Da Montevaccino al Padova Luca Ravanelli: «Sogno la A»
Il minuto è il trentaseiesimo, la partita è Verona - Padova del 26 agosto. Luca Ravanelli, giovane difensore biancoscudato classe 1997, l’area avversaria non la frequenta spesso. Eppure, una volta battuta la punizione sulla trequarti, Ravanelli vede arrivare il pallone e sa che può metterlo in rete.
La sua casacca numero 20, scelta per ricordare il preparatore Paolo Bianco ai tempi del Sassuolo, si stacca dunque dalla marcatura, scattando sul filo del fuorigioco. Una spaccata volante, un gol che vale il pareggio nel derby veneto al Bentegodi. È un momento di gioia infinita e liberatoria per un ragazzo che non ama la luce dei riflettori e che, paradossalmente, tende ad interessarsi poco di calcio. Destini che si incrociano, quelli dei calciatori trentini che hanno raggiunto alti livelli. Pochi giorni fa parlavamo infatti di Fabio Depaoli, in forza al Chievo, che ha avuto l’onere e l’onore di marcare Cristiano Ronaldo in quello stesso stadio.
Oggi però, con altrettanta grinta e determinazione, un altro giovane trentino ha toccato il cielo con un dito. Luca Ravanelli, nato a Trento e residente in quel di Montevaccino (800 abitanti, frazione montana a 700 metri sopra il livello del mare, transitando da Martignano) ventun anni fa, ha segnato il suo primo gol da professionista in Serie B.
Ravanelli, possiamo dire “buona la prima”, in una serie B quest’anno del tutto particolare?
«Assolutamente, possiamo dire così! La serie B mi ha impressionato subito, ma cominciare con un gol al Bentegodi, stadio in cui non avrei nemmeno mai immaginato di giocare, è stato un sogno che si è avverato. Una dedica? A mio padre Giuliano, per tutti i sacrifici che ha sempre fatto permettendomi di seguire la mia passione.
Un campionato che offre poi altri importanti palcoscenici, in città che hanno già conosciuto la massima serie. Mi è bastata un’occhiata al calendario per capire il livello di quest’anno: Crotone, Benevento, Verona, Palermo e Pescara, sono tutte squadre incredibili. Calpestare questi campi trasmette emozioni uniche, non posso dire con certezza quali saranno i nostri obiettivi nel corso della stagione ma so che lotteremo per ottenere il massimo».
Cosa cambia nella vita di un ragazzo di 21 anni che gioca da professionista?
«Premetto che non mi sento assolutamente ancora un calciatore affermato, anche se ammetto che questo era il mio sogno fin da bambino. Per ora è cambiato poco nella mia vita, ma so che dovrò continuare a lavorare per dimostrare quanto valgo giorno dopo giorno e fare di questo sport il mio lavoro».
Un rapporto completamente diverso con stampa e tifosi, ma anche compagni ed allenatore?
«Ovviamente sì. Quando giochi in Primavera stai con ragazzi della tua età, ma a questi livelli giochi contro persone che hanno alle spalle squadre ed esperienze importanti. Sei il giovane che deve mettersi a disposizione. Con tifosi e stampa ho un buon rapporto, ma non amo attirare troppo l’attenzione e preferisco lasciar parlare gli altri».
E quella prima panchina in serie A, durante Fiorentina-Parma, se la ricorda?
«È stata un’esperienza splendida, anche se ottenuta con un pizzico di fortuna. Venni espulso in Primavera e Santacroce, difensore della Prima squadra, si infortunò. Vista l’emergenza mi convocarono. La situazione del Parma oramai era già chiara a tutti (la società era allo sfascio allora, ndr), ma fu comunque un momento bellissimo per me. Ottenni poi un’altra convocazione un anno e mezzo fa, questa volta però con il Sassuolo e nuovamente contro la Fiorentina».
Chissà che non capiti una nuova occasione... magari, questa volta, per scendere in campo da titolare e segnare un gol.
«La serie A rimane l’obiettivo per il quale lavoro ogni giorno, ma come detto non mi sento ancora un calciatore affermato. Certo, giocarci ed incontrare alcuni dei miei idoli, Acerbi su tutti (il difensore oggi alla Lazio, ex Sassuolo, un esempio, ndr), rimane un sogno da realizzare. Tuttavia anche in serie B ci sono nomi importanti, basti pensare a Giampaolo Pazzini che ho affrontato pochi giorni fa. Per quanto riguarda i gol… preferisco far segnare gli altri!
LA SCHEDA
Luca Ravanelli nasce il 6 gennaio 1997 e risiede a Montevaccino, piccola frazione del comune di Trento. Muove i primi passi nel mondo del calcio nella compagine grigio-rossa del Calisio. Passato poi al Mezzocorona, supera successivamente un provino con il Parma, che lo tessera nella stagione 2013-2014.
Con la società emiliana conquista, dalla Primavera, la prima convocazione nel massimo campionato, andando in panchina nella sfida contro la Fiorentina (terminata 3 a 0 in favore dei Viola) il 18 maggio 2015. Dopo il fallimento della squadra parmigiana passa al Sassuolo, squadra in cui milita dal 2015 al 2017.
In due stagioni diviene capitano della Primavera e conquista il Trofeo di Viareggio nel 2017, con i nero-verdi che si impongono ai calci di rigore contro l’Empoli. Anche in questo caso va menzionata una panchina nella massima serie, nel 2-2 tra Sassuolo e Fiorentina dello scorso 7 maggio 2017. Arriva a Padova con la formula del prestito, segnando complessivamente due reti in 17 presenze nella scorsa stagione in serie C e conquistando il primato nel girone B.
Uno dei due gol arriva contro il Livorno nel 5 a 1 che, unitamente allo 0-1 sul Lecce, regala al Padova la Supercoppa di Serie C. Nella stagione appena iniziata Ravanelli è sceso in campo contro il Bologna (rosso-blu vincenti 2-0) allo stadio Dall’Ara per la Coppa Italia, mentre proprio lo scorso 26 agosto ha siglato il suo primo gol in Serie B contro il Verona, alla prima presenza in cadetteria.