Olimpiadi 2020, è Milano-Cortina niente "Dolomiti" nel logo né richiami al Trentino
Non ci sarà alcun richiamo alle Dolomiti nel simbolo delle Olimpiadi. E nemmeno nella dicitura dei Giochi invernali del 2026, che continuerà a restare Milano-Cortina. Lo ha fatto capire in modo chiaro Giovanni Malagò al presidente della Provincia e ai suoi assessori a margine del Festival dello Sport, svoltosi negli scorsi giorni a Trento. Il numero uno del Coni ha ribadito che, salvo improbabili e clamorosi colpi di scena, non si può tornare indietro.
L’assessore allo Sport Roberto Failoni conferma, in qualche modo, la notizia: «Abbiamo sempre saputo che sarebbe stato difficile mettere le Dolomiti nel nome e nel simbolo dei Giochi che vedranno in prima linea anche il Trentino. Vedremo come andrà a finire, ma comunque sono certo che riusciremo ad essere protagonisti».
A rendere impossibile il ritocco del simbolo in extremis c’è anche una ragione di carattere politico: la contrarietà a farlo del Veneto e della Lombardia, che attraverso Cortina e Milano vogliono ricavare il massimo per sé in termini di visibilità e ritorni economici.
Procede invece spedito l’iter per la creazione di una Fondazione di diritto privato, e non una Spa, incaricata di gestire la macchina organizzativa delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. Il Trentino sarà rappresentato nella governance da Maurizio Fugatti o da un assessore. Presumibilmente quello dello sport. Per il ruolo dell’amministratore delegato si fanno, tra gli altri, i nomi di Vincenzo Novari, ex ad di “3” - il favorito - quelli di Tom Mockridge, manager che ha lanciato Sky Italia, e di Alberto Baldan (ex Rinascente). Accanto alla Fondazione per la gestione sportiva, dovrebbe essere anche realizzata un’agenzia per le infrastrutture di collegamento. E ci saranno dei Comitati olimpici locali, pure in Trentino.
L’intenzione della giunta è quella di dare vita ad un gruppo di lavoro composto da tecnici e di ricorrere il meno possibile ad incarichi politici. Nel Comitato resta alta la possibilità di vedere entrare il consigliere provinciale, esperto nell’organizzazione di grandi eventi agonistici invernali, Pietro De Godenz.
Se dovesse essere chiamato a svolgere questo incarico, De Godenz lascerebbe il suo posto in Consiglio a qualcun altro: probabilmente a Gianpiero Passamani o a Vittorio Fravezzi.
Sulla questione costi, intanto, il confronto di Lombardia, Veneto e Trentino con Roma è costante: il “prezzo” dei Giochi è stimato in circa un miliardo e mezzo di euro. Un miliardo arriverà da Comitato olimpico internazionale, resta da capire chi dovrà farsi carico della parte restante. L’assessore Failoni a tal proposito si dichiara abbastanza fiducioso sul contributo del governo: «Il ministro dello Sport Vicenzo Spadafora ha promesso che l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte interverrà e prevederà risorse per la partita del 2026. Entro novembre dovrà arrivare anche la legge olimpica». Solo per realizzare il nuovo stadio del ghiaccio di Piné, coperto e con una capienza di circa 5.000 posti a sedere, si prevede un investimento complessivo di una trentina di milioni di euro.
I Giochi invernali saranno comunque un affare: è la conclusione di tre studi effettuati dalla Sapienza, dalla Bocconi e da Cà Foscari. Secondo gli esperti del prestigioso ateneo milanese i possibili ricavi derivanti da questo evento possono arrivare fino ai 3 miliardi di euro. I posti di lavoro generati nelle varie fasi, dalla preparazione fino alla conclusione e anche oltre dell’evento, saranno più di 23mila nelle tre regioni interessate.
Saranno, invece, circa 1.140 gli atleti e i tecnici che arriveranno in Trentino, con il 100% delle strutture alberghiere contattate che hanno già espresso la propria disponibilità ad ospitarli per l’intero periodo, mettendo a disposizione oltre l’80% delle proprie camere.