Il primo parco per bambini disabili
Internet e la televisione probabilmente sono baby-sitter comodi ma, per fortuna, il richiamo del parco, dei giochi pubblici in un polmone verde cittadino, resiste alle mode e alla modernità. Portare i bambini ai giardini e lasciarli giocare con vecchi «arnesi» come scivoli e altalene rientra ancora in un modello di sviluppo positivo. E funge anche da veicolo di integrazione, amicizia, relazioni sociali. Perché al parco si gioca insieme e si interagisce. Purtroppo, però, questi angoli di svago all'aperto spesso e volentieri sono preclusi ad una sempre più ampia fetta di fanciullezza: i disabili. Al di là dell'ostacolo fisico nel poter sfruttare i balocchi da prato, tra l'altro, c'è pure il primo muro sociale: un bambino normodotato considererà sempre diverso l'altro. Ecco che, con un parco accessibile e sbarrierato, si può costruire una concezione di «siamo tutti uguali ancorché dinamicamente diversi» fin dai primi anni di vita.
In questo contesto si inserisce un esperimento che il consiglio comunale di Rovereto nella sua totalità - maggioranza e opposizione insieme, all'unanimità e senza bandiere politiche - ha già avviato e porterà a compimento nella prossima legislatura. Chiunque vincerà le elezioni, dunque, renderà operativo il progetto. Che riguarda il primo parco pubblico assolutamente aperto a tutti, con giochi e attrazioni per disabili e pure panchine che consentono soste o picnic anche a chi non può, per esempio, fare a meno della sedia a rotelle. Quest'isola di pace per tutti i bambini sorgerà ai giardini Perlasca, o Milano che dir si voglia. L'impegno concreto, votato in aula su proposta di Michele Trentini, Emilio Pontillo e Federico Masera, servirà per rendere davvero Rovereto una «Città a misura di bambino».
Parchi davvero «open», diciamolo subito, in Italia non ce ne sono. O, meglio, sono tanti quelli che hanno uno scivolo piuttosto che un'altalena a misura di disabile. Nessuno, però, vanta un campionario di attrazioni così ampio da porter davvero «battezzare» il giardino urbano come «amico di tutti i bambini». In Trentino Alto Adige si può portare un ragazzino con difficoltà motorie solo al parco Palù di Lavarone, a Predazzo e al Casanova di Bolzano dove è presente un'altalena per carrozzine. Il resto è deserto. Per questo Rovereto vuole rimboccarsi le maniche e dotare i Perlasca di vari giochi e panchine accogliendo chiunque. L'articolo 31 della «Convenzione sui diritti dell'infanzia» dell'Unicef, d'altro canto, recita all'uopo: «Gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica». Peccato, però, che certe forme di sviluppo intantile siano precluse ad una buona fetta di infanzia a causa delle barriere. Ecco, quindi, che trasformare un parco pubblico in uno spazio verde sbarrierato e davvero «pubblico» è un unicum a livello nazionale.
L'amministrazione comunale, grazie alla spinta di tutti i consiglieri, ha già avviato contatti con produttori specializzati per quantificare il costo dell'operazione. Che, e questo è l'importante, si farà, a prescindere da chi guiderà palazzo Pretorio dopo le elezioni. Allo studio, grazie alla collaborazione di associazioni e cooperative, c'è l'installazione di giochi fruibili non solo da chi ha difficoltà a deambulare ma anche da bambini ipovedenti. Avanti, dunque, con altalene, scivoli, castelli, navi, torri, pannelli sensoriali posizionati ad altezza tale che possano essere utilizzati anche da chi sta seduto così come le sabbiere o le piste per biglie e automobiline.