Trento-Valsugana, esplorazioni in bici
Di fronte ai ritardi per mancanza di fondi del progetto per un collegamento ciclabile fra Trento e la Valsugana qualcosa forse si sta finalmente muovendo. Sul fronte della politica, i Comuni di Trento e di Civezzano hanno sottolineato l'opportunità che si valuti, nel frattempo, un'opzione alternativa al previsto passaggio attraverso la forradel torrente Fersina ai Crozi (utilizzando anche la vecchia statale). L'ipotesi principale da valutare è un percorso semiprotetto attraverso la collina della città, la vecchia strada dei Forti e Civezzano, per poi proseguire verso Pergine in un tracciato che potrebbe attraversare il Fersina e utilizzare sentieri e stradine nei pressi di Roncogno
Di fronte ai ritardi per mancanza di fondi del progetto per un collegamento ciclabile fra Trento e la Valsugana qualcosa forse si sta finalmente muovendo. Sul fronte della politica, i Comuni di Trento e di Civezzano hanno sottolineato l'opportunità che si valuti, nel frattempo, un'opzione alternativa al previsto passaggio attraverso la forradel torrente Fersina ai Crozi (utilizzando anche la vecchia statale). L'ipotesi principale da valutare è un percorso semiprotetto attraverso la collina della città, la vecchia strada dei Forti e Civezzano, per poi proseguire verso Pergine in un tracciato che potrebbe attraversare il Fersina e utilizzare sentieri e stradine nei pressi di Roncogno.
A rilanciare l'urgenza di questo collegamento, definito nei giorni scorsi «una priorità» dal consigliere provinciale Pd Luca Zeni, è stata la chiusura per due settimane, nei giorni feriali (fino a dopodomani), della strada dei Forti, dove sono in corso interventi per la messa in sicurezza delle pareti rocciose sovrastanti. Con questa via chiusa, i ciclisti si sono trovati improvvisamente orfani e si è riaccesa la vecchia «ferita» di questo anello mancante, mentre sul versante opposto della città prende corpo un movimento di opinione che suggerisce anche una pista ciclabile (23 chilometri) che da Trento sud salga all'altopiano della Vigolana e scenda in Valsugana.
Ieri l'Adige ha deciso di verificare un possibile itinerario da Trento a Pergine e al lago, straordinariamente panoramico, con valico al forte di Civezzano, utilizzando (salvo un paio di nodi) la viabilità minore e mettendo a fuoco alcuni nodi cruciali, la cui non complessa soluzione consentirebbe di creare un itinerario facilmente fruibile da tutti. Un tragitto nel quale anche la promiscuità tra bici e macchine potrebbe risultare largamente attenuata, nel suo profilo di pericolosità, grazie alla natura delle vie considerate e a una serie di misure mirate (come i dissuasori di velocità) per indurre gli automobilisti alla prudenza.
Una delle premesse di questa esplorazione su due ruote verso il lago di Caldonazzo, era evitare le salite più ripide, in modo da disegnare un percorso per forza di cose ondulato e con qualche breve asperità, ma sostanzialmente privo di rampe impegnative. Se, al contrario, si accettasse qualche passaggio un po' impegnativo, si avrebbero a disposizione diverse varianti (anche parecchio più brevi) che puntano più direttamente verso Cognola e la strada dei Forti .
Ma torniamo al nostro percorso: il primo tratto comincia dalla bucolica stradina della località Piazzina (raggiungibile salendo dai Solteri o da via Spalliera), in pendenza leggera, salvo uno strappetto di pochi metri. Dopo meno di un chilometro si incrocia la vecchia statale della Valsugana, nel punto più critico dell'intero percorso stradale, dove sarebbe necessario un intervento per la sicurezza dei ciclisti. Nel nostro esperimento abbiamo preso a destra pedalando qualche centinaio di metri, per poi imboccare il cavalcavia in direzione Martignano e girare a sinistra dopo circa duecento metri, salendo in via dei Castori . Appena passato l'asilo abbiamo tenuto la sinistra verso il cimitero, fino a incrociare la provinciale per Montevaccino, dove svoltando a destra ci siamo indirizzati verso il nuovo parco. Qui una stradina asfaltata (cartelli gialli della Via Claudia Augusta) ci ha consentito di raggiungere rapidamente e senza grandi fatiche Zell di Cognola ; dopo l'abitato, una strada di campagna ci ha condotti a Tavernaro (il tutto senza grandi fatiche, solo un paio di brevi strappetti). A questo punto, anziché scendere verso Cognola, siamo andati a sinistra, sulla provinciale verso Villamontagna, qualche centinaia di metri, per poi prendere la prima a destra che incrocia ugualmente la strada dei Forti (ma attualmente vige un senso unico). Va precisato che in mountain bike si potrebbe salire ancora duecento metri e imboccare a destra la panoramica strada sterrata che passa per la cava di pila e scende proprio al forte di Civezzano; però, il tratto in comune di Trento attualmente è dissestato e non adatto alle bici.
Abbiamo dunque percorso la strada dei Forti, notando i recenti lavori di disgaggio effettuati, nonché i vari tratti nei quali la carreggiata è stata allargata negli ultimi anni, con il risultato che, oggi, resterebbero solo poche strettoie e un paio di passaggi da sistemare, se si volesse fare spazio anche a una pista ciclabile. Ipotesi, quest'ultima, caldeggiata dal sindaco di Civezzano, Stefano Dellai, interpellato dall'Adige tre giorni fa.
Il colpo d'occhio dal valico (circa 480 metri slm, su un dosso che si potrebbe «limare» un po' a fini ciclistici) in direzione della Valsugana è senz'altro appagante e poco dopo arrivano altre suggestioni, quando all'improvviso compare la storica fortificazione. Attraversato l'arco della tagliata stradale, inizia la discesa verso Civezzano (da valutare la possibilità di una bretellina ciclistica a monte della provinciale). Attraversato il paese, l'attenzione alla ciclabilità suggerirebbe un percorso dedicato che superi l'avvallamento del rio Farinella e utilizzi i tracciati già presenti nella località alle Campagne. In assenza di questa opzione, nel primo tratto abbiamo percorso brevemente la provinciale (c'è un nuovo marciapiede) e preso la prima stradina a destra (curiosamente vietata alle biciclette) che sbuca in località Mochena (accanto al bar) proprio davanti al sottopasso della statale.
Qui annotiamo un'altra piccola criticità, dato che, come si dice in gergo, l'accesso al passaggio da questo lato non è «sbarrierato»: c'è una breve scalinata che tuttavia appare facilmente modificabile alla stregua di quanto si è già fatto dall'altra parte, dove si può usufruire di uno scivolo.
Con lo stradone alle spalle e circa dieci chilometri all'attivo, abbiamo raggiunto la località Slacche (ponticello sul torrente Silla) dove l'intenzione era seguire temporaneamente il segnavia Sat 424 (monte Celva) utilizzandone la piccola passerella sul Fersina, che tuttavia è adatta solo al passaggio a piedi (qui, dunque, abbandoneremo per sicurezza la bici).
Sull'altra riva del torrente, dopo poche decine di metri sul sentiero, c'è un sottopassaggio della ferrovia con scaletta oltre il quale si risale celermente potendosi poi collegare a una stradina che ci conduce a Roncogno e, sulla viabilità minore, verso Pergine oppure verso Canale, San Cristoforo, Valcanover (nuovo sottopasso della provinciale) e la ciclabile per Calceranica.
L'attraversamento del Fersina rappresenta uno snodo fondamentale la cui soluzione, peraltro, apparentemente non mostra problematiche particolari. Allo stato attuale è proprio questo il principale (e per molti versi l'unico) ostacolo al completamento di questo percorso protetto per le biciclette tra la zona di Civezzano e Pergine (oggi l'alternativa è salire a Madrano o percorrere il vialone a Cirè). Tenendo conto che a Roncogno c'è un ampio sottopassaggio della ferrovia, un'altra idea potrebbe essere l'individuazione fino a questo punto di un tracciato sulla più spaziosa e accessibile destra orografica del torrente (salvo problemi con le proprietà dei fondi). Comunque sia, la nostra perlustrazione indica che, risolvendo poche criticità, il prezioso collegamento sarebbe realtà, con una spesa probabilmente pari a meno di un terzo dei 13-15 milioni previsti nell'ardito progetto dei Crozi.