Bruciata la targa in memoria delle vittime delle foibe
Nuovo danneggiamento contro la targa che ricorda le vittime delle foibe, in largo Pigarelli a Trento: nella notte tra sabato e domenica ignoti hanno dato alle fiamme il manufatto che l’amministrazione comunale ha posizionato all’interno del parco sul quale si affaccia il palazzo di giustizia del capoluogo.
Sull’episodio sta ora indagando la polizia, con accertamenti che sono stati affidati in prima battuta agli agenti della questura e indagini curate anche dagli uomini della Digos.
Per la targa si tratta ormai dell’ennesimo sfregio, messo in atto nonostante nel maggio scorso, proprio a fronte dei numerosi attacchi subiti nel corso dei mesi, il Comune avesse deciso di porre a protezione della nuova lapide, un impianto di videosorveglianza. Una decisione che era stata presa proprio dopo un episodio analogo a quello messo in atto nella notte tra sabato e ieri.
Nella primavera scorsa la lapide era stata letteralmente fatta a pezzi, nel corso di un raid di chiara matrice politica che, nelle medesime ore, aveva interessato anche il liceo Prati, sui muri del quale erano apparse delle scritte sul tema della memoria.
Nel 2016 la targa era stata dapprima asportata poi, una volta sostituita, imbrattata. Quella del fine settimana è purtroppo l’ennesima manifestazione di ignoranza da parte di soggetti che non comprendono come la memoria di persone uccise in nome della furia nazionalista - di qualunque colore - non possa essere oggetto di azioni tanto ignobili.
«Ogni atto di vandalismo è da condannare ma quando prende di mira simboli importanti del dolore collettivo lo è ancora di più. Il nuovo danneggiamento ai danni della targa che commemora le vittime delle foibe è un gesto dettato dall’ignoranza, che colpisce chi non può replicare e che la città respinge decisamente, così come respinge altre provocazioni gratuite e vigliacche. Siamo una terra che coltiva i valori del dialogo, della tolleranza e della riconciliazione e coltiviamo una memoria che ricucisce le lacerazioni della storia. Questi comportamenti non ci appartengono in alcun modo». Questo il commento del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi.