Nuova missione trentina nel Bellunese sepolto dalla neve
Seconda missione in pochi giorni per la protezione civile trentina nel territorio della provincia di Belluno le cui vallate dolomitiche sono in ginocchio da giorni, a causa delle intense nevicate e delle conseguenti valanghe che hanno reso impraticabili molte strade
Seconda missione in pochi giorni per la protezione civile trentina nel territorio della provincia di Belluno le cui vallate dolomitiche sono in ginocchio da giorni, a causa delle intense nevicate e delle conseguenti valanghe che hanno reso impraticabili molte strade.
Tra i centri abitati che risultano isolati figura Arabba (comune di Livinallongo del Col di Lana), ai piedi del passo Pordoi (collegamento con la val di Fassa) e del passo Campolongo (verso la val Badia), entrambi chiusi, così come la statale che va verso l'Agordino.
In una delle frazioni, Sottinghiazza, a quota 1.500 metri, un'anziana è rimasta isolata nella sua abitazione, mentre fuori la neve raggiungeva i tre metri di altezza. In questi giorni le squadre del locale Soccorso alpino sono rimaste in contatto telefonico con lei e ieri, dopo un tentativo di raggiungerla con l'elicottero del Suem di Pieve di Cadore, fallito a causa della bufera di neve e della nebbia, hanno avviato una missione sugli sci che è riuscita a portare viveri e medicinali alla donna. La signora, però, non ha voluto abbandonare la casa: ha solo chiesto che i soccorritori le spalassero il sentiero...
Nei giorni scorsi in tutta la fascia settentrionale della provincia di Belluno si sono registrati anche nuovi blackout elettrici, com'era accaduto durante le festività natalizie, sempre in seguito alle forti nevicate.
Tra Cadore, Comelico, Zoldano e Agordino alcune decine di migliaia di abitazioni sono rimaste a lungo senza energia, mentre sulle numerose strade sono rimaste interrotte a causa della caduta di valanghe o per l'elevato rischio. Tutti i prinncipali valichi dolomitici, verso Trentino, Sudtirolo e Friuli, restano chiusi al traffico, così come permane il divieto di transito, per il pericolo valanghe, sull'Alemagna nel tratto che collega la provincia di Belluno con l'Alto Adige (Cortina-Dobbiaco). Interrotta, fra le altre, anche la statale che da Longarone porta alla valle di Zoldo (nella foto, sgombero neve sui tetti di Forno di Zoldo).
Diversi fienili sono già collassati sotto il peso della enorme massa di neve e, mentre continua a nevicare, è scattato l'intervento anche dell'esercito per sgomberare i tetti delle case che potrebbero cedere.
Le slavine hanno causato danni anche nelle piste da sci, a diversi impianti di risalita.
Nei giorni scorsi ai mezzi in azione si erano aggiunti quelli di una prima missione della protezione civile trentina, che aveva inviato due camion con lama e spargisale, un carrellone porta lame, un coordinatore, cinque operatori del servizio gestione strade e tre fuoristrada dei vigili del fuoco volontari del Primiero con nove vigili muniti anche di attrezzatura per il taglio delle piante.
"Ancora una volta - ha commentato il presidente Ugo Rossi - il Trentino mette a disposizione la sua Protezione civile dove c'è bisogno di intervento e di sostegno. In questo caso ci muoviamo per gli amici della provincia di Belluno che con noi condividono un territorio montano bellissimo ma talvolta impegnativo. Ci unisce poi una lunga storia di relazioni e di collaborazione in numerosi campi, non ultimo quello sanitario, soprattutto con la popolazione trentina del Primiero".
Oggi, dunque, parte verso Belluno un altro team composto da dieci pompieri volontari dei distretti di Rovereto e Trento, che si aggiungerà alle squadre locali in azione per lo sgombero delle neve dai tetti degli edifici pubblici, in particolare, nel caso specifico a Cencenighe Agordino, paese crocevia tra la valle del Biois (direzione passo San Pellgrino) e l'alta val Cordevole (verso la Marmolada). L'intervento trentino si concluderà domenica.
Da Belluno arrivano i ringraziamenti per la disponibilità dimostrata dal Trentino nei riguardi dei vicini dolomitici. Il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard) ha diffuso in proposito una nota: "Ringraziano sinceramente - vi si legge - il presidente Ugo Rossi e gli assessori Mellarini e Gilmozzi per questa manifestazione di solidarietà alpina. Le precipitazioni sono state eccezionali, ma non dissimili da quelle avvenute in anche in Trentino. Ma da noi si percepisce chiaramente. purtroppo, la persistente sospensione del governo provinciale: da due anni infatti l'ente è stato commissariato dal governo centrale e non ci è concesso di andare al
voto per rinnovarne gli organi, a causa della riforma delle Province ordinarie in discusisone in Parlamento. Ci appare sempre più chiaro che, senza un governo forte e autonomo delle aree alpine, queste sono destinate a soccombere e i fatti di questi giorni lo dimostrano. Anche per questo motivo, avere il supporto concreto delle comunità autonome vicine è fondamentale e auspichiamo sia l'inizio di una fase storica di intense e profonde collaborazioni tra i territori delle Dolomiti".
L'auspicio del Bard è che oggi, a Venezia, nel primo vertice ufficiale tra il presidente Rossi e il suo omologo veneto Luca Zaia si discuta anche della questione bellunese, malgrado non fosse stata annunciata fra i temi all'ordine del giorno, se non marginalmente in relazione al fondo statale che, con il contributo delle Province di Trento e di Bolzano (sulla carta 40 milioni a testa ogni anno) dovrebbe finanziare i comuni di confine, fondo peraltro istituito nel lontano 2009 ma che allo stato attuale non ha ancora erogato un euro per i progetti selezionati (anche perché dopo il primo anno, Bolzano ha deciso di boicottare questo strumento e di interrompere il suo contributo, per contestare l'inclusione dei comuni gardesani, veneti e lombardi, ritenuti dal governatore Luis Durnwalder "non bisognosi di aiuti"). Tant'è che oggi, a Venezia, si discuterà, appunto, della radicale riforma del fondo, che nacque sulla scia dell'intesa fra lo Stato e le due Province autonome: gli ottanta milioni annui, in sostanza, non furono tagliati dai trasferimenti a patto che andassero appunto ad alimentare questo strumento perequativo fra territori vicini, a statuto speciale e ordinario.
Pare scontato, anche se non se ne fa menzione nelle note ufficiali, che Zaia e Rossi si confrontino anche sull'intera questione bellunese e sulla ormai pressante richiesta di una forma di autonomia che da decenni si è andata via via rafforzando nella vicina zona alpina. Dovranno parlarne, se non altro, perché a richiamare nuovamente l'attenzione sul tema sono le iniziative di lotta politica nel Bellunese, che utilizzano lo strumento dei referendum costituzionali su base comunale, quelli che hanno visto già decine di municipi votare per il trasferimento dal Veneto al Trentino Alto Adige, senza peraltro che poi il governo e il Parlamento desse seguito all'esito di queste consultazioni.
In queste prime settimane del 2014 alla lunga lista si sono aggiunti i Comuni di Comelico Superiore e di Auronzo di Cadore (al confine con Sudtirolo e Austria), che dovrebbero andare alle urne in primavera, così come Voltago Agordino. L'auspicio è che nel frattempo, nell'ambito della riforma delle Province o con altri provvedimenti legislativi, lo Stato voglia finalmente dare una risposta sensata e stabile all'esigenza di augoverno di una terra di montangna che soffre di un grave deficit istituzionale e che, come ebbe a dire tre mesi fa Enrico Letta, parlando a Longarone, "ha bisogno di un'autonomia forte" anche per "riequilibrare il rapporto col le vicine aree a statuto speciale". Parole per ora rimaste nel vento.