Le carte segrete di Scajola al vaglio degli inquirenti
Spunta anche un giallo nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato in carcere l'ex ministro Claudio Scajola. Tutto ruota attorno a un presunto conto corrente aperto presso la tesoreria della Camera dei deputati ed intestato ad Amedeo Matacena, l'ex deputato condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che per la sua latitanza avrebbe beneficato dei favori dell'ex ministro. A svelare l'esistenza del conto è la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, parlando al telefono con Scajola
Spunta anche un giallo nell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato in carcere l'ex ministro Claudio Scajola. Tutto ruota attorno a un presunto conto corrente aperto presso la tesoreria della Camera dei deputati ed intestato ad Amedeo Matacena, l'ex deputato condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che per la sua latitanza avrebbe beneficato dei favori dell'ex ministro. A svelare l'esistenza del conto è la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, parlando al telefono con Scajola. Telefonata intercettata dalla Dia e finita agli atti dell'inchiesta. Durante la conversazione, Scajola chiede alla donna se Amedeo ha un conto corrente presso la tesoreria della Camera e lei risponde di sì. Ambienti della Camera, però, smentiscono che vi siano conti intestati a deputati o a ex deputati. A quale conto, dunque, si riferisce la Rizzo? È questo un altro interrogativo al quale dovranno rispondere i pm reggini. Nella lunga lista, anche l'identità di chi ruotava attorno a Scajola, Matacena e la Rizzo. Personaggi che agirebbero all'interno di quell'associazione segreta collegata alla ndrangheta di cui gli indagati, secondo l'accusa, fanno parte. Un contributo a questo lavoro potrebbe venire dalle migliaia di carte raccolte in faldoni che gli investigatori della Dia reggina hanno sequestrato a Scajola tra Roma e la Liguria. Carte, documenti, computer, supporti informatici potrebbero rivelarsi una miniera di informazioni per i pm, che pensano di poter trovare conferme alle loro ipotesi accusatorie ed elementi per delineare ancora meglio la figura dall'ex ministro Scajola, indicato dai pm come «membro di rilievo» di quella rete di relazioni di cui è «depositario» Matacena. I magistrati tratteggiano il ruolo dell'ex ministro nella richiesta avanzata al gip di contestazione dell'aggravante mafiosa per gli arrestati. Richiesta non accolta però dal giudice. Per gli inquirenti, che stanno per presentare ricorso al Tribunale del riesame contro la decisione del gip, invece, Scajola è elemento «funzionale nel complessivo panorama criminale, proprio in quanto interlocutore istituzionale proiettato verso una candidatura di rilievo alle prossime elezioni europee». L'ex ministro, quando comincia a capire che per lui si delinea un'esclusione dalle liste di FI, sbotta al telefono con la moglie: «Ho bisogno di sapere se mi rispettano altrimenti è guerra aperta». Una reazione «scomposta», che per i pm altro non è che la conferma dell'interesse, «non solo personale, verso quell'ambito politico sovranazionale, particolarmente appetibile per le ricadute economiche che è in grado di garantire». La ndrangheta vede i finanziamenti europei come un canale di arricchimento e una figura internazionale come Matacena assume, nella ricostruzione dei pm, «centrale rilievo» anche perché rafforzata «dalla comunione di interessi, anche imprenditoriali, con Scajola». E dopo la condanna definitiva di Matacena, l'ex ministro «diviene la proiezione politico-istituzionale-imprenditoriale del primo».