Pensare con i piedi
La mente ha bisogno di aria
Che camminare servisse anche a pensare è una scoperta relativamente recente e che, tutto sommato, mi ha sorpresa. Mentre pianificavo il mio recupero dopo un’operazione al ginocchio, credevo seriamente che scrivere da casa per un blog fosse la cosa più naturale del mondo. E invece, superata la fase degli analgesici che non aiutano certo ad avere pensieri compiutamente sensati, ecco che senza poter uscire e muovermi in ambienti minimamente naturali, anche i miei due neuroni stanchi, per alcune settimane si sono rifiutati di lavorare.
E’ come se un filo diretto collegasse gambe e cervello e che senza le une anche il resto se ne restasse lì, sospeso tra viaggi letterari e fiction improbabili, tra visite brevi e sguardi oltre la porta finestra, incapace di raccogliere le parole giuste per elaborare un qualche discorso.
Ho quindi scoperto che questa non è una fantasia assurda, ma è stata empiricamente confermata da diversi amici che amano camminare, preferibilmente in montagna. E d’altra parte il "wanderung" non è certo un’invenzione dell’ultima ora: fior fiore di letterati ne sono stati ammorbati, alcuni facendo delle proprie esperienze esplorative materiale da romanzo, altri semplicemente respirando i ritmi della natura per recuperare le energie necessarie per adempiere compiutamente alle proprie esigenze creative. Più semplicemente alcune persone mi hanno spiegato che la maggior parte delle loro idee migliori sono saltate fuori proprio mentre facevano una passeggiata all’aperto, che sia al bosco della città o sul Pan di Zucchero poco importa.
Anche gli antichi filosofi trovavano perfettamente naturale il fatto che per pensare fosse necessario muoversi e prima che il termine “peripatetiche” fosse usato per definire le passeggiatrici (le moderne escort), la filosofia riconosceva al movimento una profonda azione salutare, tanto che la scuola dei peripatetici, fondata da Aristotele, raccoglieva chi amava camminare e pensare insieme.
Da parte mia posso semplicemente confermare che finchè non sono riuscita a mettere il naso sul balcone o almeno raggiungere i giardini pubblici vicino a dove abito, anche la mia mente se n’è stata abbastanza rintronata e concentrata su dettagli insignificanti, incapace di muoversi, quasi addormentata.
Forse è il ritrovare la gioia del respiro all’aria aperta, forse è il tornare nei ritmi di caldo-freddo, sole-ombra giorno-notte, forse è il sentirsi meno soli mentre si osservano le foglie cambiare colore, i fiori estivi sciuparsi e i temporali in arrivo, fatto sta che niente aliena di più che stare lontani dall’ambiente naturale che ci circonda e che in Trentino è alla portata di tutti. Una risorsa preziosa a cui attingere senza riserve, una vera medicina per il corpo e per la mente.