Presena, agonia di un ghiacciaio in nove foto l'evoluzione (e i teloni servono a poco)
Immagini che raccontano la scomparsa di una neve che si immaginava perenne: il ghiacciaio Presena ha subito una trasformazione drammatica negli ultimi decenni. I grandi teloni bianchi che si vedono stesi sulla coltre di neve e ghiaccio sono solo un debole palliativo, più a servizio dell’economia dello sci che una soluzione al problema della continua salita delle temperature. «I ghiacciai, con il loro ritiro, ricercano un equilibrio con un’atmosfera oggi più calda a causa dell’immissione, operata dall’uomo, di gas ad effetto serra - spiega Christian Casarotto, del Muse - Siamo quindi noi che stiamo scaldando il pianeta e le azioni da mettere in pratica devono volgere verso azioni utili a contrastare l’aumento, costante in questi anni, delle temperature che, inevitabilmente, porterà all’estinzione dei ghiacciai alpini entro la fine del secolo.
I teli, quindi, restano un intervento limitato ad un’area, il Presena e pochi altri contesti alpini, iniziato per scopi scientifici e continuato per contrastare le conseguenze economiche che si avrebbero sugli impianti sciistici a seguito del ritiro del ghiacciaio». Il funzionamento dei teli è semplicemente meccanico: lunghi un centinaio di metri l’uno, larghi circa sette, vengono saldati l’uno all’altro e srotolati lungo una porzione di ghiacciaio, per essere poi saldati ai bordi e mantenuti fermi con dei sacchi di sabbia. Si posizionano a primavera e si ritirano prima dell’inizio dell’inverno. «La radiazione solare estiva - spiega Casarotto - invece di colpire direttamente neve e ghiaccio portandoli a fusione, nelle zone in cui è stato disteso il telo ritorna verso l’atmosfera limitando la fusione di neve e ghiaccio. Dove il telo non è stato posizionato, il ghiacciaio è quasi completamente sparito. Questo, però, non significa che per contrastare il ritiro dei ghiacciai basterebbe coprirli con i teli. Non è assolutamente immaginabile pensare di avere tutti i ghiacciai delle nostre montagne incerottate con i teli!».
La gestione dei teli è piuttosto laboriosa, se qualche risultato lo danno, riguarda la funzionalità delle piste da sci per l’economia del turismo invernale. Gianluca Tognoni di Meteotrentino ha fatto un sopralluogo proprio sul Presena nei giorni scorsi: «C’è già ora, a metà estate circa, una differenza fra le zone coperte con il telo e quelle dove il telo non c’è di circa 2 metri di spessore della neve - spiega -. Con il telo si è riusciti a conservare la neve dell’inverno e anche parte del ghiaccio. Il telo, oltre a proteggere dalla radiazione solare, crea un effetto freezer: sotto al telo le temperature rimangono più basse rispetto a quelle dell’aria e la neve si conserva meglio. Ma dove il telo non c’è non solo è andata via la neve più recente ma ha iniziato ad intaccarsi anche il ghiaccio sottostante, compromettendo ulteriormente il ghiacciaio». Il posizionamento dei teli è un’esperienza che in Trentino si sta facendo anche in Marmolada, per conservare le zone funzionali all’attività sciistica. «Una cosa importante sta inoltre succedendo in Presena - aggiunge Casarotto - le zone fuori dal telo dove la fusione è accelerata si stanno staccando dal corpo principale e quando un ghiacciaio si frammenta firma la sua estinzione. Perché più zone sono a contatto con le rocce più ricevono calore, sciogliendosi di conseguenza».