Biologico, Trentino in fondo classifica
Sul fronte del sostegno pubblico alle produzioni biologiche, la nostra realtà rimedia una figuraccia. Molise e Basilicata fanno meglio
Battuti dalla Basilicata, persino dal piccolo Molise. Sul fronte del sostegno pubblico alle produzioni biologiche, il Trentino rimedia una figuraccia. Si può consolare, si far per dire, solo nel confronto con la Valle d'Aosta, preceduta di poco. Ma è confronto impari, fatto con una regione alpina (128 mila residenti nei 74 comuni) che ha un quarto degli abitanti del Trentino.
La classifica, che mette in luce un Trentino che mostra di credere poco in un futuro «bio» della sua agricoltura, è frutto del confronto (in valori assoluti) tra i Programmi di sviluppo rurale 2014-'20, segnatamente della «Misura 11», destinata al sostegno all'introduzione e al mantenimento del metodo biologico in agricoltura.
Il nuovo Psr del Trentino.
Il nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-'20 del Trentino mette in campo risorse per 301.470.451,00 euro , 43,06 milioni all'anno, per sette anni, per sostenere interventi in 33 settori. Dell'importo complessivo, 129,5 milioni (pari al 42,98%) vengono dall'Unione europea attraverso il fondo Feasr, 120,3 milioni (39,914%) dallo Stato e 51,58 milioni (17,06%) dalla Provincia. Sul totale di oltre 300 milioni, le risorse disponibili della «Misura 11» per il biologico sono 2,7 milioni , poco più di 385 mila euro all'anno.
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Il confronto con le altre regioni.
L'importo che il Trentino riserva dunque direttamente alle produzioni bio attraverso il nuovo Psr è undici volte meno di quello dell'Abruzzo, 32 volte meno di quello della Basilicata, un ottantottesimo di quanto investe la Calabria, un centoquattresimo delle risorse destinate dalla Sicilia. Il Psr delle Marche stanzia per il biologico un importo 30 volte superiore, quello del Molise è più di sei volte tanto. Ma pure il confronto con le realtà vicine è significato, pur ricordando che si tratta di valori assoluti: il Veneto vi destina risorse otto volte superiori a quelle del Trentino. E l'Alto Adige, con il quale il Trentino è leader nella produzione intensiva di mele, più del triplo.
Il confronto con la Valle d'Aosta.
Solo la piccola Valle d'Aosta stanzia meno: 2.276.152,60 euro rispetto ai 2,7 milioni della Provincia di Trento. Ma al «bio» va l'1,64% delle risorse del Psr, rispetto allo 0,89 del Trentino. Sono diversi gli importi erogati. In concreto, la Provincia di Trento, per quanto riguarda il sostegno all'introduzione del metodo biologico, con il nuovo Psr destina, ad ettaro, 950 euro per le colture arboree specializzate (vite e melo), 390 euro per i prati permanenti, 500 euro per le arboree non specializzate e i piccoli frutti e 650 euro per le produzioni orticole e le altre colture annuali; per il mantenimento delle pratiche e dei metodi biologici, le cifre cambiano di poco: 900 euro per melo e vite, 340 per i prati permanenti, 450 per le arboree non specializzate e i piccoli frutti, 650 per le produzioni orticole e le altre colture annuali. In Valle d'Aosta, le risorse del Psr sono complessivamente 138.706 milioni e per l'agricoltura biologica sono appunto previsti 2,276 milioni : 56 mila euro per la conversione a pratiche e metodi biologici, 2,22 milioni per il loro mantenimento. Cambiano, rispetto al Trentino, gli stanziamenti ad ettaro: per la conversione, 600 euro per i prati e i pascoli degli allevamenti bio e 450 per le colture foraggere, 1.200 euro per melo e viti, erbe e piante aromatiche e officinali, colture orticole e piccoli frutti, 500 per i cereali; per il mantenimento, invece, 450 euro per prati e pascoli, 350 per le colture foraggere bio, 900 per melo e viti, erbe e piante aromatiche e officinali, colture orticole e piccoli frutti, 300 per i cereali biologici.