Cibo libero da veleni La lezione di Vandana Shiva
Ha riscosso un vasto successo di pubblico, in particolare tra i giovani ed i giovanissimi, l’incontro con Vandana Shiva promosso dall’associazione Ortazzo. Circa settecento persone, infatti, si sono riversate presso la sala della cooperazione trentina dove era attesa l’ecologista indiana, nota in tutto il Mondo per le sue campagne contro l’impiego di fitosanitari in agricoltura e per la preservazione della biodiversità. Tema del convegno, tenuto in lingua inglese con traduzione istantanea, era: “Per un’alimentazione e un’agricoltura libera da veleni”, dal titolo del ciclo di incontri nelle principali città italiane che vede come protagonista la fondatrice dell’organizzazione ambientalista Navdanya international.
A pochi giorni dalla marcia per il clima, che ha portato in strada centinaia di migliaia di persone in ogni angolo del globo, l’attivista ha voluto aprire la serata di riflessione proprio riferendosi ai rischi catastrofici a cui stiamo andanti incontro a causa dell’inquinamento atmosferico e del suolo, ponendo quindi l’accento sulla dannosa concentrazione di sostanze chimiche con cui spesso vengono irrorati i terreni soggetti a monocoltura.
«Sono stati fatti negli anni passati due grandi errori - ha detto Shiva - che riguardano l’enorme impiego dei combustibili fossili per lo sviluppo produttivo ed il distacco progressivo dell’uomo dal mondo naturale. Ciò, ha portato a credere che l’agricoltura potesse essere soggetta alle stesse regole della produzione industriale, e che le sostanze chimiche potessero sopperire alla progressiva sterilità di un terreno sottoposto a coltivazione intensiva. In tal modo si immettono sul mercato prodotti insalubri dallo scarso valore nutrizionale».
Uno dei primi effetti dannosi comportati dalla diffusione di diserbanti, insetticidi e fertilizzanti industriali, a quanto rilevato dall’ecologista, è la progressiva scomparsa degli insetti, in particolare di quelli impollinatori, come le api. A ciò, si aggiungono effetti dannosi diretti per gli esseri umani, tra cui la maggiore incidenza dei tumori (per la maggior parte dei casi ascrivibile, a suo dire, all’inquinamento terrestre) e di altre malattie, tra cui la stessa depressione. «Siamo una generazione - ha concluso Shiva, auspicando un rapido cambio di passo - che vede ammalare i propri figli a causa dell’inquinamento a cui noi stessi abbiamo contribuito».
In apertura del convegno è intervenuta anche Anna Rizzoli, portavoce di Agricultura Trentina, che ha fornito alcuni dati in merito all’impiego di fitofarmaci sul nostro territorio. Secondo quanto emerso, nel solo 2017 sono stati utilizzati 2.175 tonnellate di fertilizzanti, per una media di 51 chilogrammi a ettaro coltivato. «Per chiedere la fine dell’impiego dei fertilizzanti - ha detto Rizzoli - abbiamo organizzato una marcia a Trento per il prossimo 15 maggio».