Punti nascita, stop a Tione. Possibile salvataggio per quello di Cavalese
Il compromesso potrebbe essere raggiunto con il salvataggio del punto nascita di Cavalese e la chiusura di quello di Tione, dove il numero di parti (137 nel 2014) è troppo distante rispetto allo standard minimo richiesto di 500 parti e il costo per garantire le condizioni di sicurezza per mantenere aperto il servizio (sempre che si trovino i professionisti disposti a trasferirsi nell'ospedale periferico) con questi numeri sarebbe difficile da giustificare, soprattutto in una situazione di generale contrazione delle risorse a disposizione del bilancio della Provincia, sanità compresa.
Con questa speranza - a metà - l'assessore alla salute, Luca Zeni, e il presidente della Provincia, Ugo Rossi, sono rientrati mercoledì sera dall'incontro con il sottosegretario al ministero della Salute, Vito De Filippo, che, come abbiamo riferito ieri, ha annunciato loro l'intenzione del governo di intervenire sulla questione con un decreto, non solo per quanto riguarda la situazione dei piccoli punti nascita di Trentino e Alto Adige, ma anche per i numerosi centri sotto standard presenti in tutta Italia, che complessivamente, è stato ricordato, sono circa il 30% dei punti nascita, quindi un numero considerevole.
Il decreto dovrebbe prendere in considerazione alcuni criteri di flessibilità rispetto al numero secco dei 500 parti minimi richiesti dall'accordo Stato-Regioni firmato nel 2010, che si basava sugli standard di sicurezza fissati a livello internazionale. Quell'accordo, firmato anche dalla Provincia di Trento, stabiliva che le Regioni e le Province autonome si adeguassero entro il 2016. Ora, visto che le pressioni per ottenere delle deroghe al numero minimo di parti stanno venendo da amministratori di tutt'Italia, il ministero della Salute ha deciso di dare una risposta complessiva, con un decreto appunto, dove però si terrà conto delle caratteristiche specifiche dei vari territori e della qualità delle prestazioni offerte fino ad oggi da questi piccoli punti nascita.
«L'incontro è stato positivo - spiega l'assessore Zeni - perché abbiamo avvertito la volontà di rispondere in modo definitivo introducendo dei criteri di flessibilità con il decreto che hanno annunciato. Non penso che intendano tergiversare ancora a lungo». La Provincia spera che si arrivi al decreto entro fine anno, anche perché è in fase di predisposizione della legge finanziaria e del bilancio 2016 e sapere se i punti nascita sotto standard potranno restare aperti o meno fa una bella differenza visto che garantire la sicurezza secondo tutti i crismi comporta un costo di circa 5 milioni di euro l'anno.
«Il decreto - specifica Zeni - non andrà a toccare gli standard ma terrà conto di alcune peculiarità offrendo una certa elasticità nell'applicazione degli standard stessi. Certo, difficilmente potremo riuscire a tenere aperto il punto nascita di Tione, mentre per Cavalese ci sono delle possibilità. Noi abbiamo fatto presente che già oggi si fanno solo i parti non a rischio e solo quelli dopo la trentasettesima settimana. A Cavalese poi il numero di parti cesari è molto basso e comunque noi garantiamo il servizio di elisoccorso giorno e notte. La nostra richiesta è però quella di poter tenere aperto il punto nascita garantendo la presenza sulle 24 ore del ginecologo e di un anestesista che abbia anche l'abilitazione pediatrica, senza dunque l'obbligo di avere anche il pediatra, sia per ragioni di costi che soprattutto per la difficoltà di reperire quest figure. Vedremo ora se questo tipo di organizzazione, che secondo noi può garantire la sicurezza di mamme e bambini nei parti a Cavalese, sarà valutata positivamente dalla commissione tecnica del ministero della Salute che sarà ora chiamata a valutare la situazioni come la nostra».
Nel 2014 a Trento ci sono stati 2.315 parti, a Rovereto 960 , a Cles 383 , ad Arco 383 a Cavalese 256 mentre fanalino di cosa è Tione con 137 , il più lontano dal minimo di 500.