Regionali, Dellai a Belluno con gli autonomisti del Bard
Tour elettorale bellunese, oggi, martedì, per l’ex presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, oggi deputato e capogruppo di Per l’Italia alla Camera, già presidente della Provincia autonoma di Trento. Dellai scende in campo personalmente accanto al movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard), che corre alle regionali a sostegno della candidata del centrosinista Alessandra Moretti, in virtù di un’intesa siglata con il Pd regionale per la rapida approvazione di una legge destinata a favorire l’autogoverno provinciale. La proposta di legge, presentata in Parlamento un paio di settimane fa, porta le firme, fra gli altri, dello stesso Lorenzo Dellai e del deputato Svp Daniel Alfreider.
Una settimana fa a incontrare i cittadini in una serata elettorale del Bard era stato l’attuale presidente trentino, Ugo Rossi (Patt), a Feltre. Diverse le apparizioni dell’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann, rieletto l’anno scorso anche con i voti bellunesi (oltre 6 mila preferenze con la Stella alpina a sfiorare il 10%).
Gli incontri di oggi con Dellai sono in programma alle 18 Pedavena, nella storica birreria con il candidato Andrea Bona, e alle 20.30 a La Valle Agordina, nel cuore delle Dlomiti, con il candidato Danilo Marmolada.
La base del’intesa con Il Pd prevede il ritorno a un ente provinciale forte e eletto direttamente dai cittadini (dopo la riforma dell’anno scorso i membri sono scelti dai consiglieri comunali): un nuovo contesto istituzionale cui trasferire poi le competenze dell’autonomia che la legge veneta (inattuata) prevede per il Bellunese.
A infiammare questi ultimi giorni di campagna elettorale è stato anche il rinfocolarsi della polemica sul destino della Camera di commercio. La legge nazionale concede alla provincia interamente montana di Belluno di mantenere l’autonomia evitando l’accorpamento con altre realtà; ma i vertici locali affermano che mancano le risorse finanziarie per proseguire la gestione indipendente e propongono una fusione con Treviso. Una prospettiva vista come fumo negli occhi da molti, imprenditori compresi, alla quale il Bard replica proponendo, semmai, di cooperare con la Camera di commercio di Trento, vista l’affinità fra i due territori e l’enorme distanza - geografica e socioeconomica - che separa le vallate bellunesi da Treviso.
«La Camera di commercio di Trento mi risulta disponibile e interessata a collaborare con Belluno», commenta Dellai, caldeggiando un dialogo tra i due enti camerali. «Una sinergia tra Trento e Belluno - prosegue l’ex presidente - è interesse reciproco per i territori. Il riordino dei servizi non può prescindere dai modelli di sviluppo; il tessuto delle imprese bellunesi è simile a quello trentino, non a quello delle realtà venete. L’aggregazione di Trento e Belluno, poi, sarebbe coerente con i risultati ottenuti con l’accordo nazionale dal Bard: il ritorno all’elettività è un passo politico verso l’autonomia, e anche il mondo economico deve muoversi nella stessa direzione, per un’impostazione più dolomitica»
Gli fa eco Andrea Bona: «In questi giorni, sono stato avvicinato da imprenditori e esponenti delle associazioni bellunesi che esprimono le loro perplessità a una fusione con Treviso e mi chiedono se veramente c’è la possibilità di un’aggregazione con Trento. La risposta, come confermato da Dellai, è sì, ma serve un segnale. La fusione di Belluno con Treviso non sarebbe una semplice aggregazione, ma significherebbe il dissolvimento della nostra economia in un sistema completamente estraneo all’area alpina. Ecco perché la scelta dell’aggregazione con Treviso va stoppata ora, e chiedo al presidente Curto di aprire un confronto con il suo omologo di Trento».
Sul fronte del disegno autonomistico per il quale lavorano i tre candidati, sostenuti dal centrosinistra autonomista trentino e bolzanino, lo stesso Andrea Bona spiega il senso della presenza del Bard (con tre candidati nella lista Veneto Civico, oltre a lui, l’agordino Danilo Marmolada e Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore): «L’obiettivo è arrivare a una Provincia bellunese che dia più rappresentanza alle terre alte, tutela delle nostre minoranze e una gestione politica più corrispondente alle esigenze di un territorio particolare quale quello dolomitico».
«Dobbiamo dimenticare - sottolinea Bona - la “vecchia” Provincia, quella che abbiamo conosciuto prima del commissariamento e dell’arrivo dei sindaci. La modifica alla legge Delrio che abbiamo ottenuto prevede uno sforzo anche da parte dei bellunesi: il nostro assetto sarà simile a quello trentino, organizzato in comunità di valle. Ad ogni zona saranno garantiti posti in consiglio, anzi: chi scriverà il nuovo Statuto provinciale potrebbe anche decidere di dare più rappresentanza alle terre alte rispetto alla Valbelluna, dove storicamente si accentra il potere politico.
E Marmolada, rappresentante anche delle comunità ladine, aggiunge: «Nell’accordo col governo viene data grande importanza alle minoranze linguistiche presenti nel Bellunese.
L’obbiettivo sarà quello di garantire ruoli in consiglio anche ai rappresentanti del mondo ladino, così come alle realtà germanofone e ai tre comuni della Ladinia storica. L’idea è di ricalcare le tutele offerte dalla Provincia autonoma di Bolzano: se non proprio una realtà bilingue, almeno un ente in grado di dare rappresentanza, voce e tutela a tutte le minoranze, linguistiche e culturali, presenti nel Bellunese».