Million dollar baby
Parla come un libro stampato, Marie Laure Baudet, biologa francese, 34 anni, in tasca una laurea alla Bishop’s University (Quebec) e un dottorato di ricerca in Fisiologia all’Università di Alberta. È il nuovo acquisto del Cibio (Centro per la biologia integrata), diretto da Alessandro Quattrone. È la vincitrice di un finanziamento (un milione di dollari), stanziato dalla Fondazione Armenise Harvard. Si occupa di ricerca sui collegamenti neuronali nella fase di formazione del cervello (uno studio per arrivare all’origine e - si spera - alla cura di varie malattie psichiatriche).
Parla come un libro stampato, la dottoressa Baudet, la million dollar baby. In conferenza stampa, fra macchine fotografiche e telecamere, davanti alle quali anche i «big» a volte balbettano e i professori rischiano qualche lapsus freudiano, lei non batte ciglio. Spiega cosa fa e rispetta il «galateo istituzionale». Nel dubbio, ringrazia tutti: grazie al Cibio, grazie a Quattrone, grazie all’Università e grazie alla Provincia di Trento «che promuove la ricerca d’eccellenza». Il rettore Bassi sorride. Il presidente dell’ateneo Cipolletta va in deliquio. E il governatore Dellai quasi si commuove.
Una promozione territoriale, quella della biologa francese, degna di Trentino Marketing Spa. Robe da far dimenticare la testata di Zidane e l’esule (ex) presidenziale, Carlà.
Colpo da veterana, nell’intervista all’Adige: «Penso che la ricerca italiana abbia un grande potenziale. L’Italia ha una lunga tradizione in ambito scientifico: ha formato scienziati, alcuni sono Premi Nobel e altri sono leader nel loro settore. La ricerca italiana dovrebbe avere più finanziamenti, maggiore indipendenza per i giovani e un sistema meritocratico più stringente. È questo il motivo per cui la ricerca nei paesi anglosassoni, come Usa e Inghilterra, ha successo». E... attenzione! attenzione! «E il Trentino, l’Università di Trento, il Cibio e la Fondazione Armenise Harvard contribuiscono a implementare tutto questo. Questo ha giocato un ruolo cruciale nella mia scelta di venire a Trento». Chapeau.