Social network in campagna elettorale? Ecco qui il decalogo
Come usare i social network in campagna elettorale? Ecco qui il decalogo per i candidati alle elezioni politiche.
1) Fate come Obama: il presidente, sotto la foto profilo di Twitter, dice che il suo account è gestito dallo staff, e che i tweet inviati personalmente da lui sono firmati «-bo».
2) Rispondete più che potete: domandare (per gli elettori) è lecito. Rispondere (per i candidati) non è cortesia, è un obbligo.
3) Ritwittare o non ritwittare, questo è il dilemma. La soluzione? Magari non proprio tutto tutto, e magari non solo i commenti positivi.
4) Politica, solo e sempre politica. Soprattutto su Facebook si può far presente agli elettori che, oltre a lavorare e sudare per 25 ore al giorno (le giornate elettorali sono molto lunghe), si può anche avere il tempo per bere un caffè, stare con la famiglia o guardare una partita di calcio. Quindi non solo e sempre politica.
5) Seguire o no altri profili? Anche in questo caso Obama insegna. La risposta è sì. Solo il Papa può permettersi di non «followare» nessuno. O, meglio, di seguire solo se stesso.
6) Un tweet e un post al giorno. Almeno. Twittare permette ai candidati di dare notizie e di chiarire le idee agli elettori.
7) Come dicevano i latini, "verba volant, tweet manent": il web non dimentica, e controllerà tra qualche mese o anno se avrete mantenuto le promesse. Quindi attenzione a ciò che scrivete.
8) Facebook e Twitter sono come un matrimonio: per sempre. Esiste il divorzio, va bene, ma non è ammissibile che il 26 febbraio 2013, eletti o trombati, smettiate di scrivere.
9) Essere trasparenti paga sempre.
10) Quando avrete vinto, o perso, ringraziate e ricompensate il ghost writer che vi ha gestito gli account.