Vaccini, basta estremismi Ragioniamo solo sui fatti
Continua il nostro dibattito sulla questione dei vaccini. Dopo l'allareme lanciato dall'Azienda sanitaria («Ci si vaccina poco») e la replica dell'Associazione «Vaccinare informati» («Va garantita la libertà di scelta»), interviene, con questo editoriale, il neonatologo Dino Pedrotti:
«Da una vita cerco di fare «l’avvocato dei bambini» e cerco di essere il più aggiornato possibile per difendere i loro basilari diritti a nascere e crescere sempre più sani e più felici. Ho anche compiuto errori, ma ho dovuto lottare spesso contro le Istituzioni e anche contro le multinazionali dei farmaci e dei latti in polvere; anche contro colleghi troppo interventisti o non aggiornati; e anche contro il parere di certi genitori che presumono di essere aggiornati sulle strategie di «prevenzione primaria». La prevenzione primaria si attua soprattutto in gravidanza e nei primi anni di vita e si basa su serie ricerche internazionali.
Da qualche decennio esiste una «medicina basata sull’evidenza», per cui in ogni parte del mondo ogni ricerca può venire controllata e verificata. Ho appena preso posizione a proposito dei bambini cresciuti con genitori omosessuali: ci sono ancora molti dubbi, ma non posso non considerare tutti i punti di vista, escludendo comunque quelli dei fondamentalisti e di chi cala le verità dall’alto senza basi razionali.
Nel caso dei vaccini ricordo le forti polemiche di due anni fa su questo stesso giornale. Come gli omosessuali sono meno del 5% della popolazione ma «appaiono» numerosissimi nelle manifestazioni e sulla stampa, così solo il 5% dei genitori non vaccina i figli, ma dominano su internet (ricordo che su facebook due anni fa leggevo un 90% di interventi contro di me… ). E tutto questo sempre «in nome della libertà». La presidente dell’associazione «Vaccinare informati» pretende che ci sia «libertà di scelta» da parte dei genitori nel vaccinare i figli. E, per poter scegliere, chiede informazioni corrette e complete, non pilotate e scorrette. Le informazioni, secondo lei, sarebbero «pilotate dalla spinta delle grandi case farmaceutiche» e i singoli medici ne sarebbero succubi.
Quello che non accetto da queste persone è essere trattato da succube e ignorante. Non accetto che si dica che non vi sono informazioni sui «gravi danni permanenti da vaccino»: ci sono, sono ben documentati e non è affatto vero che non vengano «mai detti dalle autorità». I dati sono disponibilissimi, come quelli sui danni da altri farmaci.
Non è poi vero che i gravi danni da vaccini siano «tanti»: sono eccezionali, valutati con rischi 10-100 volte inferiori ai gravi danni delle malattie evitate (1 su 20.000-100.000). Ricordo bene nell’era prevaccinale, negli anni ’60-’70, i due-tre casi all’anno in provincia di cecità o cardiopatia da rosolia, diversi casi di poliomielite, qualche caso di tetano, le decine di casi di meningite (meningo-pneumococco, emofilo…), i tanti ricoveri da pertosse e le encefaliti da morbillo (almeno una su 5000 casi, purtroppo tuttora presenti)… E ricordo che, dove non si vaccina, tornano la difterite (150.000 casi in Russia vent’anni fa) e la polio (qualche caso rilevato in Siria).
Non accetto discussioni sui «numeri», tutti a favore dei vaccini, sperimentati e garantiti dalle istituzioni internazionali. Tutta la mia vita di neonatologo si è basata su «numeri e confronti»: meno morti, meno danni, meno risorse impegnate, più gradimento e cultura attorno all’evento nascita. Questi sono i pilastri della «prevenzione primaria»; e, dopo l’igiene, i vaccini sono un pilastro di prevenzione primaria nel mondo, perché garantiscono difese adeguate e buoni risultati per la salute dei bambini. È qui che si deve parlare di «diritti».
I «genitori» hanno responsabilità e non il diritto a fare quel che vogliono; sono i «bambini» ad avere il diritto alla migliore salute. Si sa che questo diritto è stato calpestato da uno pseudo-ricercatore, tuttora difeso dagli anti-vaccini, che nel 1998 ha esposto dati falsi su casi di autismo dovuti al vaccino antimorbilloso (caso Wakefield, discusso qui due anni fa): questo ha comportato centinaia di gravi danni da morbillo. Anche l’allarme, solo mediatico, per il vaccino antiinfluenzale ha comportato più morti per influenza lo scorso inverno.
La signora Filippi ci ripete che bisogna fare ricerche su vaccinati e non. E io ripeto che è impossibile, perché vi sono troppi fattori confondenti: bisogna riconoscere che le famiglie dei non vaccinati seguono regole e stili di vita più sani e sobri (e non si ammalano per morbillo o pertosse perché è vaccinato il 90-95% dei loro coetanei).
I genitori hanno diritto sì ad essere informati, ma mi dà fastidio che si continui a ripetere di non essere informati abbastanza e di essere incompresi e trattati da fanatici... È anche vero che troppe volte vi sono medici incerti: un’indagine su un recente vaccino rivela che la metà dei medici ha dato indicazioni negative o contrastanti. L’Azienda sanitaria fa già molto; si parla di vaccini perfino nei corsi di preparazione alla nascita. Io stesso ogni mese parlo delle scelte da fare ai futuri genitori. I vaccini non si devono imporre dall’alto (praticamente in Trentino è stato tolto l’obbligo), ma nemmeno essere lasciati al parere dei genitori: se vi sono chiare evidenze che migliorano molto la salute dei bambini, «è diritto dei bambini essere vaccinati». Non c’è stato del mondo in cui non si vaccini!
Oggi la percezione del pericolo per molte malattie è praticamente assente, c’è una cultura della diffidenza per ciò che è pubblico, si diffonde il bla-bla di facebook… Ed ecco spiegato il calo dell’1-2% nelle coperture vaccinali, che restano comunque sempre superiori al 90% (con dati poco positivi per il morbillo, sull’86%: valore troppo basso per l’eliminazione della malattia). «Vaccinare informati» sì, ma sempre vaccinati!»