Omofobia, la maggioranza si ricompatta Ma sui tempi della legge non c'è certezza
L’approvazione del disegno di legge contro l’omofobia va avanti piano, molto piano, ma comunque si muove. E soprattutto ieri i capigruppo di maggioranza hanno confermato la determinazione del centrosinistra autonomista ad arrivare all’approvazione della legge, anche se i tempi e le strategie per superare l’ostruzionismo restano da definire, cercando di smentire l’idea che il lavoro ai fianchi fatto dalle minoranze in questi giorni e in questi mesi sia riuscito nel suo intento di fare cedere la già precaria tenuta della coalizione.
Ieri sera, a conclusione del terzo e ultimo giorno di discussione che ha consentito di arrivare solo all’articolo 3 su 17 della legge (il secondo non sostanziale è stato abrogato per consentire di far decadere un buon numero di emendamenti ostruzionistici e questo presumibilmente verrà fatto anche su altri articoli asciugando il testo per accelerare i tempi) i capigruppo del centrosinistra autonomista Alessio Manica (Pd), Lorenzo Baratter (Patt), Gianpiero Passamani (Upt) e Giuseppe Detomas (Ual), hanno firmato un comunicato stampa congiunto per dare un’idea di compattezza.
«Come ricordato più volte in questi giorni anche dal presidente Rossi, - scrivono - non è affatto in discussione il “se” questo disegno di legge verrà approvato: è un preciso impegno sottoscritto della coalizione. Una convinzione profonda che si basa sulla serenità di chi conosce nel merito il contenuto del disegno di legge: il contrasto delle forme di discriminazione fondate sulle diversità di orientamento sessuale. Serenità rafforzata dal fatto di aver cercato con forza un dialogo con le minoranze all’inizio del percorso legislativo del disegno di legge, disponibilità che non ha evidentemente portato frutti. Serenità dimostrata dal risultato di tutte le votazioni fatte».
Per questo viene sottolineato che: «La maggioranza di centro-sinistra autonomista, pur nella dialettica e nel faticoso clima imposto all’aula da parte dalle minoranze per il reiterato utilizzo di forme ostruzionistiche che rallentano l’approvazione della norma, ha votato con soddisfazione a favore del primo articolo del ddl contenente le finalità e l’oggetto della legge. Scegliendo di abrogare il secondo articolo la maggioranza ha quindi deciso di sottrarre alla polemica strumentale delle opposizioni alcuni passaggi del ddl, così da concentrarsi sull’approvazione dei punti in esso più rilevanti».
Manica, Baratter, Passamani e Detomas hanno poi stigmatizzato il comportamento tenuto in aula dalle minoranze per ostacolare l’approvazione della legge: «Chiarito una volta di più che il testo in votazione non ha dunque nulla a che vedere con i temi pretestuosi e le connesse paure che artatamente si vogliono creare nell’opinione pubblica con indecorose campagne di disinformazione, riteniamo inqualificabile ed umiliante per tutta l’aula il ridanciano gioco a rimpiattino del quale hanno dato prova in queste ore quei consiglieri di minoranza che hanno finto di attaccarsi verbalmente tra di loro così da fornirsi vicendevolmente l’occasione per ulteriori interventi “a titolo personale”, che altro fine non avevano se non quello di perdere ulteriormente tempo». In effetti, per allungare il brodo ed evitare il voto alcuni consiglieri, in particolare Rodolfo Borga e Claudio Civettini della Civica Trentina hanno usato ieri il sistema di insultarsi a vicenda. La preoccupazione del centrodestra era infatti che la maggioranza riuscisse già ieri ad arrivare all’articolo 5, quello relativo alle azioni nella scuola, ritenuto il più pericoloso. Così fosse stato per il disegno di legge si sarebbe aperta una strada quasi in discesa, con la possibilità di arrivare effettivamente all’approvazione in altre due tornate di alcuni giorni.
Ma cosa deciderà di fare ora la maggioranza? La decisione non è stata ancora presa. Oggi i capigruppo terranno una conferenza stampa ma un orientamento condiviso ancora non c’è perché restano le sensibilità diverse. Nei prossimi giorni si ritroveranno. Manica (Pd) spinge perché: «Si possa riuscire a ritornare in aula proma della legge finanziaria. Nel frattempo la maggioranza si impegnerà con iniziative informative nei confronti della popolazione sui reali contenuti del disegno di legge. C’è chi è stato spaventato da una rappresentazione che non corrisponde alla realtà». L’assessore Mauro Gilmozzi (Upt) però ha meno fretta e dice: «Sui tempi vedremo. Dobbiamo tenere conto di tante cose».
LA COALIZIONE RISCHIA LA FINE:
L'EDITORIALE DI LUISA MARIA PATRUNO
SOLIDARIETA' A CIA PER GLI ATTACCHI SUI SOCIAL
I toni della polemica in consiglio provinciale sul disegno di legge contro l’omofobia si sono infiammati ieri anche nei confronti del presidente dell’Arcigay, Paolo Zanella, per le sue dichiarazioni sull’aula definita indecorosa e indegna, sia poi per la querela annunciata dal consigliere Claudio Cia (Civica Trentina) nei confronti di Alessandro Giacomini per un post comparso sulla pagina Facebook dello stesso Zanella. Nel post Giacomini definiva Cia un «assassino» in relazione alla morte di Samuelle Daves, la transgender di Riva che ha deciso di togliersi la vita, e esortava all’uso di «armi non convenzionali». «Rimango senza parole per l’attacco rivoltomi - ha detto Cia - nel profilo Facebook del primo firmatario del disegno di legge “contro le discriminazioni” Paolo Zanella di Arcigay. Inoltre, non posso non registrare come la cancellazione di quel messaggio - del quale conservo copia e per tutelarmi dai cui contenuti ho già attivato i miei legali - sia avvenuta solamente dopo la mia pubblica denuncia dello stesso, avvenuta stamane in aula». Zanella, che fa l’infermiere e che dalle 7 di mattina ieri era al lavoro, ha dichiarato di non aver visto il post e lo ha cancellato appena informato della cosa dissociandosi da questo post. Nel corso del pomeriggio Paolo Zanella, come primo firmatario del disegno di legge, era disponibile anche a firmare il comunicato di solidarietà a Cia proposto dalle minoranze alla maggioranza, secondo la richiesta della stessa maggioranza. Ma Rodolfo Borga, portavoce delle minoranze, si è opposto alla presenza della firma di Zanella accanto a quelle dei consiglieri e dunque alla fine la minoranza ha presentato il suo documento di solidarietà e la maggioranza ne ha presentato un altro distinto. Anche il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, è intervenuto con un documento, sollecitato dalle minoranze.
«Quando - ha scritto Dorigatti - le pur aspre modalità del dibattito politico trascendono i confini dello stesso, per trasformarsi in offese alle istituzioni ed, in special modo, all’aula del consiglio provinciale, allora rischiano anche di venire meno le ragioni di un confronto, che non può mai scivolare sul piano delle contumelie e degli insulti. Sugli organi d’informazione sono state riportate dichiarazioni inaccettabili, anche se forse dettate da un crescente acuirsi delle contrapposizioni. Sui social media, inoltre, sono apparsi messaggi minacciosi e intollerabili, che hanno ampiamente superato il limite della dialettica e dello scontro politico. È dovere della presidenza del consiglio provinciale stigmatizzare e rifiutare qualsiasi comportamento lontano da logiche di sereno raffronto fra opinioni diverse». Alessandro Giacomini, che è segretario dell’Associazione laici trentini, precisa di aver scritto il post a titolo personale escludendo l’associazione e Arcigay e assumendone la responsabilità: «Sono parole forti è vero, ma le ho scritte per le dichiarazioni di Cia sulla legge dopo il suicidio di una persona non accettata dalla società».
DURI I 5 STELLE
«La discussione sul ddl contro l’omofobia a cui abbiamo assistito in questi giorni è la dimostrazione di una maggioranza codarda, passiva e divisa, priva di spina dorsale. Di fronte all’ostruzionismo di una parte della minoranza, Rossi e i suoi preferiscono andare in ritirata, usando come scusa il troppo lavoro». Lo afferma il deputato del Movimento 5 Stelle eletto in Trentino Alto Adige Riccardo Fraccaro.
«Finché si tratta di tutelare interessi personali, come nel caso dei vitalizi, la maggioranza che ci governa riesce a dare una parvenza di operatività. Ma quando si tratta di questioni più complesse che riguardano i diritti dei cittadini - aggiunge Fraccaro - ecco che emergono le visioni diverse e le posizioni inconciliabili, che il presidente Rossi non riesce a controllare».
Simile la lettura anche del rappresentante grillino in consiglio provinciale. «Interessante notare anche come la leadership di Rossi esca ammaccata da questa vicenda. Di fronte alla sua richiesta di tornare a discutere con le minoranze infatti la sua maggioranza ha deciso di fare spallucce e tirare dritto, il che significa che lui non ha più il controllo della situazione, se mai lo ha avuto», aggiunge il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle Filippo Degasperi.
LA POLEMICA SULL'ARCIVESCOVILE, ROSSI: NON USANO PIU' QUEL LIBRO
«L’Arcivescovile mi ha assicurato che il libro è stato utilizzato da un solo insegnante che oggi non insegna più in quella scuola. Io penso che alcuni temi debbano essere affrontati con un carattere di scientificità e di equilibrio e in quel libro ce c’era poco». Il presidente della Provincia, Ugo Rossi, che ha anche la competenza sull’istruzione, è intervenuto per chiedere spiegazioni all’Istituto Arcivescovile di Trento per un libro consigliato in terza media dal titolo «Voglio imparare ad amare» in cui tra le altre cose si sostiene che l’omosessualità sarebbe causata da «bisogni affettivi non soddisfatti durante l’infanzia». E inoltre nel testo, edito da Elledici, si dice che: «È alquanto opportuno accompagnare l’omosessuale affinché modifichi il suo orientamento sessuale». Il libro che propaganda posizioni di parte che non trovano un riscontro scientifico ha suscitato le rimostranze di alcuni genitori riportate martedì scorso dall’Adige e trovato un’eco nazionale visto che il caso della scuola trentina è stato citato anche dal Corriere della Sera. E ieri ha richiamato in Trentino anche un inviato di Radiorai interessato a questo caso così come alla discussione in corso sul disegno di legge contro l’omofobia.
Le rassicurazioni fornite dall’Arcivescovile sul fatto che quel libro non farà più parte dei testi consigliati agli alunni sono dunque bastate al presidente e assessore Rossi per chiudere qui la questione. «Quel libro - sottolinea Rossi - è stato utilizzato in passato da un professore in passato che oggi non insegna più e dunque non è patrimonio dell’Arcivescovile che ha una posizione di grande equilibrio su queste cose».
Il presidente Rossi ribadisce però con forza che: «Nella nostra scuola ci sono programmi di educazione di genere di cui parlano tutti confondendola ad arte con il gender, che in realtà riguarda la parità tra uomo e donna. Non c’è nessuna questione che riguarda l’omosessualità o altre cose. Certamente però nelle nostre scuole, a cura dell’Azienda sanitaria e nel rispetto dell’autonomia delle scuole, ci sono progetti contro qualsiasi discriminazione, quindi contro l’omosessuale o chiunque abbia altre diversità. Chi utilizza la paura e la preoccupazione delle persone in maniera strumentale sono certo che verrà punito dalla storia. Sono convinto che questi temi anche solo tra un anno saranno capiti da tutti». Il presidente Rossi, che ieri era impegnato a Roma, è tornato sulla questione del disegno di legge contro l’omofobia e sulla volontà di arrivare in fondo dice: «Il voto sul primo articolo dimostra che la maggioranza è compatta, sono altri che hanno cambiando idea, ovvero le minoranze, perché vogliono cavalcare il populismo e l’integralismo. E io dico che i proponenti non devono opporre ora integralismo ad altro integralismo: ci vuole rispetto come ha ricordato il presidente Dorigatti».
«Mi pare - conclude Rossi - che questa legge sia assolutamente nelle logiche della nostra maggioranza e i voti vanno in questa direzione, salvo qualcuno che si è chiamato fuori fin dall’inizio (Kaswalder, Ndr.) quindi penso che se qualcuno della minoranza vuole risedersi e fare un ragionamento utile a tutti, noi siamo disponibili. E se nella maggioranza qualcuno dichiara l’indisponibilità (il promo firmatario Mattia Civico, Ndr.) si assume la responsabilità».