La tristezza del Bondone, tra fatiscenza e degrado
Il Bondone conserva affascinanti bellezze, ma è stato reso proprio dai suoi promotori - quasi impresentabile. Soprattutto Vaneze e le Viote. Il futuro del Bondone sta nell'estate, come il Renon. L'inverno è necessario, ma non sufficiente, e il Bondone ha già pagato uno scotto troppo alto allo sci, diventato pretesto per la speculazione immobiliare. Il Bondone ha avuto successo quando i Trentini erano orgogliosi della loro montagna. Ora se ne vergognano, perché è diventata una vetrina di degrado, il cui simbolo è il piastrone d'asfalto che deturpa le Viote. Occorre invertire la rotta, ritrovare l'orgoglio di un Bondone da frequentare e da visitare con gli amici
LA LETTERA
In occasione della visita di alcuni miei amici inglesi, che frequentano il Trentino da oltre quarant'anni, ho voluto rifare un giro che ricordavano con entusiasmo: Trento-Sardagna-Candriai-Vanezze-Vason-Viotte-Garniga-Cimone-Trento. Già la prima tappa al belvedere di Sardagna, positiva per la bellissima vista, è stata desolante per l'idea di abbandono, che trapela dagli edifici, nonché dell'habitat degli orsi.
Man mano che ci si avvicinava a Vanezze aumentava l'idea di fatiscenza e degrado. Il massimo sconforto si raggiunge nel tratto Vanezze- Vason: ville, villette, residence e condomini in stato di dimenticanza e abbandono.
I cantieri impostati sembrano in stato di perenne attesa; gli edifici appena completati non mettono grande allegria. Gli amici inglesi che ricordavano le allegre frequentazioni di alcuni anni fa, tra piste, passeggiate, luoghi di ristoro, soste con vista mozzafiato, ecc. erano sconcertati ed io più di loro.
Ultimamente si sente spesso parlare di funivia Trento-Bondone, rinnovo degli impianti di risalita, alberghi, residence, ecc. Rimango nella convinzione, che esprimo da trent'anni, che la base di partenza per l'utilizzo del Monte Bondone sia Sopramonte, trasformata in località turistica, e non Trento situata a 200 m s.l.m. (non i 600 di Innsbruck!), se non per quattro «Bondoneri», da cui non ci si può aspettare un ritorno economico, necessario per risollevare le sorti del Bondone. Nemmeno l'ipotizzata località turistica nella ex discarica Italcementi con i previsti collegamenti a fune con Trento e Vanezze, oltre a 4000 posti auto, sembra risolvere lo scopo, se non vista in un contesto più ampio. Le Viotte con il parcheggio e le loro caserme in completo abbandono non mettono molta più allegria. Vorrei concludere osservando che la parte più entusiasmante del giro è stato il rientro verso la Valdadige con una vista dai vari tornanti scendendo da Garniga e Aldeno degna di essere chiamata tale. Resto infine dell'idea che non si debba valutare la montagna sopra Trento solo per il suo sfruttamento invernale, ma la si debba godere ancor di più nel ben più lungo periodo estivo.
Pier Renato Maschio - Trento
LA RISPOSTA
Questa lettera conferma un problema, anzi due. Primo, il Bondone conserva affascinanti bellezze, ma è stato reso proprio dai suoi promotori quasi impresentabile. Soprattutto Vaneze e le Viote. Secondo, il futuro del Bondone sta nell'estate, come il Renon. L'inverno è necessario, ma non sufficiente, e il Bondone ha già pagato uno scotto troppo alto allo sci, diventato pretesto per la speculazione immobiliare. Il Bondone ha avuto successo quando i Trentini erano orgogliosi della loro montagna. Ora se ne vergognano, perché è diventata una vetrina di degrado, il cui simbolo è il piastrone d'asfalto che deturpa le Viote. Occorre invertire la rotta. Occorre ritrovare l'orgoglio di un Bondone da frequentare e da visitare con gli amici. Come ha scritto pochi giorni fa su questo giornale Lucatti poche città possono vantare sulla porta di casa due montagne come il Bondone e la Paganella. Trento le ha gettate via tutte due. Occorre recuperarle, ed è possibile farlo, passo dopo passo, con precisione e umiltà, senza fughe in avanti o «scorciatoie» costosissime che servono solo a gettare polvere negli occhi. Della funivia si può parlare solo quando si è ripristinata una montagna attraente. Prima non ha senso. Il primo intervento dovrà riguardare il Panorama di Sardagna. È impossibile che questo splendido edificio, a un tiro di schioppo dall'Università, dalla futura biblioteca, dal Muse, dal quartiere di Piano resti in stato d'abbandono perché, di fatto, non si trova un accordo su come gestire gli orari della funivia. In tutto il mondo ci sono collegamenti simili, la Provincia paga decine di funivie nei paesi del Trentino. Questa è la priorità per riagganciare il Bondone, anche perché da Sardagna partono poi sentieri e collegamenti. La seconda emergenza resta Vaneze, necessario baricentro e punto di arroccamento anche per depotenziare il traffico automobilistico. La terza emergenza è rendere decente (si mette un cespuglio anche nei marciapiedi di città) quello stradone da periferia abbandonata che ha ucciso la «strada» per le Viote.
E la quarta è il ripristino ambientale della piana, che non può apparire come il parcheggio di un ipermercato fondistico e lo svincolo di un raccordo autostradale. Per ora i paesaggisti potranno almeno mascherare le brutture e alleggerire viadotti e svincoli con qualche albero e siepe.
Sul Bondone il Comune ha programmato prossime riunioni. Il piano territoriale, visti i risultati si può considerare fallito. Occorre riprendere in mano le cose, riaprendo anche il capitolo dell'accesso da Sopramonte, come il l'ingegner Maschio giustamente osserva.
fdebattaglia@kataweb.com