Il freddo di maggio ha bloccato le api In Trentino non hanno prodotto miele
La situazione, per ora, è assolutamente drammatica: complice il maggio freddo e piovoso le api fino ad ora non hanno prodotto miele. Addio acacia, addio millefiori, mentre resta qualche speranza per castagno, rododendro e millefiori di montagna.
Un danno, ad oggi, del 100%: in nessuna valle del Trentino (ma i problemi sono anche a livello nazionale) è stato prodotto del miele.
«Tutto quello che è perso ormai è perso - sospira Marco Facchinelli, presidente dell'Associazione Apicoltori Trentini - e possiamo solo incrociare le dita per alcune tipologie. Un danno economico ingente».
Preoccupata anche Elena Belli, presidente di Apival, che fa parte della Federazione Associazioni Apicoltori del Trentino, che riunisce quattro diverse realtà territoriali (appunto Apival della Valsugana e Primiero, Apisole, Apicoltori Vallagarina e Apicoltori Fiemme e Fassa).
«Siamo al 12 giugno e non è stato fatto nessun vasetto di acacia o millefiori: a febbraio era caldo, ma poi sono arrivati freddo e pioggia e tutto si è bloccato. Inoltre non solo non abbiamo potuto fare raccolto, ma abbiamo anche dovuto nutrire le api perché non morissero. Con cosa? Si dà una sorta di sciroppo zuccherino».
Anche i consumatori, loro malgrado, si accorgeranno di tutto questo.
«Il fortissimo rischio - prosegue Elena Belli - è che non si troverà miele sugli scaffali nei negozi, ma anche nei classici stand nei mercati o nelle fiere. E anche ai Mercatini di Natale iniziano ad arrivare le disdette, perché di fatto non ci sono vasetti da mettere in vendita. Temo anche che il Festival del Miele in programma a Levico a fine agosto diventerà solo promozionale, ma con poco o nulla da offrire ai clienti».
Tornando agli apicoltori, proviamo a quantificare un po' di numeri, per capire la portata di un mondo da sempre molto sviluppato in Trentino.
«Ci sono circa 31 mila alveari, di cui 6.000 di proprietà di trentini ma posizionati fuori provincia, e i rimanententi in territorio provinciale. Gli apicoltori sono circa 1.400, calcolando anche chi lo fa per hobby e non per professione».
Secondo i dati Eurostat in Trentino un alveare vale circa 156 euro di produzione. La moltiplicazione tra il totale di alveari e il loro valore dà quasi 5 milioni di euro: sperando che un 30% del raccolto verrà recuperato nella seconda parte di stagione (una speranza più che una certezza) possiamo quindi dire che il danno economico supera i 3 milioni di euro. E per gli apicoltori non esistono assicurazioni e, almeno per ora, nemmeno aiuti dalla politica.
«Non abbiamo alcuna indennità compensativa - sbotta Facchinelli - ed è un paradosso dell'agricoltura trentina. Dalla politica, per ora, nessuna azione concreta: chiacchiere ma poi nulla, ci manca solo una protesta eclatante... Ma l'assessore Zanotelli ha detto che sta pensando a qualche azione e quindi attendiamo con fiducia».
«La Commissione apistica ha avanzato una proposta - conclude Belli - e speriamo che qualcosa si muova. Però in fretta».