Sanità, scaricabarile dopo le dimissioni di Flor La giunta incolpa Borgonovo Re e l'opposizione
Le clamorose dimissioni del direttore generale dell'Azienda sanitaria, Luciano Flor, che ha voltato le spalle al governatore Rossi e alla sua giunta, rischiano di avere pesanti riflessi anche sulla politica. Ieri il governatore e l'assessore Luca Zeni hanno indicato i «colpevoli» per le dimissioni: l'ex assessora Borgonovo Re e le minoranze che con le loro critiche avrebbero esasperato Flor. Intanto in maggioranza le acque non sono calme, Patt e Upt hanno firmato all'insaputa del Pd un comunicato che accusa la Borgonovo Re.
Presidente Rossi, lei ha dichiarato che il direttore dell'Azienda sanitaria, Luciano Flor, con il suo addio ha rotto non solo un contratto, ma il patto che c'era tra voi. E si è detto deluso anche dal punto di vista personale, perché ha disatteso la promessa che fece. Ma qual era il contenuto di questo patto? E a quando risale?
«Tutto molto semplice. Spiego perché deluso. Dopo aver conferito le deleghe della sanità a Luca Zeni, ci siamo confrontati e abbiamo condiviso che forse non era opportuno privarci del dottor Flor, sia per le sue capacità professionali che per l'esigenza di una veloce ripartenza. Ne abbiamo ovviamente parlato con lui e lui in quel momento ci ha informato di aver ricevuto alcune proposte di collaborazione anche prestigiose e che aveva manifestato agli interlocutori la sua disponibilità ad accoglierle. Si sentiva quindi in dovere di non mancare a quella disponibilità. Con lui abbiamo allora cercato di capire se c'erano le condizioni per proseguire manifestandogli la nostra fiducia (e quella di tutta la giunta) nei suoi confronti e quindi da lì ripartire per affrontare i vari temi sul tappeto.
Ci siamo detti: sì, è possibile! Abbiamo condiviso i termini contrattuali a tutti noti (contratto di 5 anni condizionato alla entrata in vigore dell'albo nazionale) e sempre assieme a lui e all'assessore Zeni avevamo concordato che il presidente della Provincia avrebbe spiegato, su sua indicazione, rispetto ai tempi agli interlocutori, che lo avevano cercato (la Regione Veneto, Ndr.), che eravamo noi a trattenerlo e che quindi la sua mancata disponibilità non sarebbe stata dettata da scarsa considerazione ma da ragioni davvero superiori.
Il resto è cosa nota: martedi 29 dicembre Luciano Flor mi manda un sms: "Devo parlarti urgentemente". Gli spiego che sono libero verso le 21.30 dello stesso giorno in Regione. A quell'ora lo incontro nei miei uffici e lì mi dice: «Domani sarò nominato direttore generale dell'azienda ospedaliera universitaria di Padova».
Quindi purtroppo nessuna possibilità di fare quanto avevamo definito, cioè avvisare i suoi interlocutori e trattenerlo con noi. Ecco perché sono deluso, anche se posso capire la frustrazione di Luciano Flor dopo due anni di continue delegittimazioni».
Flor ha detto di essere stufo di stare sulla graticola da 2 anni, quindi il suo disagio è aumentato con le polemiche degli ultimi mesi. Sapeva che si trovava male?
«Flor ha lavorato in un clima difficilissimo e di costante delegittimazione nei suoi confronti, alimentato anche purtroppo da ripetute dichiarazioni pubbliche e meno pubbliche della allora assessora (Donata Borgonovo Re «licenziata» a luglio da Rossi, Ndr.). Fin dai primi mesi del suo mandato lei si è sempre posta facendo intendere di non avere considerazione dei vertici dell'azienda sanitaria ed ha quindi costantemente scavalcato l'organizzazione aziendale, ingenerando un progressivo clima di sfiducia e di tensione interno ed esterno all'azienda che ha minato il lavoro di squadra che era invece necessario garantire quale primo dovere di chi è responsabile politico di un servizio pubblico così delicato».
L'ex assessora Borgonovo Re sostiene che se si fosse fatto il bando l'estate scorsa, come proponeva lei, a quest'ora ci sarebbe un nuovo direttore e la sanità trentina non si troverebbe in questa situazione. La vostra fu dunque una decisione miope. Con il senno di poi, visto che Flor dopo due mesi dalla riconferma ha lasciato, non pensa che sarebbe stato meglio cambiare il direttore?
«Credo di avere già risposto, ma aggiungo che chi lo ha sempre attaccato e delegittimato, ora usa la sua scelta per fare bassa strumentalizzazione politica. Della serie, prima lo usavano per delegittimare chi aveva lavorato con lui per 5 anni ed ora che se ne è andato usano ancora la sua uscita di scena per lo stesso obiettivo».
Sente qualche responsabilità per questa situazione della sanità trentina e dell'addio di Flor o è tutta colpa di Borgonovo Re, delle opposizioni, del «tradimento» di Flor stesso, dei medici che hanno espresso critiche alla nuova organizzazione dei turni?
«Un conto sono le polemiche, che sono certo troppe, e un altro la qualità del servizio che invece è fuori discussione. Conta di più la seconda delle prime. Per il futuro, spero si vi sia la consapevolezza che è pericoloso giocare col fuoco ed è assurdo che non si voglia tenere conto dei risultati eccellenti della nostra sanità che più di un organismo a noi esterno ha certificato. Basterebbe questo per dimostrare che, al di là del pur importante ruolo rivestito da chi guida il sistema, è l'insieme delle scelte fatte in tanti anni e della qualità delle prestazioni e della professionalità dei più a garantire risultati di cui tutti i trentini dovrebbero essere orgogliosi. Sono stato assessore alla sanità per 5 anni, arrivato in un momento di lacerazione fra i vertici politici e sanitari, ed ho sempre operato in costante raccordo con l'azienda sanitaria, ne ho sempre difeso pubblicamente le qualità, impostando un lavoro di riorganizzazione che per essere completato aveva bisogno di un clima di serenità e di impegno, in spirito di collaborazione e rispetto fra assessorato e azienda. Questo è ciò che è stato fino alla fine del 2013. Credo che proprio vedendo questo tipo di lavoro i trentini ci hanno, e mi hanno, dato fiducia. Purtroppo ciò che è avvenuto in questi due anni è stato l'esatto contrario e non certo per opera del presidente della Provincia ma per responsabilità precisa di chi, sull'onda di continui proclami ed esternazioni, aveva scelto un altro modo».
Per parte sua, Luca Zeni, assessore provinciale del Pd alla salute attribuisce alle forze politiche di opposizione la responsabilità principale dell'addio del direttore generale Flor, una scelta per evitare la quale né lui, né il presidente Ugo Rossi, né la maggioranza, hanno potuto fare qualcosa trovandosi di fronte al fatto compiuto: «Sono stati gli attacchi violenti a Luciano Flor da parte delle minoranze, da metà novembre in poi, e di chi ha deciso di seguire questo filone, a spingere il direttore dell'Azienda sanitaria ad andarsene».
Assessore Zeni, il direttore Flor ha dichiarato che si trovava male da molto tempo, non solo dagli ultimi due mesi. Perché allora il 19 ottobre l'avete riconfermato nel suo incarico?
«Prima del rinnovo dell'assessorato c'erano stati momenti non facili per Luciano Flor ed è vero che aveva scelto di non rimanere. Poi, con i ragionamenti che avevamo fatto insieme con lui, con me e con il presidente era cambiato il clima».
Era cambiato il clima perché era cambiato l'assessore con la revoca delle deleghe a Borgonovo Re?
Mah, io credo che in questi mesi, da quando io sono diventato assessore, siamo riusciti ad attivare una collaborazione costante e un clima molto positivo tra assessorato e Azienda. E tutte le varie decisioni le abbiamo sempre prese confrontandoci prima e seguendo un iter corretto. Flor più volte mi aveva detto: «È bello poter lavorare in maniera normale».
Cosa si è rotto allora?
«Diciamo che da metà novembre in poi c'è stata una alzata di toni e polemiche molto violente in particolare dalle opposizioni con la mozione di sfiducia e il risalto che comunque viene dato alla sanità trentina ha portato a un clima di esasperazione per lui. Per questo da settimane vedevo la sua fatica ad affrontare la polemica».
Quindi è colpa delle minoranze consiliari se Flor ha deciso di andare al policlinico di Padova?
«Dico che mi sorprendono le reazioni delle opposizioni, che invece di dire che hanno raggiunto l'obiettivo, rivendicando che è merito loro se Flor ha deciso di andarsene, fanno ancora polemica sul fatto che se ne sia andato. Lo stesso Flor ha detto che questa è la ragione: il fatto di avere un clima con una così alta percentuale di polemica, nonostante il livello alto e un riconoscimento esterno della sanità trentina, è stato determinante per la sua decisione. Da agosto in poi il clima si era molto rasserenato, fino a novembre, quando con i turni dei medici e la discussione sui punti nascita tutti i giorni c'erano polemiche molto forti con attacchi personali al direttore. A me dispiace questo risultato, perché è un professionista valido, sono convinto che il fattore determinante sia stata l'esasperazione ingiustificata della situazione trentina che l'ha portato a fare una scelta anche di vita diversa. Chi ha strumentalizzato situazioni con obiettivi politici non ha fatto bene al sistema e sarebbe più dignitoso se adesso dicesse abbiamo raggiunto l'obiettivo invece di strumentalizzare ancora la vicenda».