Idroelettrico e acqua nei torrenti La protesta preme sulla Provincia
Dietro front sotto forma di rinvio e di riscrittura del dispositivo. L'accordo tra Provincia di Trento e Hydro Dolomiti Energia srl (Hde) sui rilasci d'acqua nei torrenti e sul deflusso minimo vitale sarà rivisto, e la sua entrata in vigore, fissata per il prossimo 1° marzo, posticipata.
Le parole dell'assessore provinciale all'ambiente, Mauro Gilmozzi , non lasciano dubbi: «Ho una proposta, che fissa tempi e cose da fare, per tutti i soggetti coinvolti.
Li ho ascoltati e abbiamo fatto le verifiche. Ora, stiamo strutturando la proposta, prima della scadenza, poi ci prenderemo il tempo per attuarla».
Intanto, quindi, nulla cambia rispetto a quanto accade dal gennaio 2009 in Trentino. Da allora, dalle opere di presa e dalle dighe di sbarramento afferenti le concessioni di grande derivazione d'acqua a scopo idroelettrico, i rilasci sono quantificati secondo precisi criteri, fissati nel 2007 sulla base dei valori di dmv (deflusso minimo vitale) stagionale indicati nella cartografia del Pguap, il Piano generale di utilizzo delle acque pubbliche.
La revisione dei rilasci.
Su pressione dei concessionari e sulla base del bilancio idrico approvato nel 2013, da cui emerge che in certi casi, i valori del dmv previsti dal Pguap sono «sovrastimati», la Giunta Rossi ha approvato un accordo con Hde che ricalibra i rilasci minimi. A titolo di esempio, dall'opera di presa sul torrente Ambies Alto, nel periodo agosto-settembre, si passa da 115 a 85 litri al secondo rilasciati, nel torrente Algone da 173 a 127, nel torrente Arnò da 215 a 158.
La reazione diffusa.
Meno acqua in alveo, più acqua turbinata nelle centrali e più utili a bilancio. Con il risultato che lo schema di accordo con Hde, di cui per altro la Provincia è socia, ha provocato un'autentica sollevazione. Non solo degli ambientalisti e dei pescatori, che hanno ricostituito nei giorni scorsi il Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino: Amici della Sarca, Vwf, Canoa club Trento, Comitato per la difesa del fiume Noce, Federazione dei pescatori trentini, Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness, Salvarnò. Una sollevazione anche istituzionale, una rivolta pacata ma determinata che è una novità assoluta. I sindaci delle Giudicarie, con i presidenti dei Consorzi Bim Sarca e Bim Chiese, con il Parco naturale Adamello Brenta e con la Comunità delle Giudicarie, si sono mobilitati con un documento - «un fermo appello» alla Giunta provinciale - «affinché l'accordo con Hde venga profondamente rivisto».
Nel documento si spiega che dal 2009, con l'applicazione dei rilasci di dmv previsti dal Pguap, «i corsi d'acqua del nostro territorio hanno raggiunto, ad oggi, un livello di qualità ecologica, ambientale e paesaggistica più elevato rispetto al passato. Si tratta di un risultato positivo, dopo molti decenni di degrado e di depauperamento della risorsa idrica, quand'anche non distribuito ancora in maniera omogenea». Per gli amministratori delle Giudicarie, si tratta di «un risultato parziale che non può essere considerato un traguardo raggiunto, quanto piuttosto un nuovo punto di partenza, per proseguire lungo un percorso virtuoso che possa ulteriormente migliorare i nostri territori ed il rapporto tra le comunità locali con le risorse ambientali».
Le conseguenze socio-economiche.
Gli amministratori giudicariesi ricordano le Reti di riserve della Sarca per il parco fluviale e il percorso istitutivo del Parco fluviale del Chiese. Per dire che l'accordo con Hde e la ricalibrazione dei rilasci comporterebbe «una grave perdita di qualità degli elementi dell'ecosistema fiume in termini di qualità dell'acqua, di mantenimento dei valori naturalistici ed ittici, di capacità autodepurativa oltre che di qualità paesaggistica, con una conseguente perdita di valore in termini di qualità della vita e con ricaduta negative a carattere socio-economico e turistico». Valori più rilevanti degli utili a bilancio di cui gli stessi Comuni beneficiano come soci o attraverso i sovracanoni idroelettrici.