Studenti fuoricorso? Tutti fuori
Davide Bassi può piacerti oppure no. Il suo carattere spigoloso, il suo approccio da uomo di scienza (o bianco o nero, o + o -), la sua carenza di diplomazia, il suo non-amore per i cronisti («Che sparano i titoli ad effetto e poi danno la colpa ai titolisti»), il suo non ascoltare le «grida di dolore» provenienti dal corpo accademico che ha contestato la provincializzazione dell’Università di Trento (di cui lui è coautore assieme al governatore Lorenzo Dellai e al presidente dell’ateneo Innocenzo Cipolletta) non gli fanno guadagnare il «premio simpatia» dell’accademia locale. Ma Bassi, presidente della Fondazione Pezcoller, golfista appassionato e soprattutto timoniere dell’ateneo (giunto ormai alla fine del suo secondo e ultimo mandato), della simpatia se ne frega allegramente.
E non gli manca il senso della provocazione, di cui ogni tanto fa sfoggio. Pochi giorni fa - interpellato sulla questione degli studenti «fuoricorso», quelli che non riescono a raggiungere l’agognato diploma di laurea nei tempi previsti dall’ordinamento - non ci ha pensato su due volte e ha dichiarato: «Farei come si fa in Germania e negli atenei del Nord Europa: metterei un tetto per (temporale) per i fuoricorso». Insomma se non riesci a laurearti entro «tot anni» oltre la soglia fissata dall'ateneo, devi startene fuori. Per sempre.
Dichiarazioni, le sue, in linea con quelle del ministro Francesco Profumo, ex rettore del Politecnico di Torinoi. «I fuoricorso - aveva dichiarato Profumo qualche settimana fa - hanno un costo anche in termini sociali». E ancora, sugli studenti-lavoratori: «Facciano un part-time. Così facendo si creerebbero cittadini migliori in grado di gestire il proprio tempo al meglio». Sì, il part-time... Gli studenti-lavoratori, che fanno i salti mortali per poter arrivare alla laurea, ringraziano. Ringraziano lui e pure Bassi.