Tre ibis «in sosta» vicino all'aeroporto
Si chiamano Lancillotto, Donatello, Vitorio (con una «t» sola): sono i tre esemplari adulti di ibis eremita che venerdì mattina si sono fermati a Trento sud, nella zona dell'aeroporto, tappa della loro rotta migratoria verso sud. Provengono dall'Austria, dove è partito il progetto per la reintroduzione della specie in Europa. Fino al sedicesimo secolo l'ibis eremita viveva nel Vecchio Continente, era diffuso nelle città italiane, nidificava nelle zone rocciose a ridosso del Garda. Ora è diventato uno degli uccelli più rari al mondo. I tre esemplari sono stati individuati venerdì mattina a Trento da Karol Tabarelli de Fatis, esperto del Muse, grazie all'applicazione «animal tracker» che permette di verificare la posizione degli uccelli, dotati di un gps a energia solare posto sul dorso. A Borgo Valsugana, invece, è stata avvistata una femmina, Ipazia.
Nicoletta Perco, referente di Waldrapptem, il progetto per la reintroduzione dell'ibis eremita, fa innanzitutto una raccomandazione: «Non bisogna assolutamente dare loro cibo, anche se possono dimostrare confidenza. Meglio non avvicinarli per non modificare il loro comportamento migratorio. Se questi uccelli si fermano qui per l'inverno, perché pensano che ci sia sempre chi porta loro cibo, rischiano di morire. Sono insettivori, si nutrono di lombrichi e di qualche piccolo rettile che trovano nel terreno, cibo che con il freddo non è disponibile. Stanno rientrando verso il quartiere di svernamento a Orbetello, impiegano circa tre giorni. A Trento potrebbero essersi fermati per rifocillarsi e perché c'era brutto tempo. Sono soliti riprendere il viaggio quando smette di piovere».
Ai primi ibis reintrodotti è stata «insegnata la strada» verso il sud Europa, dove passare l'inverno. «Trento si trova sulla rotta di migrazione - prosegue Nicoletta Perco - Si tratta di uccelli rilasciati con il metodo dell'impriting: i primi, provenienti dal parco Natura Viva di Verona che è nostro unico partner italiano nel progetto, sono stati allevati dall'uomo, lo hanno creduto genitore adottivo e poi seguìto quando a bordo di un parapendio a motore ha insegnato la rotta che va dai quartieri riproduttivi in Austria e in Baviera fino al sito si svernamento. Una volta imparata la rotta, gli uccelli hanno iniziato a migrare da soli gli anni successivi e tramandato a loro volta la conoscenza ai giovani. Il progetto ha mosso i primi passi nel 2003 e da progetto di studio è diventato progetto di reitroduzione nel 2014 quando ha ottenuto l'approvazione dell'Unione Europea ed i finanziamenti nell'ambito dell' "Life plus biodiversity"».
Sono 110 gli esemplari dei quartieri riproduttivi di Austria e Baviera che passeranno l'inverno in Italia. Si tratta di ibis migratori. In Spagna si sta reintroducento un progetto simile, ma che riguarda una popolazione stanziale. In natura gli ibis sono meno di mille: l'unica popolazione selvatica conta 600 esemplari ed è in Marocco, stanziale. In Siria sono stati scoperti sette esemplari migranti: si sono ridotti in pochi anni, fino a scomparire nel 2015. Altri mille esemplari sono negli zoo di tutto il mondo. «L'ibis eremita è una specie protetta e a rischio: è un uccello che dà confidenza all'uomo ed è a rischio bracconaggio, forse perché confuso con altre specie - prosegue Perco - Abbiamo pochi dati storici, ma la scomparsa dall'Europa risale a circa 500 anni fa a causa del forte prelievo, forse per gli abbattimenti a causa del carattere troppo confidente, forse perché i nidi erano facile preda». C'è una pagina Facebook a loro dedicata: «Bentornato ibis», per scambiare informazioni e foto di avvistamenti.