Ferrata «Ottorino Marangoni» il nuovo percorso fa discutere
Non è stata ancora ufficialmente aperta, eppure la ferrata «Ottorino Marangoni», fresca di ristrutturazione, sta già facendo discutere. Qualcuno l'ha già percorsa - ieri sulla parete del Biaena si notava qualche «puntino» in movimento - e le prime impressioni hanno fatto il giro del paese, in attesa di Pasqua, quando un'ordinanza toglierà definitivamente il divieto di accesso in vigore da ormai tre anni
MORI - Non è stata ancora ufficialmente aperta, eppure la ferrata «Ottorino Marangoni», fresca di ristrutturazione, sta già facendo discutere. Qualcuno l'ha già percorsa - ieri sulla parete del Biaena si notava qualche «puntino» in movimento - e le prime impressioni hanno fatto il giro del paese, in attesa di Pasqua, quando un'ordinanza toglierà definitivamente il divieto di accesso in vigore da ormai tre anni.
Per la messa in sicurezza, ovviamente, si è dovuto intervenire anche sul percorso, modificando in qualche modo l'opera costruita da un gruppo di satini nel 1976 e che poi ha reso famosa Mori tra gli appassionati di tutta Europa, Reinhold Messner compreso.
Ciò non significa che la «nuova» ferrata perda di attrattiva, e nemmeno che sia più semplice da affrontare, ma gli estimatori della via aperta 38 anni fa non potranno fare a meno di notare alcune differenze. «Prima c'erano meno staffe, ci si sollevava con la sola forza delle braccia. È sicuramente più attrezzata e permette di tirare di più il fiato tra uno stacco e l'altro, ma rimane la più impegnativa tra le ferrate Sat in Trentino», spiega Ester Pisetta, presidente della sezione moriana della Società alpinisti tridentini che ieri, con altri volontari, era impegnata a ripulire i sentieri di accesso nella zona di Montalbano.
Comune e Provincia hanno pagato 300mila euro per mettere in sicurezza il percorso, che prima della chiusura era stato interessato da numerosi crolli: la cresta superiore è stata ripulita e il tracciato di 500 metri è stato rifatto secondo le normative vigenti, spostando l'uscita in località Celle verso destra. «Prima il finale era fatto da qualche fittone per appoggiare il piede e da qualche piastrina in ferro per la mano. Negli anni tutti gli appoggi naturali sono stati usurati e la bocciardatura (la lavorazione con un particolare martello n.d.r.) non era più sufficiente per ripristinarli», sottolinea la presidente.
La «Ottorino Marangoni», parola di esperti, rimane comunque una ferrata panoramica, che vale la pena di percorrere anche solo per l'accentuata esposizione, rarissima da trovare a quote così basse e con un accesso facile e possibile durante tutto l'arco dell'anno. Gli interventi fatti sono quelli obbligatori per legge e che si ritrovano in tutte le ferrate ristrutturate recentemente. «Non è da consigliare per chi è alle prime esperienze, questo è poco ma sicuro. Quello che noi chiamiamo "Lo spigolo del dubbio", ad esempio, è rimasto con tutte le sue insidie; un angolo di roccia, a tre quarti del percorso, che isola lo scalatore dalla visuale di chi è con lui».
Un percorso che presenta un maggiore accompagnamento da parte dell'attrezzatura, ma che quindi non toglie il brivido di rimanere sospesi nel vuoto e nemmeno la vista mozzafiato sulla Vallagarina che la ha resa famosa negli ultimi quarant'anni. Dalla prossima settimana i climber di tutta Europa potranno di nuovo lasciare i loro nomi sul libro firma incastonato nella roccia a metà ferrata, sopra il santuario di Montalbano, accanto ai grandi dell'alpinismo come Sergio Martini, Fausto De Stefani e il polacco Jerzy Kukuczka.