Crisi del porfido e lavoratori non retribuiti. A Lona Lases interviene il Comune
La sospensione della concessione, di fatto lo stop temporaneo all’attività di cava, imposta dal Comune di Lona Lases ad una ditta inadempiente nei confronti dei lavoratori per la mancata erogazione degli stipendi, fa il discutere il mondo del porfido.
La crisi del settore estrattivo è reale, drammatica per aziende e lavoratori. Ma a Lases hanno maturato la convinzione che, spesso, la tanto citata «crisi» altro non sia che il pretesto per non trattare i lavoratori come dovrebbero essere trattati, prima di tutto pagandoli con la giusta mercede.
Le denunce sono ripetute, il più delle volte inascoltate. Non vengono dal sindacato, da queste parti ritenuto «latitante». Vengono dal Coordinamento lavoro porfido. L’ultima è datata 21 marzo 2015, indirizzata ai Comuni della zona porfido (Lona Lases, Albiano, Fornace, Baselga di Piné, Cembra e Trento). Le prime righe, firmate da Vigilio Valentini, già sindaco di Lona Lases, Walter Ferrari, un tempo delegato sindacale del settore, e Aldo Sevegnani, già consigliere comunale ad Albiano, sono chiare: «Da una verifica parziale, ci risulta che nel settore porfido esistono ditte concessionarie di lotti cava comunali, che non sono in regola con il pagamento dei salari, dei contributi Inps ed Inail dei propri lavoratori».
Vengono denunciati casi di ditte che «hanno effettuato dei licenziamenti senza preventivamente avvisare il Comune», che «non rispettano i livelli occupazionali» come previsto dal progetto di coltivazione del lotto in concessione, pure il caso di lavoratori «obbligati dal datore di lavoro a firmare la busta paga anche se non hanno ricevuto dei soldi; per cui è necessario chiedere un riscontro certo: bonifico, assegno, e dichiarazione della ditta, pena la revoca della concessione per dichiarazione infedele».
Lo scorso dicembre, lo stesso «Coordinamento» aveva chiesto udienza ai capigruppo del Consiglio provinciale. E, allora, la denuncia fu ancora più forte: «La situazione è così degradata che ci sono casi di caporalato. Ci sono lavoratori extracomunitari che, dopo vent’anni di lavoro come dipendenti, sono stati licenziati e ora, per mantenere la famiglia, lavorano in nero, gestiti da caporali. Condizioni umilianti».
Non risultano, da allora, iniziative specifiche né dei capigruppo, né dell’assessore all’industria.
A Lona Lases, però, dove anche la minoranza della lista «Alternativa Civica» ha chiesto nei giorni scorsi a che punto siano le verifiche sul rispetto dei disciplinari di concessione, l’amministrazione comunale non è stata con le mani in mano. Una diffida a mettersi in regola, nei confronti di una ditta, era partita lo scorso anno dopo una segnalazione raccolta dal Servizio minerario circa la regolarità contributiva e nei pagamenti. E le verifiche sono diventate periodiche, come previsto dal Piano di prevenzione della corruzione.
Per quanto riguarda i contributi, il Comune è in attesa di risposte. Nel frattempo, è di ieri il primo, clamoroso provvedimento: la sospensione della concessione e quindi dell’attività per mancato pagamento degli stipendi. Attività sospesa fino a quando la ditta non avrà regolarmente retribuito i lavoratori. Il passo successivo, alla prossima violazione, sarebbe la revoca definitiva della concessione.
La situazione più in generale nel porfido evidenzia che il settore estrattivo, da solo, non riesce a risollevarsi dalla crisi strutturale in cui si trova da anni.
È una consapevolezza che l’assessore al lavoro e all’industria della Provincia, Alessandro Olivi, ha maturato da tempo. Tanto che annuncia: «Sarà costituita un’authority provinciale del porfido con funzioni di controllo e garanzia».
Assessore Olivi, era informato della vicenda di Lases?
«No, non ero stato informato, né dal Comune, né dal sindacato».
Il Coordinamento lavoro porfido, nei mesi scorsi, ha addirittura denunciato casi di caporalato e lavoro nero nel settore.
«Ho incontrato anch’io il Coordinamento, che mi ha fatto presente queste preoccupazioni. Ho aperto loro gli uffici: il Servizio minerario è disponibile per raccogliere sia segnalazioni che proposte».
L’iniziativa del Comune di Lona Lases è frutto del lavoro di controllo sul rispetto dei disciplinari di concessione.
«Se un’azienda è in difficoltà, per cui non è in grado di pagare i lavoratori, si può capire: casi di questo tipo mi vengono sottoposti ogni settimana, coinvolgendo il sindacato. Se invece quello dell’azienda che non paga i lavoratori diventa un comportamento patologico, allora credo che mettere in campo il potere di sospensione della concessione sia un messaggio che è giusto dare. La decisione del Comune fa riflettere, ma non ho nulla da eccepire. Non si può prescindere dal fatto che si tratta di cave pubbliche e che, con l’articolo 33 della legge, abbiamo posto il tema dell’occupazione come uno degli elementi discriminanti ai fini del prolungamento delle concessioni».
Assessore, resta il fatto che il settore non si mostra in grado di uscire dalla situazione di crisi.
«Ricordo che la crisi non è legata solo al calo della domanda e a fattori esogeni, ma anche a fattori endogeni al sistema estrattivo, tanto che tutti gli stimoli dati, le opportunità offerte per le aggregazioni di imprese e lotti, lo stesso articolo 33, hanno fatto ben poco...».
E quindi?
«Preso atto che il sistema non ha la capacità di autoriformarsi, bisognerebbe avere il coraggio di mettere in capo alla Provincia le cave, per garantire regole standard e comportamenti omogenei. Stiamo intanto predisponendo un disegno di legge, da portare in aula in autunno, per fare alcune cose: migliorare il processo della seconda lavorazione, vietando la vendita diretta del grezzo e favorire la nascita di una filiera della trasformazione; creare un’authority provinciale del porfido».
Con quali funzioni?
«Sarebbe un organismo neutrale, terzo, sovraordinato al rapporto diretto e difficile tra Comuni e imprese, con funzioni di controllo su prezzi, rispetto dei parametri di qualità, lavorazioni, rispetto delle regole sulla sicurezza».
Ma le cave sono delle Asuc...
«Stiamo facendo tutte le verifiche giuridiche. L’authority dovrebbe essere un garante che affianca i Comuni ».