissione Affari costituzionali della Camera a dicembre.
Dopo il via libera di Montecitorio, il testo dovrà passare all’esame del Senato.
«La giornata in ricordo delle vittime dell’immigrazione ha lo scopo di ricordare non solo le vittime del Mediterraneo, ma tutti coloro che in cerca di un destino migliore hanno messo in pericolo la propria vita. Si tratta di un esercizio di memoria importante per il Paese e soprattutto per la Lega Nord che oggi se la prende con la stessa miopia con un esercito di disperati, anziché con i suoi sfruttatori. Lega Nord che alimenta un clima di tensione, violenza ed emarginazione verso gli immigrati presenti nel nostro Paese, senza avere imparato nulla dalla storia dei migranti italiani ed europei», ha detto nel dibattito Micaela Campana, responsabile immigrazione del Pd.
«Dovremmo spendere le stesse energie che utilizziamo nei nostri dibattiti - prosegue l’esponente della minoranza dem - per dare risposte concrete a chi arriva in Italia in cerca di una seconda opportunità, sottraendoli ai mercati criminali degli scafisti. L’Italia, anche grazie all’operato del Commissario Mogherini è riuscita a far si che l’immigrazione fosse un tema europeo e non solo dei Paesi del Mediterraneo. Oggi, dobbiamo proseguire su quella strada, chiedendo il rafforzamento di Triton sia in termini economici che di obiettivo. Non basta il pattugliamento delle coste, ma deve essere previsto anche il salvataggio dei barconi in mare.
Ma allo stesso tempo è necessario che l’Europa studi un sistema che renda praticabile per queste persona la richiesta d’asilo legale, direttamente nei territori sub-sahariani, in modo da fermare i viaggi del mare. Abbiamo l’urgenza che il Mediterraneo da cimitero, torni ad essere ponte di speranze per migliaia di persone in fuga da guerre, malattie e persecuzioni».
Ma anche dedicare un ricordo ai morti nel Mediterraneo (e altrove) in fuga dalla povertà o dalle persecuzioni, sembra una pessima idea alla Lega Nord di Matteo Salvini, che reagisce con parole grosse.
«La giornata per le vittime dell’immigrazione? Il Pd non ha ritegno: incentiva i viaggi della morte con operazioni come Mare Nostrum e Triton e dopo lancia iniziative per ricordarne le vittime. Questa è ipocrisia allo stato puro», dice il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga.
«È necessario fermare le partenze per evitare i morti e l’invasione del nostro Paese, altro che giornate dei ricordi», aggiunge.
Frattanto, si apprende che sono ancora senza nome 180 dei 189 migranti morti in un altro naufragio, quello dell’11 ottobre 2013 a Lampedusa.
Appena nove quelli identificati, grazie ad un sistema, unico in Europa, che permette di rintracciare il dna e riconsegnare le salme ai parenti. Lo ha detto Rosita Grillo, dell’Ufficio del commissario straordinario del governo per le persone scomparse, istituito nel 2007, intervenendo ad un convegno della Croce rossa.
Da un anno, il commissario straordinario per le persone scomparse sta cercando di dare un nome ai 189 migranti morti nel naufragio di Lampedusa. Nove finora quelli identificati, ma il lavoro procede: la prossima settimana ci saranno i colloqui con altri 20 familiari.
A collaborare per identificare le salme, ha spiegato Rosita Grillo, oltre alle Ong, alle organizzazioni umanitarie e alla Caritas c’è anche l’Università di Milano per la ricerca del Dna. Dopo questo primo, fondamentale passaggio, si lavora per ritrovare tutti gli oggetti personali delle vittime e poi per rintracciare i parenti, che spesso si trovano in altri Paesi europei e che non aspettano altro che avere notizie dei loro cari di cui hanno perso le tracce da mesi o da anni.
L’ufficio del Commissario straordinario si occupa di tutte le persone di cui si perdono le tracce nel nostro Paese: «Circa 152 mila dal 1974 ad oggi, di cui poi 122 mila circa sono state ritrovate», ha spiegato Grillo. Delle 29 mila persone si cui non si sa più nulla, 21 mila sono stranieri, e tra questi più di 6 mila sono minori non accompagnati.
Un fenomeno, quest’ultimo, in grande crescita, visto che la maggior parte, ben 5.800, sono scomparsi negli ultimi 7 anni.