Economia e politica estera, intesa Obama-Renzi
Asse sulla crescita tra Renzi e Obama alla Casa Bianca. La sintonia tra il presidente degli Stati Uniti e il premier italiano, ieri a Washington, è partita dall'economia e ha toccato poi i principali temi di politica estera, dalla Libia al prolungamento dell'impegno in Afghanistan.
Obama si dice «impressionato dall'energia» e dal «senso di visione» del presidente del Consiglio italiano, sottolinea che «Matteo è sulla strada giusta» nello spingere le riforme, mentre Renzi parla degli Usa come «un modello», che grazie alla leadership di Obama sono «un punto di riferimento»: «L'esperienza della crescita Usa è un modello per l'Europa», insiste, «a casa nostra qualcosa non ha funzionato, con l'austerity non si va da nessuna parte. Occorre una nuova stagione di crescita ed investimenti».
Investimenti che potrebbero essere liberati anche con il Ttip, l'accordo di libero scambio tra Ue e Usa che Renzi indica come «un grande obiettivo», ma che in realtà è contestato e contrastato da un vasto movimento internazionale, perché ritenuto foriero di un ulteriore abbassamento degli standard contrattuali per i lavoratori e delle normative a tutela dei consumatori e dell'ambiente naturale. Un accordo, insiste invece il premier, verso il quale l'Italia sta «spingendo con grande determinazione».
C'è molta Europa tra i temi al centro del faccia a faccia tra i due leader alla Casa Bianca. L'Italia di Renzi è, nel giudizio del presidente Usa, avviata nella direzione giusta e mentre il premier non nasconde la preoccupazione per la situazione in Grecia e in Europa dove, dice, «bisogna lavorare con forza per trovare un accordo ed è importante rispettare il governo greco». Obama gli fa eco: «Matteo ha ragione: la Grecia deve iniziare a fare riforme importanti e prendere decisioni dure».
L'incontro è stato così l'occasione per fare il punto su numerosi dossier che vedono Roma e Washington in prima fila. La Libia è tema centrale: lo è per l'Italia «porta del Mediterraneo» che, ha confermato Renzi, è pronta ad assumere una «leadership diplomatica» nel tentativo di interrompere la spirale di violenza. Le cui conseguenze, ha ricordato ancora una volta il premier, riguardano tutti. Renzi e Obama sono entrambi convinti che senza stabilità, senza un interlocutore, la crisi libica è lontana dall'essere risolta. E non è solo «una questione di droni», ha sottolineato Obama: «La Libia è una zona a rischio terrorismo e serve un governo che controlli i confini e lavori con noi».
Obama e Renzi hanno parlato anche di Ucraina: «Noi sosteniamo gli accordi di Minsk», Mosca e Kiev li devono «rispettare», ha ricordato il presidente degli Stati Uniti. Inevitabile poi per i due partner condividere anche l'attesa che monta per la scadenza del 30 giugno riguardo agli accordi con l'Iran sul nucleare: «Le sanzioni in questo momento devono continuare» fino al raggiungimento di un accordo definitivo, ha affermato Obama, e «se l'Iran non obbedirà a questo accordo, dovremo applicare altre sanzioni», ha insistito. Italia-Usa, una cooperazione per la pace che non è in discussione, quindi, ha ricordato lo stesso Renzi, che ieri negli Stati Uniti ha confermato anche il prolungamento dell'impegno italiano in Afghanistan.