Educa, storie di migrazioni con teatro e dialogo
La compagnia teatrale Domirò dell’Istituto Don Milani di Rovereto, questa mattina, al festival di Educa ha fornito spunti di riflessioni con la rappresentazione di “Altrove”, storie di migrazioni che da Ulisse arrivano fino ai giovani d’oggi. A seguire Maddalena Colombo, Vincenzo Passerini e monsignor Lauro Tisi hanno dialogato coinvolgendo anche i giovani attori in scena sulla circolarità e necessità del fenomeno migratorio, che dobbiamo imparare a gestire.
I ragazzi della compagnia teatrale del Don Milani con passione hanno svolto un lavoro di ricerca e di documentazione sperimentandosi in un percorso educativo sulla migrazione e sull’andare “Altrove”, dove s’impara ad essere umili e ci si scontra con stereotipi e pregiudizi.
E così come Ulisse, il primo tra i grandi viaggiatori naufraghi si chiede se sarà accolto, i giovani oggi costretti a lasciare la loro terra devono affrontare un difficile cambiamento al pari degli italiani che a fine Ottocento hanno migrato per rincorrere il sogno americano e per trovare condizioni di vita migliori.
In scena storie di tutti i tempi “Io ero Ulisse, non ero nessuno, ora sono tutti voi”; con queste parole i ragazzi si sono congedati dal caloroso pubblico, rimasto a seguire il dialogo che ha visto coinvolti anche gli stessi giovani attori. Riprendendo le parole di Kant citate nello spettacolo sulla circolarità della terra che fa sì che tutti migrando siamo destinati prima o poi ad incontrarci, la studiosa dei flussi migratori Maddalena Colombo ha parlato della necessità di gestire un fenomeno che coinvolge ognuno di noi, in quanto “siamo tutti naufraghi su di un terreno che non ha niente di solido sia da un punto di vista culturale, politico e sociale.”
Vincenzo Passerini, presidente CNCA del Trentino Alto Adige, a proposito degli stranieri e dei profughi visti come i portatori di tutti i mali, sottolinea l’importanza di avere sempre qualcuno che tenda una mano nel difficile momento di cambiamento e di sacrificio. “Tutte le civiltà sono basate sulla migrazione e sull’andare ‘Altrove’ – sostiene Passerini – e quindi dobbiamo imparare ad accogliere lo straniero, perché tutti noi sperimentiamo la fragilità di essere affidati agli altri.”
Un ulteriore rinforzo a queste parole è giunto dal vescovo di Trento Monsignor Tisi che ha detto: “Nel momento in cui noi smettiamo di migrare siamo ‘Altrove’, fuori dalla realtà. Il naufragio di chi rimane all’interno del porto a lucidare la barca che gli marcisce sotto i piedi, fa sì che rimaniamo ancorati al nostro ego, arrabbiati, aggressivi e scontenti. Il sistema occidentale è di lucidatori di barche, poiché abbiamo perso l’attitudine di migrare, e quindi ben vengano i naufraghi e i migranti che hanno ancora la capacità di osare e di rischiare. Emigrare è umano, mentre rimanere in porto vuol dire essere lucidatori di barche.”
Le storie dei viaggiatori e dei migranti rappresentate dagli studenti dell’Istituto don Milani di Rovereto sono state costruite e in parte sperimentate attraverso un processo educativo. E a tal proposito Piergiorgio Reggio, presidente della Fondazione Franco Demarchi che insieme al comitato di Educa ha promosso l’evento, ha sottolineato come “il processo di sperimentazione compiuto dai ragazzi in scena comprenda una dimensione educativa che aiuta a modificare un comportamento. Questo aiuta a guardare il mondo e a non accettarlo così. Aiuta ad avere uno sguardo critico, proprio come insegnava ad avere don Milani.”