Piano rifiuti, gli ecologisti: il residuo non va bruciato

di Franco Gottardi

Ha combattuto per anni la battaglia contro l'inceneritore dei rifiuti, guidando Nimby assieme ad Adriano Rizzoli, portando avanti iniziative di sensibilizzazione e lunghi scioperi della fame, a staffetta e singoli. Ma adesso che il progetto di bruciare i rifiuti in un grande impianto a Ischia Podetti è morto e sepolto Simonetta Gabrielli è contenta solo a metà. Finché infatti rimarranno in campo soluzioni che possono prevedere la combustione del rifiuto indifferenziato residuo, per quanto poco ne rimanga grazie ai passi avanti della raccolta differenziata, non potrà essere del tutto soddisfatta.

«Se la scelta finale sarà quella di produrre Css ( Combustibile solido secondario derivato dai rifiuti ndr) - sostiene Gabrielli - sarà sempre una scelta che brucia materiali e mi chiedo come non ci si renda conto che sono soluzioni dell'antichità. I tempi ci stanno sempre più dicendo che bisogna fare un'attenzione estrema a come si tratta il pianeta e la paura per una scelta del genere è che alla fine col Css possa essere bruciato di tutto, perché i controlli non potranno essere così puntuali da accorgersi di tutto». 

Certo nel Quarto aggiornamento del Piano provinciale dei rifiuti qualche notizia positiva per gli ambientalisti, come per tutto quel movimento che in Rotaliana comprendeva anche gli agricoltori e molti amministratori pubblici, c'è. Una delle possibili alternative alla combustione del residuo infatti è l'adozione di un modello tipo Vedelago, dove anche l'ultimo residuo viene riutilizzato, trattato a mano e meccanicamente e trasformato in prodotto per l'edilizia e riciclato.

La scelta della tipologia di trattamento verrà affidata - ha spiegato l'assessore all'ambiente Mauro Gilmozzi - a un bando di gara a cui potranno partecipare esponenti di varie scuole di pensiero. A meno che la nuova legge nazionale in gestazione non obblighi gli inceneritori esistenti ad accogliere il residuo anche delle regioni limitrofe, spalancando le porte dell'impianto di Bolzano ai rifiuti trentini. «Se la soluzione dovesse essere quella tipo Vedelago - commenta Gabrielli - ben venga. È quella che avevamo sollecitato a suo tempo. Alla provincia dico: vi abbiamo detto tutto da molto tempo, ora siete consapevoli».

La rappresentante di Nimby ironizza e se lo può permettere, visto che quando indicava come raggiungibili obiettivi di raccolta differenziata molto ambiziosi non veniva presa sul serio. «Ricordo come avevano messo un primo limite al 50% dicendo che oltre non si poteva andare. Ora siamo a più di 70% e a Trento la raccolta non è neanche fatta bene e si potrebbe fare di più, soprattutto nel rapporto coi cittadini».

A proposito di questo Emanuela Varisco, di Trentino Pulito, insiste sul fatto che si debba lavorare molto di più per ridurre i rifiuti all'origine, lavorando con chi li produce. «Bisogna intervenire con incentivi alle imprese e detassazioni, altrimenti si rimarrà sempre avvitati ad una logica di business» sostiene. «Detto questo - aggiunge - ben venga il metodo Vedelago, di cui siamo sempre stati sostenitori». 

 

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